Conoscere lo stilista Franco Moschino, nato in provincia di Milano, ad Abbiategrasso, negli Anni ’50, attraverso l’obiettivo di un fotografo. È possibile presso My Own Gallery SuperStudio, lo spazio milanese che accoglie fino al prossimo 19 dicembre 2024 la mostra Franco Moschino. Il genio visionario.
Foto, video interviste e vestiti nella mostra su Moschino
In mostra sono raccolti contenuti di vario genere, soprattutto immagini scattate da Stefano Pandini, ma anche vestiti, accessori e video-interviste con importanti protagonisti della cultura pop degli Anni ’80 e ’90, come il filosofo Gianni Mereghetti, il musicista Manuel Agnelli e l’ex direttore artistico di Vogue Italia, Luca Stoppini.
La mostra su Franco Moschino a Milano
La mostra offre uno sguardo intimo e inedito su uno degli stilisti italiani più provocatori, tra i fondatori del Made in Italy, i primi che sfilarono alla Milano Fashion Week (quando ancora non era tale), e tra i pochi che hanno combattuto le false apparenze della borghesia italiana a colpi di motti, spesso stampati sugli indumenti. Una tra tanti, “Non c’è libertà senza caos”, che rafforzava la tesi di Moschino del doversi vestire senza limiti, nonostante il risultato potesse essere stravagante.
D’altronde, che problema ci sarebbe se un look dovesse essere contrario alle regole imposte dalla società? Nessuno, e Franco Moschino lo sapeva, come conferma questa retrospettiva, ideata e promossa dall’Art Directors Club italiano con il patrocinio del Comune di Milano a 30 anni dalla sua morte.
Il messaggio della mostra su Franco Moschino
Nello specifico, l’obiettivo di ADCI non è solo circoscritto a ricordare lo stilista e il suo genio, bensì a celebrare e raccontare la sua figura attraverso la storia della comunicazione.
A rendere Moschino celebre in tutto il mondo sono state una combinazione tra moda e arte, il suo ruolo visionario nella cultura popolare e nel fashion system internazionale, e un approccio provocatorio e dissacrante che univa messaggi artistici a forti elementi di critica e riflessione: la mostra vuole essere un’esperienza immersiva in questa eredità artistica, facendo emergere anche il suo impegno sociale. È una rappresentazione quasi intima dello stilista che ha cambiato tutto e di cui non ci si può dimenticare, dopo trent’anni o cento.
Giulio Solfrizzi
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