
Gucci è tornato a non avere un direttore creativo dopo il divorzio repentino tra il marchio e lo stilista Sabato De Sarno. Adesso che si fa? Innanzitutto si sfila, sempre e comunque perché non ci si può fermare. Anzi, si apre la stagione autunno inverno 2025/26 della Milano Fashion Week presentando una collezione co-ed pensata e prodotta dall’ufficio stile, spalleggiato dalla stylist e consulente di immagine Suzanne Koller, che guarda al passato reinterpretando il famoso Morsetto, rendendolo persino il ciondolo di una collana, e non perde di vista le tendenze del presente.

Il futuro di Gucci senza De Sarno
L’uomo e la donna tornano a convivere nella sfilata, e prima di tutto nella visione di Gucci. Infatti, il brand ha deciso tempo addietro di organizzare un solo fashion show per stagione, dedicato alla collezione maschile e a quella femminile, evitando di disperdere le proprie idee per favorire un’immagine compatta e ben solida della moda marchiata dalla doppia G – che ritorna sul pavimento della location e sulla pelletteria.

L’heritage di Gucci
Perché la doppia G, così come il Morsetto, sono parte dell’heritage del marchio. Sono inevitabilmente il suo sinonimo, e un percorso di ricostruzione deve ripartire da ciò che, in sua assenza, creerebbe confusione e causerebbe un senso di smarrimento. Non per altro, sono protagoniste le decadi più importanti per Gucci e i loro relativi codici, dagli Anni ’60 – quando incominciò il ready-to-wear di Gucci – al minimalismo della metà degli Anni ’90 fino al più recente ultra-massimalismo. Emerge un continuum di artigianato, stile e cultura, come si legge nelle note alla sfilata, snodandoli nel tempo e nello spazio.

La collezione autunno inverno 2025/26 di Gucci alla Milano Fashion Week 2025
Il continuum persiste tra struttura e fluidità. Il prodotto sono camicie in mohair pettinato, pelli madreperlate, filati in lana rivestita e bouclé accoppiati: i tessuti sperimentali abbondano, unendo classicità e sovversione. Le armonie cromatiche accomunano sia l’abbigliamento femminile che quello maschile in gradazioni di verde, grigio, viola e marrone. Di contro, i tweed fiammati, un classico della sartoria maschile britannica, si riflettono nei motivi delle sinuose camicie in crêpe. Tutto si mescola favorendo l’unione in un periodo di disgregazione, per l’umanità e per la moda.
Giulio Solfrizzi
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