
La tessitura e l’intreccio di fibre vegetali sono tra le attività più antiche praticate dall’uomo, ma continuano a riservare sorprese. Abbiamo raccolto alcune esperienze interessanti a cavallo tra arte e design nel cui ordito è possibile leggere le ultime tendenze in materia di progettazione.
Dedar e l’eredità di Anni Albers
Il passato non smette di ispirare la contemporaneità. Anzi, con l’aiuto delle tecniche più moderne riesce a parlare al presente in maniera inedita. Il “colpaccio” in questo senso lo fa Dedar, che in virtù di un accordo con la Fondazione Josef & Anni Albers riedita per la prima volta quattro opere tessili dell’artista e designer di scuola Bauhaus e produce un disegno finora rimasto sulla carta. Si tratta di cinque, in totale, tessuti jacquard che possono trovare diverse applicazioni nell’interior design, per esempio come rivestimento per delle sedute, tendaggi o pannelli decorativi. Questa operazione si colloca a cavallo tra i mondi dell’arte e del design, là dove Anni Albers ha trascorso gran parte della sua vita disegnando sia tessuti d’uso quotidiano che opere slegate da qualunque tipo di utilità pratica e motivate piuttosto da una potente necessità di espressione. “L’esplorazione dell’opera di Albers e il dialogo con il suo pensiero ci hanno richiesto apertura creativa – e soprattutto la volontà di «portare i fili a spasso», senza una meta predefinita, come faceva Albers, ispirata dal suo maestro Paul Klee”, spiegano Caterina e Raffaele Fabrizio, rispettivamente AD e direttore creativo dell’azienda. “Reinterpretare texture, colori e forme nati per la tessitura manuale ha messo alla prova il nostro saper fare tessile, ma come lei stessa diceva «l’arte ci insegna il coraggio» e così, a ogni nuova ricerca, nutriamo la nostra conoscenza”.

I mondi fantastici di BGGB Studio
Una delle prerogative che accomunano l’artista e il designer è la capacità di vedere ciò che non c’è, o quantomeno non c’è ancora. In un momento storico nel quale l’intelligenza artificiale è sulla bocca di tutti, Sara Bologna e Luca Gruber con il loro neonato studio BGGB ne hanno fatto un uso intelligente. L’AI generativa li ha aiutati a immaginare l’aspetto delle nuove specie animali che popoleranno la Terra in un lontano futuro, dopo l’estinzione dell’uomo, creando una versione ultracontemporanea dei bestiari medievali in cui, proprio come accadeva allora, tutto si basa sul ricombinamento delle poche informazioni fattuali disponibili, in questo caso provenienti da database. “La concezione medievale del mondo sapeva abbracciare l’elemento magico e miracoloso come implicazioni naturali del mondo fisico, il quale era intrinsecamente simbolico poiché era lo specchio di una realtà superiore. Creature prodigiose come l’anfesibena e la manticora era percepite come realtà naturali di cui però all’uomo non era dato di fare l’esperienza. Potevano essere mostruose ma non erano irreali”, raccontano i designer. L’arazzo Manoscritto di Arquà, fabbricato con l’aiuto del centro di ricerca e design tessile Lottozero di Prato, è stato da poco presentato a Bruxelles nell’ambito della fiera di design da collezione Collectible.
Un tappeto d’artista per Tai Ping
Potrebbe essere definito come un affresco contemporaneo, invece, il tappeto monumentale Hong Kong Walk On I, realizzato dall’artista Stanley Wong, alias anothermountainman, con la manifattura Tai Ping e parte di una serie cominciata nel lontano 2001. La sua esecuzione ha infatti richiesto un procedimento molto particolare, con la suddivisione dell’area di lavoro, di sei metri per tre, in una griglia di 71.200 piccoli riquadri di 1,59 cm per lato e un totale di 628 cambi di colore. Il motivo si ispira alla tela di nylon bianca, rossa e blu onnipresente nell’ex colonia britannica restituita alla Cina e simbolo di dinamismo e resilienza. “Il mio lavoro è sempre in dialogo con ciò che sta accadendo nella società”, dichiara l’artista. “Nelle vicende di Hong Kong si alternano alti e bassi. Talvolta è una buona situazione, ma altre colte si presentano dei punti interrogativi”.
Sostenibilità e riciclo, David Chipperfield per Kasthall
Insieme al recupero dell’artigianalità e al dialogo con le arti figurative, un’altra tendenza forte è all’utilizzo di materiali sostenibili, dai filati riciclati alle protezioni dei cavi elettrici e alle radici delle piante. Kasthall, per esempio,ha lanciato la prima collezione di tappeti a telaio in lana rigenerata, cioè realizzata a partire da fibra preesistente che viene rilavorata e convertita in un nuovo filato, in collaborazione con l’archistar David Chipperfield. Fasad si basa sulla stratificazione per ottenere un effetto strutturato che richiama la consistenza del mattone. “Con l’utilizzo di lana riciclata, creiamo tappeti che si distinguono sul mercato ma puntiamo anche a definire nuovi standard nel nostro settore. Un approccio innovativo ai materiali aggiunge una dimensione stimolante alle nostre collezioni, dimostrando che lusso sostenibile e bellezza possono andare di pari passo” afferma Mirkku Kullberg, al timone dell’azienda svedese.













Una sinfonia di materiali inconsueti dal Belgio
In fin dei conti, però, è possibile tessere quasi qualunque cosa. Nel panorama di Woven Whispers, la rassegna sul tessile portata dalla piattaforma di promozione del design belga Belgium is Design al Fuorisalone di Milano, abbiamo visto alcuni esempi degni di nota. L’Atelier La Gadoue, progetto al femminile basato nella capitale, trasforma gli scarti della società dei consumi, in primis le camicie da uomo dismesse, in “vetrate” fatte di tessuto. “Ci arrivano direttamente da un centro di raccolta di abiti usati, mentre la parte trasparente è fatta con un materiale industriale. Il fast fashion ha trasformato i vestiti in prodotti dalla vita molto breve e il problema degli scarti tessili è sempre più attuale e pressante”, spiega Eloïse Maës, una delle due fondatrici. Emma Cogné recupera le guaine di plastica usate per proteggere i cavi elettrici e le intreccia fissandole su strutture di trampolini elastici dismessi creando curiosi tappeti rialzati. La biodesigner Mathilde Wittock crea a partire dalle radici di piante erbacee degli arazzi le cui texture cambiano a seconda delle condizioni di crescita dei vegetali e dei trattamenti post-raccolta.
Giulia Marani
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