Troppe frasi xenofobe su Twitter. L’artista Shahak Shapira protesta e realizza un’installazione
Shahak Shapira, artista, cabarettista e scrittore satirico ventinovenne, ha coperto di graffiti l’ingresso della sede di Twitter ad Amburgo, replicando le frasi offensive pubblicate sul noto social negli ultimi mesi, e indice di un clima sociale sempre più teso, a seguito della scia di attentati di matrice islamica inaugurata lo scorso dicembre a Berlino.
Nonostante le rassicurazioni della cancelliera Angela Merkel, la Germania si è scoperta vulnerabile nella sicurezza interna, e il terrore innescato con l’attentato al mercato natalizio a Berlino alimenta i ritorni di fiamma della destra xenofoba.
VERGOGNA MEDIATICA
Da alcuni mesi, in Germania, circolano su Twitter frasi apertamente razziste, rivolte contro la numerosa comunità musulmana che risiede nel Paese, contenenti anche chiare minacce, ma anche contro gli ebrei o più in generale le persone di colore. L’artista di origine israeliana Shahak Shapira (Petach Tikwa, 1988) ne ha segnalate circa 450 all’ufficio di vigilanza del social network, senza però ottenerne la rimozione, perché giudicate normali espressioni di un’opinione. Indignato dall’atteggiamento riscontrato, ha deciso di tentare una via diversa per combattere la sua battaglia: in una notte, ha infatti riprodotto, con la tecnica del graffito di strada, buona parte di queste frasi, direttamente all’ingresso della sede tedesca di Twitter, ad Amburgo, provocando non poca sorpresa agli impiegati che la mattina seguente si sono recati a lavoro. Dopo di che, ha pubblicato un video su Youtube in cui spiega le ragioni del suo gesto.
UNA LEGGE PER RIMUOVERE INGIURIE E CALUNNIE
Da parte sua, Twitter ha dichiarato che negli ultimi anni ha incrementato la vigilanza per casi del genere, senza però entrare nel merito della vicenda specifica. Provvedimenti sono comunque attesi, perché dal prossimo ottobre entrerà in vigore in Germania una legge che punisce con ammende fino a 50 milioni di euro, quei canali social che non risponderanno alle richieste di rimozione di commenti e post illegali, razzisti o calunniosi entro 24 ore dalla notifica. Intanto, paradossalmente, quasi tutti i graffiti di Shapira sono stati rimossi poche ore dopo dagli addetti alla pulizia stradale. Strano, non si trattava di normali opinioni?
I RISCHI DELLA RETE
Uno studio pubblicato a giugno da parte del braccio esecutivo dell’Unione europea ha scoperto che Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft hanno esaminato più di metà delle segnalazioni entro 24 ore e che il 60% dei messaggi è stato rimosso. L’E.U. Studio ha osservato che tutte le società in questione avevano migliorato il loro tasso di risposta. Tuttavia, secondo Shapira, si tratta di misure ancora insufficienti, perché c’è il rischio che, se non puniti in tempi rapidi, si inneschi nei responsabili l’idea che non ci sia una vera resistenza contro l’odio razziale, e che sia quindi possibile tradurre in azioni concrete quelle che sinora sono state solo parole.
IL PROGETTO YOLOCAUST
Nato in Israele e trasferitosi in Germania ancora bambino, Shapira sente profondamente dentro di sé la storia del suo popolo, ed è sensibile, in generale, a qualsiasi manifestazione di razzismo, così come di sfregio alle memoria di milioni di vittime innocenti. Per questo, lo scorso gennaio, infastidito dalla moda dei selfie che tanti visitatori del Memoriale dell’Olocausto a Berlino si scattavano senza rispetto per la storia di chi vi è entrato per non uscirne mai più, ha creato il progetto Yolocaust, una pagina virtuale che raccoglie decine di questi selfie, raccolti online, trattai però in modo che, facendovi scorrere sopra il mouse, l’originale si sovrapponga agli scheletri, ai corpi emaciati, ai volti sofferenti dei prigionieri.
– Niccolò Lucarelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati