Apre il MoGA, il primo museo in realtà virtuale dedicato alle gif animate
Basta scaricare una app e indossare dei visori per immergersi nell'atmosfera psichedelica del MoGA, il museo della gif art. Lanciato da Giphy, il progetto promette di diventare una vera e propria sede espositiva.
Un museo per le gif animate, da visitare in realtà virtuale grazie a una app gratuita. Il progetto si chiama MoGA (Museum of Gif Art) ed è stato lanciato da Giphy, la nota piattaforma web interamente dedicata al fenomeno delle microanimazioni. Il sito, che sin dalla sua fondazione ha dimostrato una forte attenzione all’uso artistico di questo formato, ospitando una folta sezione dedicata alla sperimentazione più libera, conferma così la sua vocazione di hub creativo.
La app, che è disponibile sia per Android che per iPhone, rappresenta un tentativo di costruire una sede espositiva ad hoc per fruire le gif animate, che in quanto oggetti nativi della rete mal si adattano al classico white cube. La sfida, in questo caso, è quella di creare uno spazio virtuale navigabile all’interno del quale inserire le animazioni.
LA PRIMA MOSTRA: LOOP DREAMS
La prima mostra del MoGA, intitolata, Loop Dreams, include i lavori di venti artisti, disseminati all’interno di una serie di stanze visitabili in realtà virtuale utilizzando lo schermo del vostro telefono o, meglio ancora, un paio di appositi visori. Una volta immersi nel coloratissimo mondo di Loop Dreams, la visita procede tuffandosi di volta in volta in una botola scura, che ci trasporta, dopo un breve loading, nello spazio successivo. Le gif sono perlopiù sui muri, fuori dalle finestre e su degli schermi, e il visitatore può anche ottenere informazioni sugli autori, un po’ come accade in un museo tradizionale. L’esposizione, che rappresenta una versione virtuale di quella omonima realizzata a New York nel 2016, verrà poi smantellata per far posto a nuovi progetti. Insomma, il MoGA promette di comportarsi come un vero e proprio museo, modificando periodicamente opere e modalità espositive. L’esperienza è piacevole e rilassante e del progetto si apprezza senz’altro la volontà di sperimentare nuovi format espositivi; tuttavia è proprio lo scimmiottamento del modello museale tradizionale (nella denominazione, nell’organizzazione della mostra per ambienti consecutivi, nella collocazione delle gif a parete) che finisce per minare il risultato finale. Inoltre le opere, immerse in ambienti caotici e psichedelici, finiscono per passare in secondo piano: l’utente è troppo preso dall’esplorazione dello spazio virtuale e dal processo di apprendimento delle modalità di navigazione per prestare davvero attenzione alle gif.
– Valentina Tanni
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