Tra passato e presente. Il meglio della Milano Fashion Week Uomo 2025/2026
La settimana della moda maschile ha confermato che il sistema è ancorato al passato. Ma c’è chi lo fa per passare poi al futuro. Da Dolce&Gabbana a Zegna, passando per Prada, ecco il meglio delle sfilate appena concluse
Per “stagnazione” si intende l’arresto della crescita di un’attività, e la creatività è a tutti gli effetti un’attività. Siamo infatti spettatori di una moda ancorata al passato, nonostante i suoi autori parlino spesso di futuro. Basterebbe trattare il presente per adempiere al proprio dovere: comprendere i bisogni dei clienti, che sono persone, attraverso abiti e accessori. Ma se già lo facessero? Il sistema resta in un limbo da cui uscire non è cosa semplice se le stesse persone a cui si rivolge sono nostalgiche al punto da essere attratte da decenni anacronistici. Intanto, la Milano Fashion Week Uomo autunno inverno 2025-26 ne riflette le difficoltà, ma dà anche speranza a chi sa andare oltre le apparenze e leggere tra le righe (non quelle stampate sulle magliette).
Dolce&Gabbana, tra divi e sociologia della moda
Dolce&Gabbana, ad esempio, ha analizzato le sfaccettature dei divi della Dolce Vita perseguitati dai paparazzi. Di giorno erano una persona e vestivano in un determinato modo, mentre di sera o sui tappeti rossi potevano essere e indossare tutt’altro. L’articolazione della collezione in due parti è stata funzionale a restituire la perfetta dicotomia tra pubblico e privato osservata da Domenico Dolce e Stefano Gabbana: da una parte c’è l’abbigliamento quotidiano che vede nel denim una certezza, dall’altro ci sono sofisticati completi e gilet, impreziositi da vistose spille che diventeranno ufficialmente tendenza nell’autunno inverno 2025-26. Praticamente, questi vestiti sono una ricerca sociologica che prende come oggetto di studio lo stile di vita degli attori dall’alba al tramonto, dal comfort del tempo libero all’eleganza del red carpet. Così il passato diventa uno strumento utile di analisi, dimostrando come bisogna trattare i decenni terminanti con il suffisso “anta”.
Il passato attualizzato di Zegna
Anche Zegna rivolge il suo sguardo verso il passato, e anche questo è un valido esempio di come comportarsi con i tempi andati, tenendo ben a mente il futuro. Non per altro, nella visione del direttore artistico Alessandro Sartori, ogni collezione non è solo un’aggiunta al percorso già tracciato, ma un modo per dare un nuovo significato a ciò che è stato fatto, per esplorare un momento della storia e farla evolvere nel suo insieme. Il fondatore del marchio, Ermenegildo Zegna, l’ha fatto nel 1963, quando istituì i Wool Trophy Awards in Australia per supportare gli allevatori nella loro ricerca della lana più sottile al mondo. Dal vello extra fine, ogni anno viene filata una fibra straordinaria, con la quale vengono tessute le stoffe più morbide. Vellus Aureum è, oggi, il nome di questo gioiello nella corona delle lane Zegna, riferendosi all’impresa mitica di Giasone e degli Argonauti, la ricerca del Vello d’oro. Ossia, dello straordinario.
“In questa collezione i capi sono scelti con nonchalance e mescolati spontaneamente raccontando un incontro di generazioni nel nome dello stile italiano”, dice Alessandro Sartori. “L’uomo che ho in mente prende da un guardaroba in cui i pezzi sono stati collezionati nel corso dei decenni, per il loro valore emotivo e materiale. C’è qualcosa di tipicamente torinese nell’atteggiamento colto che le forme suggeriscono e nel modo noncurante in cui vengono indossate, che è una maniera peculiare di essere italiani”.
Prada senza freni
Da Prada, invece, si respira aria di rimpasto creativo, che non implica necessariamente evoluzione o rivoluzione. Ma significa sicuramente libertà di lasciarsi andare all’istinto del romanticismo, tradotto nel linguaggio della moda in uso sregolato di materiali, tagli, indumenti, sovrapposizioni e accessori. Qualcosa ricorda lo stile dei cowboy, qualcos’altro quello degli uomini borghesi, e qualcos’altro ancora ricorda lo spirito ribelle dei giovani, che non sanno domare le proprie emozioni ma che, col tempo e nel futuro prossimo, impareranno a farlo. Per ora, rifiutano qualsiasi regola abbandonandosi all’“istinto ininterrotto”, come il titolo della nuova collezione firmata Miuccia Prada e Raf Simons.
Giorgio ed Emporio Armani: passato prossimo
Tutta un’altra storia è l’”eleganza da vivere” affrontata da Giorgio Armani nella collezione autunno inverno 2025-26. Non c’è modo e tempo per porsi dilemmi su passato, presente e futuro; tantomeno, c’è spazio per le astrazioni. Re Giorgio pensa a regalare un guardaroba elegante ma funzionale e completo all’uomo di oggi, attingendo da ciò che faceva già negli anni 70, quando ha rivoluzionato il completo maschile con la famosa giacca destrutturata. Qualcosa di assai simile avviene sulla passerella di Emporio Armani, la linea più giocosa dello stilista che, invece, attualizza un altro elemento distintivo del suo archivio: il velluto, liscio per la prossima stagione fredda e spalmato ovunque, su pantaloni e persino cravatte. Se volessimo riassumere con un’espressione le due collezioni, questa sarebbe “passato prossimo”. E a chi vive nel presente, va benissimo così.
Giulio Solfrizzi
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