In un quadro critico umanamente e socialmente, la moda mantiene il proprio passo incalzante. E la Milano Fashion Week Uomo Primavera/Estate 2025 si è compiuta senza alcun rischio di deragliare. Perché di fatto ha altro a cui pensare, tra cui i problemi economici che hanno travolto gran parte dei gruppi del lusso e che sono diretta conseguenza di ciò che succede al di fuori delle passerelle. Prima di questo, però, ha riflettuto su sé stessa giungendo a due conclusioni contrapposte: aggrapparsi al passato, quindi alle certezze, o affidarsi al futuro, tentando la sorte.
L’eleganza alla Milano Fashion Week Uomo: Dolce&Gabbana, Armani e Fendi
Dolce&Gabbana, ad esempio, hanno parlato della buona vecchia eleganza italiana. Il taglio sartoriale delle giacche, i pantaloni ad anfora, le camicie di lino, le righe, le polo, le maglie, la raffia e la pelle intrecciate da sapienti mani di artigiani per scarpe, soprabiti e giacche sono manufatti di pura italianità. Tutto è una dimostrazione del “Fatto a Mano”, come riportato sull’etichetta dei 59 look per l’estate 2025, vicini all’estetica degli anni ’50, quella della cinematografia di Marcello Mastroianni. Non è più tutto bianco, nero e sexy, ma sabbia, marrone, burgundy, verde bosco e a righe per Domenico Dolce e Stefano Gabbana.
Di un’eleganza che attinge al passato, ma rinnovata nell’aspetto, parla anche Giorgio Armani, sia con la linea principale sia con Emporio. Quest’ultimo si è affidato a una raffinatezza condivisa da entrambi i generi, attingendo al terreno comune tra Uomo e Donna, anche se il risultato è esclusivamente rivolto al primo. Short coraggiosi, bluse dai colli traboccanti, colori come il viola o il fucsia e girovita enfatizzati in più modi hanno trainato una narrazione quasi inaspettata, bilanciata poi dal rigore incontrovertibile di Giorgio Armani: è tutto un gioco di giacche, camicie e gilet.
L’ondata della nostalgia per una moda maschile ormai rara ha travolto anche Fendi, il marchio italiano che festeggia il 100esimo anniversario nel 2025. La collezione Primavera/Estate pensata da Silvia Venturini Fendi non poteva non riflettere proprio sul passato del brand, orientandosi su uno stile preppy contrastante: c’è il “nuovo” in giacche cropped, maxi bag, spalle di fuori e scollature profonde; c’è il “vecchio” in trench, cravatte, camicie e trame a quadri.
L’arte dei vestiti alla Milano Fashion Week Uomo: Neil Barrett e Zegna
Neil Barrett è l’altro grande nome che guarda indietro, finendo per “elevare il quotidiano attraverso frammenti di sartoria classica, attraverso i tessuti, attraverso l’ideologia”. Da Cary Grant a Jay Gatsby e James Bond, la pochette e il fazzoletto bianco da abito simboleggiano un’eleganza senza tempo e senza limiti, spalmata su T-shirt, camicie, felpe e giacche Harrington. Perché, come si legge nelle note alla sfilata, “la funzionalità può diventare decorazione e il quotidiano può trasformarsi in un’occasione”. Oppure in una filosofia di pensiero abbracciata da Zegna, che fa del lino il reale tema della collezione Primavera/Estate 2025.
Il sex appeal di Dsquared2 alla Milano Fashion Week Uomo
A un passato certo e rassicurante sembra rivolgersi Dsquared2, in modo assai diverso ma al contempo assai simile agli altri. La sensualità sfacciata andata in scena alla Milano Fashion Week è qualcosa di familiare al duo creativo che ha reso il marchio sinonimo di sesso. D’altronde, gli esperti di marketing lo dicono da sempre che bisogna sapersi imporre nella mente del cliente in relazione a una parola che dia risposte e sicurezze. Dsquared2 lo fa, eliminando dal proprio bacino di adoratori chiunque non sia a suo agio con ciò che è più naturale: il corpo corredato di istinto sessuale e sex appeal. Rifiutando la morigeratezza, eccessiva e asfissiante.
