Uno spazio artistico dedicato alla realtà virtuale. Lo apre la Zabludowicz Collection a Londra

Inaugura con una mostra di Rachel Rossin il nuovo spazio londinese dedicato alla realtà virtuale. La Zabludowicz Collection, che già aveva ospitato le opere in VR di Jon Rafman, conferma il suo interesse nelle nuove tecnologie con un progetto permanente

Il 2017 è stato senz’altro l’anno della realtà virtuale. Questa tecnologia, salita alla ribalta per la prima volta negli Anni Ottanta ma poi uscita dai radar a causa di costi stellari e dispositivi ancora troppo rozzi, è tornata sulla scena grazie all’introduzione di nuovi tool e soprattutto al loro lancio sul mercato consumer. L’accessibilità degli strumenti ha infatti generato un proliferare di nuove sperimentazioni e questo fermento non ha mancato di coinvolgere anche il mondo dell’arte. Dalle installazioni di tipo didattico introdotte nei musei (è il caso ad esempio della recente ricostruzione dello studio di Modigliani alla Tate Modern, ma anche delle Terme di Caracalla e dell’Ara Pacis a Roma) alle opere di artisti come Mat Collishaw, Laurie Anderson, Jeff Koons e Marina Abramovic. Non mancano gli artisti italiani: a Roma, negli spazi di Smart Polo per l’Arte, è in corso una personale di Carola Bonfili (1981) che include un’opera in realtà virtuale, un paesaggio fantastico da esplorare utilizzando un apposito visore che rappresenta l’ultimo capitolo del suo progetto 3412 Kafka.

Jon Rafman (Installation View) at Zabludowicz Collection, London. Photo by Thierry Bal

Jon Rafman (Installation View) at Zabludowicz Collection, London. Photo by Thierry Bal

ARTE A 360 GRADI

A partire dal prossimo 18 gennaio, la Zabludowicz Collection di Londra aprirà il primo spazio pubblico gratuito e permanente interamente dedicato agli artisti che utilizzano tecnologie VR. L’iniziativa, che fa parte del programma generale della galleria inglese intitolato 360 e comprendente anche opere di video e cinema, partirà con un lavoro dell’artista americana Rachel Rossin (1987): I Came and Went as a Ghost Hand (Cycle 2, 2015). “La realtà virtuale offre nuovi mezzi per creare e sovverte la nostra interazione con l’ambiente, permettendo alle immagini di assumere una natura scultorea e stimolando un differente tipo di attenzione”, ha commentato Maitreyi Maheshwari, direttore artistico della Zabludowicz Collection, “360 permetterà ai visitatori di vedere alcuni dei lavori prodotti dagli artisti che sono dei pionieri in questo campo”.

DIECI ANNI DI ATTIVITÀ

The Zabludowicz Collection, uno spazio privato con sedi in Finlandia, a New York e a Londra, è l’organizzazione che gestisce la collezione dei filantropi Anita e Poju Zabludowicz e già da diversi anni porta i suoi eventi in tutto il mondo. La sede britannica, che è ospitata in una ex chiesa metodista, ha celebrato quest’anno il suo decimo anniversario con una mostra di Haroon Mirza e diverse nuove commissioni nel campo dell’arte, dell’architettura, della scultura e della musica. Il primo approccio della di Zabludowicz con la realtà virtuale risale alla mostra del canadese Jon Rafman nel settembre del 2015, un evento che aveva attratto l’attenzione a livello internazionale per il carattere sperimentale dell’impianto installativo: un tentativo interessante di coniugare l’esperienza reale del corpo con quella, tutta mentale, degli universi sintetici.

– Valentina Tanni

www.zabludowiczcollection.com

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Valentina Tanni

Valentina Tanni

Valentina Tanni è storica dell’arte, curatrice e docente; la sua ricerca è incentrata sul rapporto tra arte e tecnologia, con particolare attenzione alle culture del web. Insegna Digital Art al Politecnico di Milano e Culture Digitali alla Naba – Nuova…

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