L’ossessiva presenza di Matteo Salvini su ogni possibile comunicatore mediatico pone molteplici interrogativi e preoccupazioni. Televisioni, quotidiani e social network ne sono invasi, in particolare è frequentissima la sua comparsa su Instagram, Facebook e su ogni forma di social network e stampa cartacea con una “volontà comunicativa/esibizionistica” che si diffonde dappertutto e che arriverebbe al nudo se solo ne avesse l’opportunità. La volontà di comunicazione è anche volontà di potere, e i social network sono i centri di questo rapporto/esibizione, che è anche un rapporto di convinzione e politica. Instagram naturalmente contiene un signorile diario per immagini ma, se ci si sposta su Facebook e Google, la marea diventa tsunami. Le foto estive, adatte a rappresentare il corpo seminudo del leader, invadono i social.
Qui diventano necessari dei paralleli con i linguaggi artistici. Il cantante rock psichedelico Jim Morrison dei Doors, all’acme dei concerti si offriva a torso nudo e in ginocchio al pubblico come una vittima sacrificale, come Orfeo pronto a essere divorato spiritualmente e fisicamente dalla marea di adoratori e Baccanti. Sociologi e semiologi hanno insistito, alla nascita dei fenomeni di massa, sulla necessità del divo o della diva di conquistare sia femminile che maschile, in un’unificante flusso di espugnazione e seduzione psicologica. La Garbo e la Dietrich al femminile, e all’apice del fenomeno divistico, fondano la loro comunicazione seduttiva su un arco di messaggi a 360 gradi. Al maschile e in altri tempi, David Bowie ed Elvis Presley rappresentano le stesse istanze, mentre una serie di foto prese da un periodico diventano virali sui network: si tratta del leader in foto assai simili a quelle fatte a Marilyn Monroe negli Anni Cinquanta, coperto solo da un lenzuolo o da una cravatta.
“La descrizione della persona nel medium net-fotografico è anche la sua verità e sarà cento volte più vera se la verità è nuda”.
Curiosamente, gli sguardi d’inquietante inquisizione che le foto di Salvini inviano alle masse possono far pensare al messaggio di coinvolgimento di Marina Abramović, che guarda fissamente il pubblico in The Artist Is Present. Salvini è dunque un body-artist? Il narcisismo fotografico ha conosciuto fra gli Anni Sessanta e Settanta uno dei picchi di interesse per la comunicazione di massa e, attraverso la sua diffusione nel campo social, ridiventa centrale. Il politico come l’artista si propongono come oggetto e non come soggetto. Nell’infinito catalogare di Google (molto simile alla scena di Matrix in cui tutti i passati e i presenti si ripetono ossessivamente) il leader appare corrusco, gesticolante, severo, domandante, indicante, infantile, senile, amicale, affettuoso, minaccioso, profetico, pio, ateo. “Una celebrazione del corpo nel mondo”, direbbe Susan Sontag. E ancora: “La fotografia porta in sé ciò che noi sappiamo del mondo quale la macchina lo registra. Ma è l’esatto opposto della comprensione che parte dal non accettare il mondo accettandolo quale esso appare”. Ma molti pensano: la descrizione della persona nel medium net-fotografico è anche la sua verità e sarà cento volte più vera se la verità è nuda.
‒ Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46
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