Non si tratta dell’ennesimo Picasso scoperto nella più classica delle soffitte abbandonate, ma ci andiamo abbastanza vicino. Nel 2005 un collezionista privato russo di stanza a Parigi acquistò quella che era ritenuta una notevole copia di Venere e Adone di Tiziano. Non convinto della valutazione degli esperti, decise di contattare la ricercatrice del Museo Pushkin Viktoria Markova, la quale suggerì che non si trattasse di una riproduzione bensì di un originale. Nulla di strano, d’altra parte: dell’opera che si supponeva fosse l’originale, in mostra al Museo del Prado a Madrid e realizzata per Filippo II di Spagna, esistono numerose versioni realizzate dal pittore di Pieve di Cadore e disseminate in tutto il mondo, da New York a Londra. Il collezionista decise di andare più a fondo e nel 2014 un team del Prado composto da esperti spagnoli e britannici analizzò con i raggi X la propria versione e la supposta copia russa. Il risultato? Non si trattava solo di un’originale, ma molto probabilmente del vero originale.
“Il valore stimato è stato valutato tra gli 8,5 e i 17 milioni di euro e la piattaforma scelta dall’istituzione moscovita è Planeta.ru, il primissimo sito di crowdfunding russo, fondato ormai cinque anni fa“.
La scoperta ha solleticato le ambizioni del Pushkin, che si è imbarcato in un progetto che non ha precedenti nella storia delle istituzioni culturali russe: i dirigenti del museo hanno lanciato una campagna di raccolta fondi online per acquistare l’opera appartenente al fortunato collezionista misterioso e aggiungerla alla propria collezione. Il valore stimato è stato valutato tra gli 8,5 e i 17 milioni di euro e la piattaforma scelta dall’istituzione moscovita è Planeta.ru, il primissimo sito di crowdfunding russo, fondato ormai cinque anni fa. La decisione di adottare una piattaforma così localizzata non può che suggerire l’intento del museo di incentivare l’aiuto da parte di privati russi, piuttosto che internazionali. La direttrice Marina Loshak ha commentato in un’intervista alle televisioni nazionali: “Questi progetti sono realizzabili solo collettivamente, non può essere la missione di piccolo gruppo di persone, di un singolo museo o un circolo ristretto di esperti”.
‒ Filippo Lorenzin
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #39
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