Laurent Mignonneau e Christa Sommerer. Artisti digitali fra ieri e oggi (III)

Il terzo capitolo della saga incentrata sui pionieri dell’arte digitale è dedicato a Laurent Mignonneau e Christa Sommerer. Anticipatori della Bioarte e non solo.

Laurent Mignonneau (Angouleme, 1967) e Christa Sommerer (Ohlsdorf/Gmunden, 1964) negli Anni Ottanta iniziano a lavorare insieme, formazione arti visive il primo, formazione biologia e botanica e arti visive la seconda. Primo lavoro di grande interesse è Interactive Plant Growing, l’interazione reale-virtuale fra vere piante e la loro ricostruzione digitale proiettata su uno schermo. Toccando le piante, un dispositivo rileva la reazione delle piante stesse e, se il tocco è gentile, una sequenza digitale dove la pianta cresce viene proiettata su un grande schermo. È una delle prime riflessioni fatte in campo digitale sull’ecologia, che poi diventerà un campo operativo con la Bioarte.
Il duo lavora su temi come la creazione e la genesi, più volte indagati da artisti affascinati dalle nuove possibilità del digitale. Come per molte altre idee, in quegli anni il digitale è un elemento liminale, che ripropone artificialmente dimensioni legate alle credenze religiose, ai miti di fondazione, a scienza e mitologia insieme. In A-Volve, riflessione sulla creazione, un’installazione interattiva proietta su una vera pozza d’acqua alcune forme. Forme primarie, germinali, create dal pubblico stesso come scarabocchi, i piccoli elementi appaiono sull’acqua dello stagno con una vitalità e mobilità dovute alle forme casualmente date dai segni del computer e da esso reinterpretate. Hanno movimenti diversi e una vita di pochi minuti. Poi muoiono e scompaiono nel fondo virtuale della pozza d’acqua. Quest’opera, del 1994, rivestiva di un’aura complessa un’interattività ancora legata al modello della sequenza filmica.

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LA CARRIERA

La linea di lavoro del duo si è costruita su un campo che potremmo definire di postcinema o meglio, rifacendosi a Gene Youngblood, di Expanded Cinema. Un Expanded Cinema connesso a diversi materiali, analogici, digitali, concreti, virtuali, un collage inedito anche per la tradizione del cinema sperimentale. Questo crossover linguistico apre a forme complesse con lo sviluppo dei software in un processo che trova nel termine interattività la formula più efficace. Nel 2008 una mostra chiamata You_niverse alla Biennale di Siviglia mostrava che nei suoi sviluppi l’arte interattiva ha contribuito a preparare un universo di condivisione in cui tutti possono partecipare.
I due vengono chiamati in Giappone in università e centri di ricerca per diversi anni, avendo quindi a disposizione i nuovi materiali e un ambiente attento e aggiornato in cui hanno prodotto regolarmente opere dagli Anni Novanta. Negli ultimi quindici anni hanno insegnato “Interface Culture” all’Università di Arte e Design di Linz, ma anche come visiting professor in Giappone, Danimarca, Francia. La problematica dell’interfaccia e la definizione di sempre nuove strategie interattive caratterizza il loro lavoro dove anche la didattica ha preso molto posto. Una serie di progetti, alcuni realizzati altri mostrati a livello iniziale, mostrano le molte direzioni che l’interattività ha preso e può prendere. Altri operatori digitali si sono staccati dalla coercizione collaborativa dell’interattività, su cui pure la cultura dei nuovi media aveva all’inizio costruito molte tesi nell’equazione: nuova tecnologia, nuova società. Mignonneau & Sommerer hanno invece continuato a focalizzarsi su queste istanze. A volte con lavori forse statici, altre volte con idee innovative.

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People On The Fly from Laurent Mignonneau on Vimeo.

LONTANI DALL’OTTIMISMO TECNOLOGICO

Gli ultimi lavori hanno però diversi contenuti, Portrait on a Fly è legato a un software interattivo che grafizza le immagini in tempo reale e le trasforma in agglomerati di fly, mosche. Su grandi schermi stradali o su schermi in gallerie d’arte le persone che entrano nello sguardo della telecamera si ricoprono di mosche. Questi lavori segnano un distacco dall’ottimismo tecnologico e creano una serie di associazioni: il romanzo di fantascienza in cui il personaggio diventa un ibrido uomo-mosca, Lord of the Flies, è usato dagli inglesi per indicare il diavolo, la più celebre delle metamorfosi moderne è la Metamorfosi del personaggio di Kafka che si trasforma, se non in una mosca, in un gigantesco insetto.

Lorenzo Taiuti

Rafael Lozano-Hemmer. Artisti digitali fra ieri e oggi (I)
Maurice Benayoun. Artisti digitali fra ieri e oggi (II)

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Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti ha insegnato corsi su Mass media e Arte e Media presso Academie e Università (Accademia di Belle Arti di Torino e Milano, e Facoltà di Architettura Roma). È esperto delle problematiche estetiche dei nuovi media. È autore di…

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