Cultura e nuove tecnologie. Arriva a Roma il primo festival di arte e dati

Discussioni, installazioni, video e performance. Due giorni di riflessione sul rapporto tra arte e progresso tecnologico sono in programma a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, il prossimo 7 e 8 aprile. L'iniziativa, che si intitola “HER. She Loves S. Lorenzo”, è di una coppia di artisti: Salvatore Iaconesi e Oriana Persico. Li abbiamo intervistati.

Intanto, spiegateci cosa significa HER…
Human Ecosystems Relazioni è l’acronimo del nostro centro di ricerca. HER si occupa di dati non come entità tecnica/tecnologica, ma come fenomeno culturale: trasforma oggetti, edifici, territori e comunità in generatori di big data. Questi dati vengono “liberati” e trasformati in beni comuni a disposizione della società e delle persone attraverso processi di accelerazione culturale. HER ha vissuto per circa due anni nel Regno Unito, alla fine del 2016 siamo tornati in Italia, con una nuova sede nel quartiere di San Lorenzo.

Che rapporto c’è tra arte e dati? Cosa può fare l’arte per aiutarci a comprendere meglio lo scenario che ci circonda in materia di innovazione tecnologica?
HER è come una cipolla: è fatta a strati. Nel cuore c’è un’infrastruttura e una metodologia per raccogliere, analizzare e visualizzare le enormi quantità di dati che generiamo ogni giorno. Sugli altri strati della cipolla ci sono l’arte e il design. Dati e informazioni non bastano per generare senso negli esseri umani e nella società: la disponibilità dei dati non cambia di per sé i comportamenti. Non bisogna avere un centro di ricerca per capirlo: se così fosse, nessuno fumerebbe e tutti userebbero i mezzi di trasporto pubblico o la bicicletta al posto delle automobili. Le emozioni e l’empatia ci muovono (e ci commuovono). L’arte e il design sono catalizzatori, cornici all’interno delle quali si generano senso e immaginario. In questo, il rapporto con i dati è ineludibile: in Europa si iniziano a chiamare i cittadini “data subject”, soggetti portatori di dati, evidenziando in modo molto efficace il legame fra i dati e la definizione stessa di stato di diritto che abbiamo costruito nel tempo, e che sta cambiando mentre la tecnologia modifica i nostri stessi corpi.
Dati e innovazione tecnologica sono fenomeni pervasivi, e come tali non possono essere rinchiusi o trattati come un fatto tecnico gestito da specialisti di settore: afferiscono pienamente alla sfera della cultura e dei diritti. Gli unici strumenti che abbiamo per sottrarre i dati (e l’innovazione tecnologica) dalla separazione e dal dominio tecnico sono l’arte e il design. Dobbiamo poter godere dei dati e delle tecnologie, essere “fruitori” (da fruor, dilettarsi, godere per l’appunto) e non solo “utenti”. HER, come centro, ricerca un rapporto erotico fra dati, tecnologie e persone.

BodyQuake from Francesca Fini on Vimeo.

Per la prima volta arriva a Roma la performance bodyquake, cosa ci dobbiamo aspettare?
Un concerto per corpi e dati. Bodyquake è il terremoto del corpo. Parliamo di epilessia e ricerca scientifica. Siamo entrati nei laboratori di ricerca del Neuromed, istituto d’eccellenza di neuroscienze e hub europeo per i dati sull’epilessia, e abbiamo iniziato a ragionare sulla visualizzazione dei dati delle crisi epilettiche: ogni tracciato è lungo 7 metri, immaginate di dover trattare milioni di crisi, è incredibile. Visualizzazioni e sonorizzazioni possono aiutare i ricercatori a comprendere il fenomeno: l’arte, quindi, come strumento all’interno del laboratorio, in team di lavoro di nuova generazione. Ma siamo andati oltre. Con Francesca Fini, artista e performer a cui ci legano stima e profondo affetto, abbiamo preso questi dati e abbiamo iniziato a ragionare insieme su come creare una performance che portasse i dati (e queste meravigliose rappresentazioni di dati) fuori dal laboratorio, per rompere sia l’isolamento della ricerca sia quello della malattia, creando ponti e connessioni con la società.
In bodyquake i dati di una crisi epilettica vengono “indossati” (letteralmente) da Francesca che, attraverso la tecnica del body-mapping, si veste di una pelle digitale. Sui fondali vediamo la crisi e la ascoltiamo. Immagini e suono sono generativi: entriamo fisicamente nel corpo scosso della crisi. Il risultato è un neo-rituale interconnettivo. Cosa aspettarci? Lo diciamo con le parole di Francesca: “Quando lo abbiamo concepito non avevo idea di dove questo progetto ci avrebbe portati, ma la forza di questa collaborazione la sento ogni volta che mi espongo su quella piattaforma inclinata e la mia pelle “ascolta” la vibrazione del suono e la luce intermittente della crisi epilettica”.

