Il mese della moda chiude con la Paris Fashion Week: tutto il meglio della stagione autunno inverno 2025/26
Cosa hanno presentato i brand sulle passerelle parigine? Di tutto e di più: da una “genetica della moda” alternativa alla sexiness sussurrata, a indumenti che svelano seni e fondoschiena

Parigi, capitale della moda europea alla pari di Milano, che però conserva lo spirito italiano. D’altronde, les italiens si riconoscono a vista d’occhio: indossano ancora il completo giacca e pantaloni, il cappotto lungo e le scarpe stringate o i mocassini, secondo una peculiare visione del lusso. Invece, tutta un’altra storia sono le donne e gli uomini rappresentati durante la Paris Fashion Week terminata martedì 11 marzo, che non cedono al tradizionale ben vestire ma lo sostituiscono con alternative più sperimentali che manifestano la capacità di arginare la finanza servendosi della creatività. Ne risultano una serie di compromessi fedeli al marchio e rispettosi del ruolo del direttore creativo, come hanno dimostrato le collezioni autunno inverno 2025/2026.
Tom Ford, Givenchy e Dries Van Noten: i debutti alla Paris Fashion Week
Primo tra gli appuntamenti parigini, non in ordine cronologico ma per l’attesa del pubblico, è stato il debutto di Haider Ackermann da Tom Ford. La sensualità ambigua dello stilista omonimo, abile nello spiattellare in faccia il nudo mentre comunicava implicitamente attraverso i dettagli (un girovita bassissimo, così come un oblò posto sul fianco), è rimasta intatta: il nuovo direttore creativo ha eliminato i riferimenti agli Anni ‘70 e ’80 riportando il brand al presente, ripartendo però da una forma anacronistica della semplicità e dell’eleganza più sexy che inspiegabilmente parla a chi vive il presente senza alcun problema.
Da Givenchy altra “prima volta” molto attesa, dopo mesi di impasse per la maison francese. La stilista Sarah Burton dialoga con il passato spaziando da abiti pomposi a giacche strutturate e girovita accentuati, mentendo alta la concentrazione sul presente – ne sono esempio i nude look traforati e gli stivaletti attillati con scritta in bella vista. La stessa dice: “È un istinto naturale per me tornare alla costruzione dei modelli, all’artigianalità. Modellare, scolpire, trovare l’equilibrio delle proporzioni. È ciò che sento, il mio modo di lavorare, ciò che voglio fare”. Si tratta di un modo per ripartire dalle origini, ossia dal civico 3 di Avenue George V, indirizzo simbolo di Givenchy dal 1955. Ci vuole, però, ancora del tempo.
Che per Dries Van Noten non è servito, perché Julian Klausner ha lavorato al fianco del famoso stilista dal 2018 prima di succedergli, assorbendo i codici del marchio. La collezione donna autunno inverno 2025/2026 è la prima nel womenswear, anche se il debutto ufficiale è avvenuto a gennaio scorso con la moda maschile. La ricchezza delle trame e l’esuberanza dei colori, uniti in mix inediti, regnano sovrani in onore di Van Noten e della sartorialità.

Valentino by Alessandro Michele: la conferma attesa da molti
Alessandro Michele, invece, mette in scena “un teatro nel teatro dell’esistenza”. Insomma, un meta-teatro funzionale a esplorare l’intimità. Che si tratti di un angelo o un di demone, come nella canzone Gods & Monsters di Lana Del Rey che ha accompagnato la collezione autunno inverno 2025/2026 di Valentino, la terza di Michele vista fino a oggi, che promuove la sua visione massimalista fatta di perle, balze, fiocchi, pizzi, gattini e paillettes: elementi che portano novità tra gli elementi identificativi della maison. A conferma del fatto che il direttore creativo sia pronto a rispettare l’heritage senza rinunciare a cambiare la moda dal suo interno, a partire dalle toilette rosse che hanno fatto da fondale allo show: il luogo più intimo che ci sia, dove ci si prende cura di sé. Siamo sicuri, però, che sia proprio così e che, invece, in quel posto non ci inganniamo da soli, rendendo l’intimità un’ennesima finzione?

Rick Owens, The Row, Duran Lantink e Balenciaga: i ribelli della Paris Fashion Week
La ribellione continua sulle passerelle parigine con forme di protesta tutte differenti. Rick Owens fa della sua visione distopica la cifra stilistica di un approccio all’abbigliamento semplicistico; The Row vieta per l’ennesima volta i cellulari alla propria sfilata e sfida la velocità dei social media che fagocita il contenuto, nonostante la loro moda sia minimal come hanno già fatto tanti altri; Balenciaga unisce il formale allo sportswear, ancora una volta; Duran Lantink mostra seni finti su modelli, pettorali altrettanto fasulli sulle modelle e i sederi di tutti. Eppure quest’ultimo non si è fermato alle parti più coperte e nascoste del corpo umano, bensì ha alterato la fisionomia di uomini e donne ribaltando la genetica (anche della moda).
Alexander McQueen e Ann Demeulemeester: i giovani che crescono
Parallelamente, i giovani che crescono sotto gli occhi di tutti sono Seán McGirr e Stefano Gallici, rispettivamente direttori creativi di Alexander McQueen e Ann Demeulemeester. Il primo, dopo alcune stagioni poco convincenti, ha tirato fuori una sensibilità in stile neo-dandy vittoriano che riporta quella sana dose di drammaticità nella collezione autunno inverno 2025/2026 del brand. A mancare adesso è il significato dietro agli esercizi di stile, a cui Lee Alexander McQueen aveva abituato il pubblico della moda e di cui ormai non c’è più traccia.
Mentre il secondo ha dimostrato sin dal primo momento chi e cosa fosse Ann Demeulemeester. Ha continuato a stimolare la folta community di adepti allo stile goticheggiante del marchio, allargandola a un bacino sempre più giovane e desideroso di un alter ergo degno di questo nome, tra lacci, fronzoli, camicie romantiche e nero in abbondanza. Eppure ogni volta sembra tutto nuovo, diverso, sognante.

Miu Miu: ripensare il femminile dal punto di vista maschile
Miuccia Prada ancora una volta si conferma una pensatrice della moda, che torna a ripensare la donna partendo però dal punto di vista maschile. Così il seno, declinato nell’accessorio intimo, ossia nel reggiseno, è l’elemento al centro della collezione autunno inverno 2025/2026 che demolisce ironicamente una femminilità rétro, a tratti Anni Cinquanta e Sessanta, esponendo il décolleté tra una pelliccia e una borsetta al braccio. È una visione maschilista demolita dal suo interno, di cui la donna del presente si riappropria. È lei a decidere se indossare quei vestiti e quegli accessori che un tempo erano imposti dalla società.
Saint Laurent: finale col botto
Saint Laurent chiude col botto la Paris Fashion Week, spostandosi dal primo all’ultimo giorno della settimana della moda. Il meglio arriva alla fine, si dice così? Girovita “abbassati”, spalle larghe ma cadenti, colori elettrizzanti, trame animalier e pizzi sofisticati si mescolano nella visione di Vaccarello che attualizza i ruggenti Anni ‘80 sintetizzando lo stato attuale della moda: è il passato a essere trendy, mentre lo spazio per l’hic et nunc viene meno. Tutto però per ricordare cosa viene definito “bello” da molti, ossia che i canoni estetici non sono cambiati.
Giulio Solfrizzi
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