Un’iniziativa di partnership pubblico-privato che coinvolge un gruppo di imprese associate a Civita, quali Avvenia, Consorzio Glossa, DM Cultura, ENEA, Ericsson, Gruppo DAB, Logotel, Masetrcard, Oracle, Vodafone e Wind Tre, e le Gallerie Nazionali di Arte Antica. Un contratto di sponsorizzazione tecnica, sulla base di un progetto coordinato da Civita, che ha portato soluzioni tecnologiche e innovative. “Il progetto WeACT³”si pone come punto di incontro tra due elementi fondamentali per il potenziamento della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale: da un lato la collaborazione pubblico-privato, dall’altro le nuove tecnologie”, ha dichiarato il Ministro Alberto Bonisoli. “Si tratta un modello virtuoso che accoglie le sfide di un mondo in continua evoluzione, puntando a una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione delle risorse e, al contempo, ad un nuovo modo di pensare la fruizione museale, come un sistema integrato di servizi, ad alto tasso di innovazione”.
IL PROGETTO
“Il progetto WeACT³ è promosso da Civita insieme a 12 suoi associati, tutte aziende che si occupano di tecnologia o di comunicazione innovativa”, spiega ad Artribune Giovanna Castelli, Direttore di Civita. “Abbiamo costruito un progetto comune, WeACT sta a significare questo, di collaborazione tra le Gallerie e i partner di Civita. Abbiamo ascoltato le esigenze delle Gallerie e le Aziende hanno proposto degli interventi che facilitassero le problematiche che erano state presentate, sottoscrivendo il primo caso di contratto di sponsorizzazione tecnica congiunto, un grande lavoro fatto anche con il Ministero, il primo caso in Italia. Civita è nata 30 anni fa, compiuti proprio il 15 novembre scorso ed era nata su un’idea quella di unire pubblico e privato per salvare la rupe di Civita di Bagnoregio. Dopo 30 anni siamo molto soddisfatti di aver lanciato un altro progetto, un altro modello di pubblico-privato che è stato un’esperienza positiva, non solo di risultato per il museo ma anche di arricchimento personale per ognuno delle persone che ha lavorato”. In un anno sono stati coinvolti oltre 100 professionisti provenienti dalle imprese e Gallerie di oltre 20 specializzazioni: di formazione umanistica, come i storici dell’arte, esperti della comunicazione, ingegneri, esperti di sicurezza, analisti e programmatori. “È stato sicuramente un modello che ci auguriamo di poter replicare perché ascoltando le esigenze del museo, partendo dalla condivisione degli obiettivi comuni, un modello pubblico-privato si può veramente fare”.
IL BILANCIO E PROGETTI FUTURI
“In un anno siamo riusciti a realizzare quasi tutti i progetti, alcuni si devono ancora chiudere perché manca la fase di formazione interna del personale”, afferma Giovanna Castelli. “Gli interventi sono stati tecnologici e hanno riguardato la sicurezza di Palazzo Barberini e Corsini; il sistema informativo; il monitoraggio tramite sensori non invasivi di umidità, luce e temperatura; le riprese laser scanner ai fini conservativi della volta di Pietro da Cortona; progetti per l’acquisizione dei biglietti tramite credito telefonico, primo caso che avverrà in Italia, con procedura realizzata e in attesa solo dell’avvallo del MiSE; facilitato i pagamenti con la carta di credito; tutte quelle innovazioni che facilitano il visitatore nella sua esperienza museale”. Il bilancio è un anno ricco di iniziative e di risultati, con interventi di un valore complessivo di oltre 500.000€. Per il futuro Flaminia Gennari Santori, Direttore Gallerie Nazionali di Arte Antica, afferma che “stanno nascendo delle linee di direzione del Museo che vanno verso il museo digitale, la gestione del patrimonio, la modellizzazione dell’edificio. Questo è stato un progetto che ci ha stimolato tantissimo, da portare avanti attraverso bandi regionali, bandi europei, e partnership”.
– Ilaria Bulgarelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati