Kim Ye-Ji, la campionessa con la pistola. Dalle Olimpiadi al mondo della moda

Fenomenologia di una giovane atleta internazionale, stella delle Olimpiadi 2024. Kim Ye-JI porta sotto i riflettori il tiro a segno, disciplina di nicchia, di cui tutti parlano grazie al suo charme. Dal poligono di tiro al mondo della moda e della comunicazione.

Ha stile da vendere. Tanto da essersi guadagnata il titolo di “icona” e di “atleta più cool delle Olimpiadi”, con i suoi trentadue anni e il suo schietto disinteresse per le vetrine fashion e le incoronazioni mediatiche. A Kim Ye-Ji importa solo del suo occhio bionico, della sua pistola ad aria compressa e di quei dieci metri che separano la pupilla dal bersaglio, sparando mezzo grammo di piombo verso un cerchio più piccolo di un centesimo di euro: 11,5 mm di diametro da spaccare a metà. Tutto il resto è satellite, intorno a una passione che si nutre di sacrificio e dedizione.

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Kim Ye-JI

Kim Ye-Ji, anatomia di una campionessa cool

La tiratrice sudcoreana, che ha conquistato l’argento a Parigi nella disciplina “Pistola ad aria compressa 10 metri”, è un concentrato di carattere, talento, charme e involontaria capacità di comunicazione. E sono i gesti ampi e sicuri a farsi segno seduttivo, insieme al carattere, allo sguardo, alla presenza. In una parola, un fatto di personalità. Che poi significa anche l’arte di azzeccare e combinare accessori, abiti, dettagli inconsueti, portati con quel piglio che fa subito personaggio.
Impossibile non parlare di lei nei giorni della febbre olimpica, non solo per i successi al poligono, ma anche per quella sicurezza spontaneamente esibita, per la gestualità composta, per il controllo assoluto dei movimenti e delle distanze, per la freddezza e la concentrazione mai tradite da un sorriso, un sussulto emotivo, un’increspatura della fronte, un’esitazione.
E in una specie di prossemica sportivo-cinematografica, tra sci-fi, spy story, cartoon, distopie cyborg e tenerezze manga, ci si sofferma su oggetti come gli occhialini da tiro (brandizzati “Paris 2024”), strumento di precisione dal sapore cyberpunk, i portachiavi Playmobil agganciati allo zaino o l’asciugamani-toy di spugna, agganciato ai pantaloni e decorato con un elefantino di peluche grigio e rosa. Il resto è minimale: giacca Fila nera e pantaloni in tinta, cappellino North-Face bianco, scarpe da tiro Sauer bianche e nere con lacci rossi.  

Kim Ye-Ji, la campionessa con la pistola. Dalle Olimpiadi al mondo della moda

Il video virale della tiratirce

Proprio nel corso della competizione parigina, mentre montava l’interesse per la sua immagine magnetica, prese a circolare un video dello scorso maggio, documento dell’eccellente prova ai Mondiali di tiro al bersaglio di Baku, nell’Azerbaigian: qui l’atleta gareggiò per la “Pistola 25 metri femminile”, stabilendo il record mondiale e aggiudicandosi l’oro. L’eleganza della performance e le movenze perfette sono state commentate da milioni di utenti, tanto che persino Elon Musk condivise su X le immagini, commentando così: “Dovrebbe essere scelta per un film d’azione. Non serve nessuna recitazione!”. Virale nel giro di niente. Un endorsement che è stato ulteriore amplificatore per l’immagine della tiratrice.  

Kim Ye-Ji in Louis Vuitton sulla copertina di W Korea

Vera e propria star del web, l’imperturbabile coreana che ha ghiaccio nelle vene, braccio d’acciaio e occhio di lince, ha avuto il suo momento di crollo all’indomani dei giochi olimpici, accasciandosi nel corso di un’intervista; subito soccorsa e portata in ospedale, ha presto rassicurato tutti tramite il suo staff: nessun problema di salute, solo un eccesso di stress e stanchezza. Fragile anche lei, umana ed emotiva, e perciò ancora più amabile.
Nel mese di settembre rieccola, sull’onda lunga del successo estivo, stavolta davvero nella più iconica delle occasioni. Kim Ye-Ji viene scelta come protagonista di un ampio editoriale, con tanto di copertina, per il numero di settembre del magazine patinato “W Korea”, versione coreana della storica rivista statunitense W, fondata nel 1972 e orientata al dialogo tra moda, arte, cultura, intrattenimento. Il suo primo servizio di moda, entrando decisamente dalla porta principale: dallo shoot allo shooting, è il caso di dire.

