Come tramandare l’esperienza delle idee e dei lavori della New Media Art? Nelle nuove esperienze, come succede in ogni campo, anche in quello creativo, la tendenza è rimuovere il passato per dare maggior spazio al presente. Con il non piccolo difetto che il non detto o il non memorizzato perdono peso proprio quando devono acquistarlo. Ad esempio, oggi che nell’area digitale si moltiplicano le scelte “figurative”, a volte interessanti ma a volte dimentiche delle significative opere comunicative dei media digitali.
Jeffrey Shaw, australiano d’origine, ha percorso tutti i luoghi carismatici della storia estetica dei new media, prima come architetto in Australia, poi come scultore a Milano, dove frequentava l’Accademia di Brera e lavorava su grandi volumi in plastica trasparente gonfiata. Poi il cinema come forma completa di comunicazione diventa una tematica ricorrente a cui si riagganciano le tematiche digitali.
UN’IMMERSIONE COMPLETA
Quasi in ogni lavoro emergono varie letture che utilizzano le ipotesi dell’immersione completa, disegnando una cupola di proiezione in cui immagini e suono si ricollocano. Ma quasi in ogni lavoro è presente l’intuizione che il cinema sia la forma storica più vicina alla multimedialità permessa dal digitale. Opinione condivisa da uno dei critici più noti dei new media, Lev Manovich, il cui testo The Language of New Media ha ribadito i contenuti sempre attuali del medium. Dal tema dello spazio architettonico come spazio letterario, in Legible City, alla toccante volontà della comunicazione globale attraverso il lavoro web. Un lavoro fortemente partecipativo e visivo, ad esempio in Web of Life, dove una molteplicità di elementi si sommano per estendere la forma visiva alla comunicazione testuale e alla Rete: un’identità definita attraverso la scansione della mano, video storici sullo sviluppo delle macchine e video sulle nuove forme di comunicazione. Le ricerche a 360 gradi di Shaw sui nuovi media sono state premiate ad Ars Electronica nella serie I Visionari, dedicata ai grandi sperimentatori digitali di questi anni. Moltissimi altri premi sarebbero da citare, in una serie assai lunga e in diversi Paesi, a cui ora si aggiunge un’intensa attività in Oriente con progetti per l’India e la Cina.
– Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36
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