Alla ricerca del libro perduto. Crowdfunding per l’Accademia di Baghdad
70mila libri andati in fumo: questo è il maggior danno provocato all’Accademia di Belle Arti di Baghdad nel 2003. A distanza di 13 anni, una iniziativa di Wafaa Bilal prova a ripararlo. Coinvolgendo visitatori e Amazon canadese.
Nel 2003 l’Accademia di Belle Arti dell’Università di Baghdad fu teatro di scontri e razzie: i saccheggiatori appiccarono incendi nelle aule abbandonate, distruggendo tra l’altro i 70mila testi contenuti nella biblioteca della facoltà. Gli edifici sono stati ricostruiti nel corso degli ultimi anni ma, laddove gli studenti potevano una volta disporre di una raccolta di libri senza pari in tutto il Paese, ora possono trovare appena pochi titoli.
L’artista Wafaa Bilal, memore delle tante ore passate in quelle sale quando era ancora uno studente, sta usando varie piattaforme online per riportare sugli scaffali alcuni dei testi andati distrutti ormai tredici anni fa. Intitolato 168:01, il progetto è stato presentato a gennaio all’Art Gallery of Windsor (Ontario, Canada) e successivamente (fino al 28 agosto) alla Esker Foundation di Calgary, ed è costituito da uno scaffale che contiene (così è nei primi giorni della mostra) 1.000 libri bianchi.
L’artista, coordinandosi con lo staff della stessa Accademia, ha stilato e pubblicato su Amazon una lista di altrettanti titoli mancanti che incuriosisce per la varietà: si va da Hans-Ulrich Obrist a cataloghi sui maestri del passato e del contemporaneo, da (tanti) manuali sulla lavorazione della ceramica a trattati sull’arte antica locale, arrivando fino a saggi teorici e storici.
Il pubblico ha avuto la possibilità di contribuire all’operazione in due modi: donando fondi alla campagna di crowdfunding che, a fronte dell’obiettivo dichiarato di raccogliere 9.000 dollari, è riuscita a superare le previsioni e a riceverne, sull’onda dell’entusiasmo, oltre 55.000 in poche settimane, o acquistando i testi da sé e inviandoli alla mostra, dove sono stati sostituiti ai tomi bianchi.
Ad aprile, quando la prima esposizione ha avuto termine, i libri raccolti sono stati inviati a Baghdad, dove hanno trovato ad attenderli gli scaffali della biblioteca universitaria e centinaia di studenti pronti a leggerli e studiarli.
Filippo Lorenzin
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
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