I linguaggi “nella” Rete non sono i linguaggi “della” Rete. Questi ultimi si sviluppano al di fuori dei social network più noti e all’interno delle mailing list che hanno segnato il nascere e il modificarsi della cultura digitale dall’inizio del World Wide Web a oggi. Quanto accade oggi nella mailing list Nettime illustra i difficili rapporti all’interno di una comune fede nella democrazia digitale che si scontra con le infinite problematiche della democrazia stessa. La partecipazione di tutti significa il confronto e naturalmente lo scontro. Si è quindi creata nel tempo una “Netiquette”, un sistema più o meno codificato di rapporti e un moderatore che ne sorveglia l’equilibrio. E cioè l’occupazione o meno degli spazi di discussione, la coerenza e la quantità dei contributi, l’area d’intervento. Nettime è una delle prime di queste mailing list, una delle più radical, basata ad Amsterdam e poi vagante nella Rete. Nello spazio virtuale del web (se ancora possiamo chiamarlo così, dato il suo peso comunicativo e sociale) si ripetono le modalità dei comportamenti parlamentari: centro, destra, sinistra. Tale Morlock (nome preso da un romanzo di fantascienza di H.G. Wells) fa saltare gli equilibri occupando molto spazio e creando tensione con una comuncazione più “push” che “sharing”. Incominciano ad arrivare interventi di contestazione anche molto duri. Man mano entrano in campo voci pro e contro. Intervengono mediazioni. La “funzione push” viene catalogata fra le benefiche scosse che permettono l’updating della mailing list.
“Se il “medium” non può più essere in sé il “messaggio”, è però certamente il potente mezzo per inviarlo”.
Nettime è stata fondata a metà Anni Novanta, appena il Web ha iniziato a diffondersi. Usciti dallo spazio complice in cui pochi avventurosi tracciavano visionari progetti di una democrazia perfetta. La crescita smisurata dei social ha portato a un’audience immensa. Il blogger è un guru, un leader politico. Uno dei giovanissimi fondatori del movimento degli studenti contro le armi è stato attaccato da una tv di Trump con l’obiettivo di squalificare l’operato suo e del suo gruppo. La risposta è stata esemplare: dal suo blog con 600mila (seicentomila!) iscritti sono partite altrettante proteste da ogni scuola degli Usa. Sponsor potenti come la Nestlé e altre aziende hanno subito ritirato la loro copertura economica e la giornalista del noto talk show televisivo che aveva mosso l’attacco è stata costretta a scusarsi in merito alle accuse fatte durante le trasmissioni. Un potere enorme di trasmissione d’idee e di forza mediatica. Questo dimostra che se il “medium” non può più essere in sé il “messaggio”, è però certamente il potente mezzo per inviarlo.
‒ Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43
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