I ricordi (modaioli) alla Milano Fashion Week Uomo: MSGM e Swarovski
Ancora, MSGM si serve dei cliché. Nel mondo di Massimo Giorgetti i nodi diventano abiti, il sole si forma nel macramè di una silhouette nuova, cappelli origami si materializzano in jacquard e stampe nel blu e nel rosso, nei contrasti di rosa e verde brillante. Le righe di ombrelloni e sdraio si trasformano in onde, dettagli e intarsi in memorie in ajour. C’è anche l’arte nei marinai accennati di Luke Edward Hall, e ci sono punti e ricordi uniti in racconti di tessuto.
Epitome di un processo di revisione del passato è la mostra Masters of Light – From Vienna to Milan di Swarovski presso Palazzo Citterio, visitabile fino al 14 luglio 2024. Una celebrazione dei 130 anni della maison, curata dal giornalista, autore e critico di moda Alexander Fury in accordo con la visione della direttrice creativa Giovanna Engelbert. Parte XIX Secolo, quando nasce a Vienna, e arriva alla Milano contemporanea attraverso una scenografia suddivisa in sette temi e oggetti di vario genere, come abiti d’archivio di Balenciaga, Dior, Schiaparelli e Versace.
Il futuro della moda alla Milano Fashion Week Uomo: JW Anderson
Invece, chi ha pensato al futuro tentando la sorte è JW Anderson. Il direttore creativo e fondatore ripensa la sartorialità e la rende spropositata nelle dimensioni, a tratti surrealista. Una cravatta enorme si alterna a camicie i cui fronzoli sono esasperati e iper colorati, capispalla over e maniche rigide ma a palloncino. Jonathan Anderson sogna in grande e lo fa attraverso i vestiti, trovando un’alternativa alla realtà che non è possibile quando si è vigili e svegli. Tutto l’opposto di Magliano che una visione “futuristica” ce l’ha, ma resta legato al volto più vero della società e ai ricordi personali, anche storici, come la stampa della partigiana bolognese Irma Bandiera uccisa dai nazisti nel 1944.
L’unione secondo Gucci alla Milano Fashion Week Uomo
Gucci unisce e non divide: questo sembra anacronistico in tempi, appunto, divisivi. Il tailoring si accorda con capi utility, la città con la spiaggia e Sabato De Sarno si augura “che le persone si sentano libere e accolte nei miei abiti”. Intanto Triennale Milano, un museo, è sede delle speranze e dei sogni dello stilista, facendo uso del potere unificante della cultura, a partire dall’arte fino al design che collimano con la sua idea di moda maschile estremamente pratica e vendibile per la Primavera/Estate 2025.
I tre controcorrente della Milano Fashion Week Uomo
Come un isolotto sperduto, emerge dal mare di grandi pesci il trio composto dagli indipendenti JordanLuca, Simon Cracker e Martine Rose, parte del futuro già solo perché rappresentano un volto giovane del fashion system italiano. Il primo dà spazio ai contrasti: mentre la ballerina danza da sola e unicamente per sé stessa, l’uomo è l’incarnazione di un desiderio sessuale inequivocabile. Il secondo punta su una “questione di principio” fatta di abiti creati annodando lembi di tessuto, coulisse, stringhe e lacci che danno un senso di unione e ornamento e insieme di costrizione. L’ultima guida verso un quesito complesso: dove troviamo la bellezza? Nell’insolito e nell’imprevedibile di canottiere, camicie e gonne da donna scolpite con coppe di reggiseno modellate da toppe sui gomiti e ginocchiere tipiche del motociclismo.
Ma alla fin dei conti, tutta questa moda non ha cambiato ciò che già sapevamo sullo stato creativo del sistema. Si avverte la mancanza di qualcosa di indefinito: la conseguenza di una serie di circostanze interne ed esterne, tra cui il peso schiacciante della finanza e il bisogno “social” di costanti novità e cambiamenti rivoluzionari. Le cose per questa volta rimangono pressoché invariate, sarà per la prossima stagione. Forse.
Giulio Solfrizzi
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