Se i quadri potessero parlare palermitano, gallery dalla pagina Facebook made in Sicily
Nato sulla scia della celebre pagina creata nel 2013 su Facebook da Stefano Guerrera, il progetto rivisitato in chiave palermitana sta riscuotendo successo sul web, tra locuzioni colorite, satira e capolavori del passato. Abbiamo intervistato i suoi fondatori
A quanti è capitato di chiedersi: “cosa direbbero i quadri se potessero parlare?”. Ed ecco che il web, come capita spesso in questi casi, viene in aiuto dei suoi utenti con pagine sui social network che cercano di rendere divertenti quelle materie che molti considerano obsolete o con un’aura “troppo” intellettuale. Il risultato? Lo sdegno dei puristi del settore ma anche l’avvicinamento dei non professionisti alla storia dell’arte. Il caso più noto è quello di Se i quadri potessero parlare, pagina Facebook creata cinque anni fa da Stefano Guerrera. Ma cosa accadrebbe se i quadri esprimessero pensieri ed emozioni in idiomi regionali? E se il dialetto in questione fosse quello palermitano? Detto, fatto: una pagina esiste già e noi abbiamo incontrato i suoi fondatori.
SE I QUADRI POTESSERO PARLARE PALERMITANO
“La pagina è stata creata il 22 febbraio 2014 dopo un viaggio che abbiamo fatto a Berlino”, raccontano ad Artribune Francesco e Marco, i fondatori della pagina Facebook Se i quadri potessero parlare palermitano. “Ci stavamo annoiando, musei dai corridoi infiniti con decine e decine di opere, ma ad un certo punto, ecco che abbiamo iniziato a dare voce a questi personaggi così austeri e quasi intoccabili, ma in dialetto palermitano! È stato un pomeriggio indimenticabile ed esilarante”, ci spiegano ridendo. “Adesso abbiamo raggiunto quasi i 115 mila ‘mi piace’, per noi è un grande traguardo visto che abbiamo iniziato quasi per gioco. Ogni giorno dedichiamo quasi dalle due alle tre ore per questo progetto che ci appassiona tantissimo”. I creatori della pagina da dove traggono ispirazione per l’ideazione delle divertenti gag storicoartistiche? “Da ovunque”, ci rispondono, “per ogni immagine non inseriamo solamente la battuta ma anche la didascalia con i diversi riferimenti, in modo tale che non sia solo un momento divertente ma anche di insegnamento. Noi per primi abbiamo imparato tanto”. E concludono: “il connubio tra arte e satira? Unico. Per il futuro? Chissà…”.
I PRECEDENTI
Quante pagine affini esistono a Se i quadri potessero parlare palermitano? Tantissime. Basta andare su Google o sul motore di ricerca di Facebook e digitare “se i quadri potessero…” ed ecco materializzarsi una lunga lista pagine. La più famosa tra tutte? Probabilmente la già citata Se i quadri potessero parlare, la pagina che raggiunge il milione di “mi piace” gestita da Stefano Guerrera. Il progetto, come racconta in più interviste il suo fondatore, è nato nel 2013 e ha riscosso immediatamente un grande successo raggiungendo un pubblico trasversale. Ora per tutti Guerrera è colui che “fa parlare i quadri” e ha lanciato anche una serie di libri che raccolgono le sue opere parlanti. Un grande successo che non è stato però scevro di polemiche: è del 2017 infatti la querelle che ha visto protagonista il Comune di Roma, che avrebbe copiato l’idea di Guerrera per promuovere i musei della Capitale durante il Natale. In quella occasione, la risposta di Stefano è stata: “mi sarebbe bastata una mail, ma anche un messaggio su Twitter, o ancor più semplicemente un tag. Avrei potuto aiutarli, fare parte di questo progetto, se me lo avessero chiesto. Quello che vorrei difendere è la proprietà intellettuale del mio lavoro. Quest’idea è mia, ed è – a detta di molti – palesemente copiata”, raccontava a Repubblica. La vicenda è arrivata fino alle testate nazionali ed è stata seguita anche da Artribune qui. Conclusione? Un nulla di fatto.
– Valentina Poli
www.facebook.com/seiquadripotesseroparlarepalermitano
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati