Nel corso dei decenni, alcuni stilisti hanno trasformato la moda in un’arte introducendo concetti rivoluzionari e capi iconici che hanno definito stili e tendenze. Attraverso la loro visione, hanno influenzato non solo il modo di vestire, ma anche la cultura popolare e le arti visive. Ecco, allora, 8 innovazioni che hanno trasformato il panorama della moda.
Charles Frederick Worth e l’etichetta dei vestiti
Charles Frederick Worth, spesso considerato il padre dell’alta moda, ricopre un ruolo di spicco nel fashion system del diciannovesimo secolo. Fondando la sua casa di moda a Parigi nel 1858, trasformò la sartoria in un’arte, introducendo per la prima volta il concetto di marchio di lusso. Invece, cucendo il proprio nome, “Worth”, all’interno degli abiti che confezionava, diede il via a una nuova era in cui l’identità del fashion designer diveniva sinonimo di qualità e prestigio. Worth fu anche il primo a organizzare sfilate di moda private, non per altro la sua influenza è evidente ancora oggi nel concetto di brand identity, perché tutto era funzionale alla creazione di una identità legata al marchio.
Paul Poiret e l’invenzione dell’editoriale di moda
Paul Poiret, stilista francese del primo Novecento, è considerato uno dei pionieri della moda moderna. Oltre ad aver liberato le donne del corsetto, è rinomato per l’invenzione dell’editoriale di moda. Ha collaborato con artisti e fotografi per creare immagini che andassero oltre il confine dell’abbigliamento. La pubblicazione Les Robes de Paul Poiret racontées par Paul Iribe del 1908 combinava moda e arte, creando un’aura di lusso e fantasia attorno al suo marchio. Poiret stesso affermava: “La moda deve essere una forma d’arte, non solo un commercio”.
Elsa Schiaparelli, il rosa shocking e l’utilizzo della zip
Elsa Schiaparelli è stata una delle figure più eccentriche e creative della moda del ventesimo secolo. Schiaparelli ha introdotto l’uso della zip come elemento decorativo e funzionale nei suoi abiti, sfidando le convenzioni sartoriali del tempo. È anche famosa per aver creato il colore rosa shocking, una tonalità vivace e provocatoria che è diventata un suo marchio di fabbrica. Le collaborazioni con artisti surrealisti del calibro di Salvador Dalí hanno portato a creazioni ormai segno indelebile e indimenticabile dell’unione della moda con l’arte nella sua forma più pura e riconosciuta universalmente. Lei stessa dichiarò: “La moda è diventata un’arte.. una forma d’arte visiva”. Aveva ragione e ha anticipato, veramente, i tempi.
Mary Quant e l’invenzione della minigonna
Mary Quant è accreditata per l’invenzione della minigonna negli Anni Sessanta, un capo simbolo di liberazione ed emancipazione delle donne. “Le ragazze dei 60 non avevano mai avuto una moda propria. La minigonna le ha liberate”, disse Quant. Infatti, la minigonna, con il suo orlo sopra il ginocchio, incarna lo spirito ribelle e giovanile della Swinging London. Questo indumento non solo ha rivoluzionato il guardaroba femminile, ma ha anche avuto un impatto culturale facendosi mezzo per comunicare il cambiamento sociale e la rivendicazione dell’autonomia femminile.
Paco Rabanne e la Space Age
Paco Rabanne ha rotto i confini della moda tradizionale introducendo sempre negli Anni Sessanta materiali non convenzionali come metallo, plastica e carta. Le sue collezioni, assieme a quelle di alcuni colleghi, diedero il via alla Space Age, una corrente della moda che rifletteva l’ottimismo tecnologico dell’epoca lasciandosi ispirare, appunto, dalla tecnologia sotto ogni aspetto. Abiti come il famoso mini dress in maglie di metallo hanno sfidato le norme sartoriali e aperto infinite possibilità creative. Sottolineando il suo approccio rivoluzionario, Rabanne dichiarò: “La moda deve essere uno shock visivo”.
Calvin Klein e la “glamourizzazione” dei jeans
Calvin Klein è celebre per aver elevato i jeans, portandolo dallo status di capo casual a oggetto di lusso e stile. Come? Negli Anni Settanta Klein portò i pantaloni in denim sulla passerella, cambiando la percezione di questo capo. Le sue campagne pubblicitarie audaci, come quella con Brooke Shields in cui dichiarava “Niente viene tra me e i miei Calvin”, hanno trasformato lo stesso in un simbolo di sex appeal. Klein ha creato un legame indissolubile tra moda e cultura pop, favorendo la trasformazione del denim in un elemento essenziale del guardaroba moderno. Come la direttrice di Vogue USA, Anna Wintour, ha affermato: “I jeans sono un classico americano. Calvin Klein ha capito come renderli glamour”.
Gianni Versace e l’introduzione delle top model
Gianni Versace è noto per il suo stile opulento e sensuale, ma anche per aver introdotto le top model nell’immaginario collettivo della moda. Negli Anni Novanta, le sue sfilate erano popolate da supermodelle come Naomi Campbell, Cindy Crawford e Claudia Schiffer, che incarnavano il glamour e la potenza del marchio Versace. Ha reso le modelle vere celebrità, creando un nuovo standard di bellezza. Nel mentre, l’iconico abito indossato da Elizabeth Hurley, conosciuto come That Dress, con spille dorate che lo tenevano insieme, è diventato un simbolo di provocazione. “Non è mai stato solo abbigliamento. È un atteggiamento”, disse Donatella Versace.
Miuccia Prada e l’invenzione dell’ugly chic
Invece, tutto l’opposto dichiarò Miuccia Prada sottolineando la sua estetica minimalista e sovversiva: “L’ornamento è un crimine”. La Signora, come viene chiamata nel settore, ha trasformato il suo brand in sinonimo di avanguardia e lusso negli Anni Novanta, introducendo il concetto di ugly chic. Con l’uso di materiali industriali e stampe insolite, borse in nylon e scarpe dalle forme inusuali, Prada ha sfidato i tradizionali canoni di bellezza e ridefinito l’eleganza, dimostrando che la vera raffinatezza può risiedere nell’inaspettato.
Erika del Prete
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