Artsy. Ecco cosa non funziona nel suo Art Genome Project
“La missione di Artsy è rendere il mondo dell’arte accessibile attraverso una connessione Internet”. Facile a dirsi, meno a farsi. Ecco come sta andando l’esperimento di Carter Cleveland.
QUANDO L’ESITO NON SEGUE L’INTENTO
“La missione di Artsy è rendere il mondo dell’arte accessibile attraverso una connessione Internet. Noi siamo una piattaforma online dove è possibile accedere liberamente, per conoscere e collezionare arte. Per mezzo dell’Art Genome Project […] Artsy spera di favorire l’amore per l’arte nelle nuove generazioni, nei visitatori di musei e tra i collezionisti”.
Questo è quanto si legge in sintesi di Artsy intrecciando le voci About Artsy ed Education, ma analizzando il sito l’intento sembra disatteso. Unire aspetti commerciali e formativi è possibile, ma attraverso linee guida che in questo sito sono assenti o, si spera, in costruzione.
Ecco allora che l’aspetto intrigante di quest’operazione è nella proposta di una vetrina online, piattaforma di scambio per informazioni artistiche e commerciali. Dall’aspetto più strutturato di altri siti analoghi, semplice, ottima definizione delle immagini e numeri significativi costituiscono il motivo per il quale vale la pena segnalarlo. Ad oggi possono essere visionate 385.596 opere, delle quali 221.250 in vendita, realizzate da 40mila artisti tra nomi noti e non, storici e nuove tendenze.
IL PROFILO DELL’IDEATORE
Carter Cleveland ne è l’ideatore. Un ragazzo che, da studente, non trovando un sito online per acquistare un quadro per la sua stanza, decise di creare la propria piattaforma di scambio opere con l’obiettivo di diventare l’“Amazon dell’arte nel mondo”. Su di lui hanno puntato gli occhi, sin da subito, importanti galleristi come Larry Gagosian, investitori del calibro di Jack Dorsey e musei come la National Gallery of Art e il Getty. Dal 2012, anno del lancio di Artsy, i visitatori si contano a milioni e accedono mediante il web da ogni parte del mondo.
A CHI SERVE ARTSY?
A chi è utile Artsy? Sicuramente ai galleristi che vogliono esporre i propri artisti in un’importante vetrina online e al navigatore che, conoscendo la rotta, sa cosa cercare scendendo al di sotto della superficie di questo mare liquido dell’arte. L’utente meno avvezzo invece può osservare per conoscere tendenze e artisti e, come in un gioco surrealista, muoversi all’interno del sito seguendo le associazioni, molto easy, proposte da Art Genome Project con lo spirito random di chi va alla ricerca di sorprese.
La caratteristica di Art Genome Project è, infatti, quella di essere un sistema di classificazione capace di suggerire, in relazione alle scelte dell’utente, i Related Artists, risultati di ricerche-tipo basate su connessioni che incrociano dati riguardanti più di mille caratteristiche (forma, periodo, colore…). Anche in questo caso, seppur l’intento è interessante, il risultato ottenuto è ancora molto distante dal leggere nel pensiero dell’utente; ma, nonostante ciò, le connessioni sono piene di sorprese e magari, piuttosto che perdersi in passatempo online, è meglio smarrirsi guardando arte.
Adele Cappelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati