Artshell, il nuovo software per l’arte. Intervista all’ideatore, Bernabò Visconti
Abbiamo intervistato Bernabò Visconti, la mente di Artshell, un nuovo software pensato per la gestione, la condivisione, e la presentazione delle opere d’arte. Ecco tutti i dettagli.
Artshell offre la possibilità di una gestione completa e integrata a piccoli e grandi soggetti del mondo dell’arte come gallerie, collezioni, fondazioni e anche musei. Uno mezzo che accorpa diverse funzionalità e che permette di archiviare, presentare e condividere informazioni attraverso un’interfaccia semplice e intuitiva. Il suo ideatore, Bernabò Visconti, ci ha raccontato funzionamento e usi.
Come è nata l’idea di creare Artshell?
L’idea di creare uno strumento come Artshell è nata dall’osservazione del mondo dell’arte e dalle sue dinamiche, spesso estremamente articolate e complesse. Le gallerie d’arte, di primo o di secondo mercato, sono spesso delle piccole imprese, che necessitano, di conseguenza, di una precisa organizzazione. Artshell è stato pensato con l’obbiettivo di creare un unico strumento in grado di agevolare e semplificare il lavoro di quotidiana amministrazione di una galleria e la sua comunicazione con il mercato dei collezionisti.
A quali altri software utilizzati nel mondo dell’arte vi siete ispirati?
Artshell raccoglie le caratteristiche di tanti diversi software utilizzati oggi dalle gallerie d’arte e per questo non riesco a dire di essermi ispirato a un solo e unico software.
Quanto tempo ci è voluto per lo sviluppo di tutto il progetto?
Abbiamo iniziato a lavorare ad Artshell agli inizi del 2015 con la creazione di una straordinaria squadra di professionisti, la cui sfida più grande è stata la fase di analisi e di design per arrivare a costruire un’architettura sufficientemente flessibile che potesse gestire sia le opere d’arte, che hanno spesso caratteristiche molto differenti tra loro, sia le dinamiche e i processi interni alle gallerie di primo mercato, secondo mercato, istituzioni e non profit che, per quanto all’apparenza possano sembrare simili, sono in realtà molto specifiche e diverse tra loro.
Durante questo periodo avete avuto modo di confrontarvi con realtà interne al mondo dell’arte che vi hanno indicato le loro esigenze?
Durante la fase di sviluppo del Milano Art Bulletin, che utilizza Artshell per mantenere aggiornata la sua agenda, e grazie al supporto di Mousse Magazine, abbiamo imparato a conoscere le diverse tipologie di gallerie, di istituzioni e di spazi non profit. Abbiamo capito la necessità di avere uno strumento che raccogliesse al suo interno tante funzionalità diverse, piuttosto che tanti strumenti con capacità specifiche. In questo modo abbiamo scoperto la complessità e il valore dei documenti che appartengono al processo di archiviazione di un’opera d’arte.
Artshell potrebbe essere utilizzato anche a livello statale per mettere online una parte del patrimonio italiano.
Assolutamente sì! Stiamo collaborando già con alcuni musei e istituzioni italiani per affrontare il tema della digitalizzazione del patrimonio artistico nostrano e soprattutto per permettere una nuova fruizione online di molte delle opere archiviate.
Che sviluppi potrà avere Artshell nel breve e nel lungo periodo?
A oggi posso solo dirvi che cosa sarà presente nella prossima versione: la gestione del sito internet della galleria direttamente dal programma. Il nostro modus operandi è infatti quello di rilasciare ogni quadrimestre una nuova versione del programma che raccolga i consigli, le idee e i bisogni dei nostri utenti, cercando di dare priorità ai bisogni manifestati dal maggior numero di utenti, integrandole con la direzione generale del programma, consultabile sul nostro bellissimo sito internet.
Dario Moalli
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