Il déjà-vu è una sensazione diffusa in un mondo governato dal mercato globale: basta percorrere i quadrilateri della moda di una delle tante metropoli, per rendersi conto di come l’identità originaria abbia ceduto il posto a una successione equivalente di merce. È chiaro, allora, che in un mondo dominato dall’apparentemente identico, solo il dettaglio può fare la differenza.
Non c’è da stupirsi che a fare tesoro di questa lezione siano la classe ricca o le celebrity, che sono da sempre “fabbrica” dei sogni, seguite da folle di ammiratori che possono felicemente identificarsi. La selezione del particolare destinato nella memoria della gente, però, è il risultato di un processo di marketing sofisticato, affidato a trendsetter e analisti di ogni azienda, che costruiscono un processo di costruzione di identità divistica. Ancora più decisivo per la costruzione di un personaggio è l’uso degli accessori. Sono proprio loro ad attirare il cliente, diventando un’esca mnemonica di seduzione, come la borsa.
Le borse più famose della moda
Frotte di star ne hanno fatto un utilizzo ossessivo e molto efficace. Difficile non pensare le sobrie clutch di Kate Middleton, che sono molto lontane anni luce dalle pochette glamour di Kim Kardashian. Poi ci sono le borse rese famose nella storia della moda: dalla 2.55 di Chanel alla Kelly di Hermès, dalla Speedy di Louis Vuitton alla Baguette di Fendi, fino alla Jackie di Gucci. Predilette da alcune celebrità, che le hanno trasformate in oggetti del desiderio per milioni di donne, ora anche per gli uomini, di tutto il mondo. Basti ricordare la borsa nera esibita da Grace Kelly ne La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, o quella prediletta da Meryl Streep come Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada, per non parlare delle innumerevoli borse che si alternano senza sosta nella serie Sex and City. È il sunto efficace di un modo di intendere il rapporto fra un’attrice e la moda venutosi a creare con l’insorgere del divismo e cresciuto con il passare del tempo, con la reciproca soddisfazione di entrambi.
Il libro ‘Borse’ di Sophie Gachet
Tutto questo si ritrova nel recente volume scritto da Sophie Gachet, edito per L’ippocampo,che illustra tutte le Borse(come, appunto, si intitola il libro) che vale la pena di conoscere, oltre a tanti intramontabili best seller. Possiamo rinvenire, in queste schede presentate per singola maison, le tappe della loro realizzazione, approfondendo al contempo la loro storia, ma soprattutto scoprirne il messaggio nascosto, neppure troppo mascherato, quel diretto legame fra lo statuto umano della persona e l’esclusività dell’accessorio che conferisce il potere di completare la propria immagine, ma soprattutto di farla diventare magica.
Il valore di una borsa lussuosa
La stilista francese Ines de la Fressange disse una volta: “Quando una donna sceglie una borsa, la trasforma all’istante in una proiezione di sé stessa, ne fa un riflesso della propria identità. Come per magia, le conferisce il potere di completare la propria immagine, ma soprattutto di farla diventare la persona che desidera essere”. L’acquisto, talvolta irragionevole, viene sempre giustificato con motivi di natura pratica, che stentano a convincere.
Certe volte ci troviamo di fronte a una specie di nevrosi, per cui nel giro di pochi giorni quella borsa appena acquistata diventerà identica alla precedente, perché il mistero di ciò che viene trasformata in un contenitore della nostra identità. E diventa, per certo, custode di cose diverse: da una manciata di caramelle a qualche granello di sabbia della scorsa estate, fino a un libro, oltre ai capisaldi femminili dalla pochette portatrucco o al portafoglio con la foto di famiglia. È impossibile cambiare il modo in cui le riempiamo, organizziamo e trattiamo, e la borsa ci aiuta a compiere una convergenza tra immagine di sé, desideri e attese degli altri.
Il futuro delle borse lussuose
Al tempo stesso, per quanto le borse siano desiderabili, il loro destino è quello di venire trascurate e infine dimenticate. In tali avvicendarsi di innamoramenti, solo alcuni modelli si salvano: sono quelle che facciamo riparare se si rompono, che costudiamo con cura, che riponiamo nella loro porta-sacchetta nella nostra cabina armadio, per poi ritrovarle in vari momenti della nostra vita: segno che da oggetti sono diventate amiche. Per questo leggere e sfogliare il volume di Sophie Gachet rappresenta un’apertura verso il futuro e verso una condizione nella quale ogni momento della nostra vita viene condiviso con questo oggetto: dallo scatto rubato di una celebrity a un selfie per un nostro ricordo, il passo non è poi così lungo.
Alberto Corrado
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