Avete scritto che il festival è “iperlocale”. Cosa significa?
Il giornalismo iperlocale dà la precedenza alle notizie del luogo. In questo caso la precedenza è alle relazioni di prossimità del centro di ricerca. HER è tornata in Italia, con dei nuovi soci e una nuova sede. Siamo partiti dal nostro nuovo quartiere: la prossimità fisica ha un valore, una conversazione faccia a faccia che coinvolge i nostri corpi genera una quantità incredibile di dati implicando tutti i nostri sensi. Ma non basta occupare lo stesso spazio per essere vicini: bisogna stabilire delle relazioni, entrare in contatto, prendersi cura e condividere idee, risorse, spazi, conflitti. Nel festival ci muoveremo dalla sede di HER, la casa di una costellazione di aziende partner fra cui i nostri soci di 4Changing e il consorzio BAICR, la Galleria Rossmut, il RUFA Space della Rome University of Fine Arts al secondo piano del Pastificio Cerere, Esc Atelier e il Cinema Palazzo. Luoghi differenti che creano cortocircuiti fra mondi differenti come quello dell’impresa, della ricerca, dell’arte e del conflitto sociale. L’anima universitaria del nostro quartiere merita cura e attenzione, e vogliamo coltivarla.

OneAvatar. Art is Open Source, 2008

OneAvatar. Art is Open Source, 2008

State conducendo una riflessione molto approfondita sul tema dell’intelligenza artificiale e sui risvolti che questa tecnologia può determinare a livello sociale, umano, personale. Ci potete raccontare come?
Ci occupiamo di intelligenza artificiale da sempre, Salvatore è un ingegnere robotico, la nostra prima performance insieme è Angel-f, nostro figlio: una piccola intelligenza artificiale linguistica. Nell’ultimo anno questo impegno ha avuto un risvolto istituzionale. Salvatore è diventato membro della IA Task Force promossa dall’agid, l’Agenzia per l’ltalia Digitale e il 21 marzo è stato pubblicato il white paper che in 9 sfide e 10 raccomandazioni indica come le pubbliche amministrazioni debbano introdurre le intelligenze artificiali nei servizi al cittadino. Il nostro lavoro si è incentrato sulla sfida 1, quella dell’etica, e sulla sfida 9, la sfida estetica, che nel white paper ritroviamo come la sfida dell’essere umano. Questa sfida non esisteva, l’abbiamo introdotta: è stato il nostro maggiore contributo. Nel testo si afferma esplicitamente che l’introduzione dell’intelligenza artificiale è prima di tutto una sfida esistenziale e psicologica, che va affrontata con un approccio transdisciplinare in cui unire le discipline umanistiche, le arti e il design giocano un ruolo fondamentale per non focalizzare l’innovazione tecnologica sui bisogni ma sulle aspirazioni, i desideri e l’immaginario delle persone. In questo l’Italia può giocare un posizionamento strategico nuovo, fondato sulla sua storia. Il testo si chiude con una indicazione precisa: “È necessario ideare e sostenere iniziative in cui artisti e designer lavorino fianco a fianco con ricercatori, umanisti, ingegneri e manager in ambito di IA”. Non è un semplice augurio, stiamo lavorando attivamente a livello nazionale ed europeo per far sì che tutto questo avvenga proprio a partire dall’Italia.

#MosaicoTorino. Dead Photo Working, 2015

#MosaicoTorino. Dead Photo Working, 2016

Avete coinvolto il filosofo Aldo Masullo, che tipo di contributo apporta al progetto?
Aldo Masullo è forse il più grande filosofo morale vivente italiano. Nel corso della Task Force Salvatore ha “invocato” il coinvolgimento di un filosofo sulla sfida etica. Aldo Masullo, grazie al tramite dell’editore Luca Sossella e di Lucio Saviani, filosofo e discepolo di Masullo, ha accolto una piccola spedizione che a fine febbraio è arrivata nel suo salotto per provare a entrare nel cuore della sfida etica. Lo abbiamo fatto portando con noi il giovane umanista digitale Stefano Capezzuto. Abbiamo conversato per 3 ore, abbiamo pianto tutti quando con i suoi 95 anni questo uomo incredibilmente contemporaneo e vigile ci ha parlato del limite dell’intelligenza artificiale, del teso rapporto fra tecnica, tecnologia e società e della necessità di tornare alla politica come invenzione sociale. Domenica 8 aprile tutto il pomeriggio sarà dedicato a una tavola rotonda in cui a Esc vedremo in anteprima il suo video e proveremo a commentarlo insieme, di nuovo per generare senso. Il video è il passo fondativo del primo progetto editoriale che vede insieme HER e Luca Sossella editore. Vogliamo aprire con questo una stagione di riflessione che coinvolga umanisti, artisti e designer sul tema dell’intelligenza artificiale nella sfera pubblica. Il 4 aprile, ad esempio, saremo insieme sul palco di a+b festival ad Ancona a discutere di questi temi con agid e la Commissione Europea.

Il festival è il primo passo verso la costituzione di un Polo stabile, giusto?
Dici bene. Da HER, nasce HER: she Loves Data, un polo di arte e dati. L’idea di polo si fonda su quella di ecosistema, da soli non si compie mai nulla di significativo, abbiamo bisogno degli altri per esistere e produrre senso: attori culturali e sociali che uniscano le forze a partire dalla città per una cultura dei dati e dell’innovazione con un cuore mediterraneo ed europeo.

Valentina Tanni

www.he-r.it/her-she-loves-san-lorenzo

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Valentina Tanni

Valentina Tanni

Valentina Tanni è storica dell’arte, curatrice e docente; la sua ricerca è incentrata sul rapporto tra arte e tecnologia, con particolare attenzione alle culture del web. Insegna Digital Art al Politecnico di Milano e Culture Digitali alla Naba – Nuova…

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