Andy Warhol è un flop
Si sono messi tutti insieme, i familiari di Warhol, per realizzare un film sullo “zio”. Ma il crowdfunding è andato male, anzi malissimo. Cerchiamo di capire perché.
La linea che divide le campagne “successfully funded” da quelle che non sono riuscite a raggiungere la cifra prefissata determina anche, a posteriori, l’atteggiamento con cui se ne leggono le entusiaste presentazioni. Davanti a una campagna che ha superato di diverse migliaia di dollari la quantità di soldi richiesta, si può cercare di intravedere quali sono stati gli elementi che l’hanno resa tale, ma nel caso dei progetti che hanno mancato l’obiettivo si cercano le avvisaglie del fallimento.
Ci si ritrova un po’ in questa seconda condizione quando si scorre la pagina su Kickstarter di Uncle Andy, ovvero “The Andy Warhol Family Film”. Ideato dalla nipote Abby Warhola e dal suo compagno, si tratta(va?) di un documentario indipendente sul celebre artista di origini polacche raccontato dal punto di vista della sua famiglia. L’intento era compiere un ritratto che si discostasse da quelli già realizzati in passato, ritenuti parziali.
Uncle Andy: The Andy Warhol Family Film from Warhola Films on Vimeo.
I doni destinati alle persone che contribuivano erano, fra gli altri, una copia autografata del libro Uncle Andy’s realizzato dall’illustratore (e nipote dell’artista) James Warhola, una stampa numerata della bottiglia Heinz Ketchup, “possibly the most iconic image Paul Warhola [fratello maggiore di Andy, N.d.R.] ever created” e uova di struzzo dipinte da Madalen Warhola (una nipote), una tradizione di famiglia a cui anche Andy aveva contribuito in giovane età. Al termine della campagna sono stati raccolti poco più di 50mila dollari a fronte dei 175mila chiesti dalla coppia per finire le riprese e la postproduzione.
La domanda che rimane riguarda la genuinità delle intenzioni degli ideatori del progetto: si è trattato dell’amorevole tentativo di omaggiare la persona più influente della famiglia o, forse allo stesso tempo, un’iniziativa tesa a sfruttarne la luce riflessa? Sembra che la community di Kickstarter abbia avuto le idee abbastanza chiare al riguardo e abbia risposto con l’indifferenza.
Filippo Lorenzin
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #27
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