Kim Ye-JI in Louis Vuitton per il magazine W Korea
Kim Ye-Ji in Louis Vuitton per il magazine W Korea

Il look di Kim Ye-Ji, modella per un giorno

Ed eccola dinanzi all’obiettivo, perfettamente a proprio agio, con indosso alcuni capi della collezione Vuitton FW24, tra longdress e completi dai tagli futuristici, abitini destrutturati, una gonna a balze in voile e paillettes, a contrasto con un maxipull di lana grossa, o il vestitino-bauletto color cuoio ricamato con i monogram della casa. Perfetta sul set, interpretando gli outfit di Ghesquière con quel suo tipico mix di severità, malinconia, ingenuità, indifferenza: mai un ammiccamento da poser, mai crederci troppo, mai cercare di essere cool, e così riuscire a esserlo davvero. Fra i segreti di questa enigmatica ragazza con la pistola c’è proprio la capacità di trovarsi sempre un po’ altrove, sospesa nella propria bolla, mai costruita, non rischiando di prendersi troppo sul serio, se non dinanzi ad un bersaglio. “Dopo l’allenamento ceno e vado subito a letto, perché devo allenarmi anche il giorno dopo”, ha raccontato nella lunga intervista sul magazine: “Non sapevo nemmeno che Twitter fosse cambiato in ‘X’. Il mio programma di allenamenti e di gare è la mia massima priorità adesso. Il mio obiettivo sono sempre io. Continuerò a superarmi, sia attraverso il tiro a segno, che come persona”.

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Kim Ye-Ji in Louis Vuitton per il magazine W Korea

L’impegno di Louis Vuitton per lo sport

Ed è un connubio perfetto quello tra la sportiva più à la page del momento e un fashion brand che sullo sport continua ad investire da anni: Vuitton nel 2024 è stato sponsor delle Olimpiadi, delle Paralimpiadi e a ruota della 37° Louis Vuitton America’s Cup, nome assunto nel 1983 dall’America’s Cup (la più antica competizione velistica, nata nel 1854) con l’arrivo del marchio in qualità di main sponsor: un accordo senza pari nella storia dello sport, per proporzioni e longevità.
Il lancio di collezioni ispirate ai grandi appuntamenti sportivi, le campagne pubblicitarie affidate a campioni internazionali o certi progetti speciali di comunicazione (come il disegno delle custodie griffate per i trofei, da esibire in mondovisione durante le premiazioni) sono la naturale evoluzione di simili investimenti. Un fatto di identità di brand, di scelte che contribuiscono a costruire una specifica narrazione, fondata su valori e visioni da porgere ai consumatori. Lo spiega bene il CEO di Vuitton Pietro Beccari, recentemente intervistato da “Repubblica”: “Lo sport oggi è dinamico, giovane, moderno. Spinge a migliorarsi e a eccellere, un concetto che si adatta bene al nostro marchio: lo esprimiamo supportando una regata, producendo i bauli per i trofei, ingaggiando volti simbolo dello sport e così via. Lo dico sempre ai miei collaboratori: non vendono un prodotto, ma successo, ottimismo, sogno. Nello stile di vita secondo Vuitton, lo sport ci va a pennello”.

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Kim Ye-Ji, l’outfit durante le gare di Parigi24

Poteva, Louis Vuitton, farsi scappare una come Ye-JI? Il servizio sul magazine coreano fa centro, contornato da contenuti social e YouTube, tra clip video, suggestivi reel, gallery fotografiche ed efficaci estratti dall’intervista: “Sparare è una questione sensoriale, di intuizione e di concentrazione. Il momento in cui diventa davvero coinvolgente è quando c’è assoluto silenzio. Si fa buio intorno alla stanza e io sono sola nello spazio, senza avvertire un suono. Tutto ciò che vedo è il bersaglio, il mirino”.
Chissà che un accordo per un’intera campagna di comunicazione Vuitton non arrivi nel prossimo futuro. Intanto le richieste di contratti commerciali pare continuino ad aumentare – un’ondata da cui bisognerà proteggersi, con scelte oculate – nonostante l’incredulità di lei, con la sua granitica capacità di stare concentrata su quello che conta: “Ci sono altre medaglie d’oro, perché io? Forse perché Elon Musk mi ha menzionato? Sono ancora curiosa di saperlo. Sparo fin dalle scuole medie e per me non è cambiato niente”. E ancora: “Le stelle olimpiche vengono messe sotto i riflettori e ricordate dal pubblico per un tempo più breve di quanto si potrebbe pensare. Ho pensato che le persone avrebbero riconosciuto di più il tiro a segno, via via che mi mostravo sui media. E io voglio rimanere Kim Ye-Ji, brava a sparare con la pistola”. Con stile, naturalmente. Quello che non ti inventi e che qui è tutta passione, disciplina, attitudine e sguardo diritto, a bucare l’obiettivo.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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