Mentre in Italia viene pubblicato un album di figurine dedicato alla storia dell’arte, su Instagram, da circa un anno, un giovane artista sta portando avanti una particolare collezione di figurine calcistiche. Stiamo parlando di Gianni D’Urso, l’ideatore dell’ironico progetto Celo celo mi manca.
Chi si nasconde dietro il profilo di Celo celo mi manca? Parlaci un po’ della tua ricerca artistica e del tuo background.
Mi chiamo Gianni D’Urso, ho vissuto e lavorato a Bologna, da qualche mese sono ritornato nel mio paese d’origine, in Puglia. Il mio background calcistico ha origini più lontane di quello artistico e con questo progetto sono riuscito finalmente a far incontrare i miei due interessi.
Generalmente nella mia ricerca cerco di far coesistere i contrasti, proponendo delle analogie o degli accostamenti paradossali. Negli ultimi anni le tematiche di questi contrasti sono sempre più influenzate dal mio sentire, dal mio vissuto e quindi dall’esperienza.
Dando uno sguardo alla tua produzione, costituita prevalentemente da installazioni, non è così immediato trovare dei punti di contatto con il progetto che stai portando avanti su Instagram; consideri Celo celo mi manca affine al tuo percorso oppure lo reputi un episodio separato, quasi come se fosse un alter ego di Gianni D’Urso artista?
Il prodotto finale di Celo celo mi manca non è rivolto solo a Instagram e fa parte di un progetto più grande che comprende altri lavori, nei quali utilizzo i miei mezzi abituali: oggetti, fotografie e installazioni. Se si mette a confronto il profilo Instagram Celo celo mi manca con i lavori precedenti, potrebbe effettivamente sembrare che non ci sia un legame tra essi. Questo però riguarda solamente la forma: sia nei vecchi lavori sia nella ricerca che porto avanti adesso continua a esserci un interesse verso la realtà dell’artista emergente.
Raccontaci di più.
Nel 2016 ho cominciato un ciclo di lavori intitolato Esercizi che allude all’ambizione e alla fatica del percorso artistico. Parallelamente con la tesi di laurea ho intrapreso un progetto, tutt’ora in corso, intitolato Fare l’artista, in cui intervisto degli artisti noti del panorama italiano. I temi trattati nelle interviste riguardano le difficoltà tecniche, pratiche ed emotive affrontate nel loro percorso, specie nei primi anni di carriera.
L’idea di Celo celo mi manca è un po’ la conseguenza di questo percorso che va a sposarsi con i miei ricordi da bambino. Nel 1994 ho avuto il mio primo album di calciatori, lo portavo con me ovunque, vedevo quegli uomini in figurina come dei supereroi inarrivabili che mi proteggevano e mi facevano sognare. In Celo celo mi manca c’è l’intenzione di paragonare la realtà dell’artista emergente con quella di un ragazzino che gioca a calcio e sogna di diventare anche lui un calciatore professionista.
Che impatto ha un progetto diffuso via social rispetto a una promozione tramite canali più “classici”? Perché hai avvertito la necessità di aprire un profilo artistico?
Un impatto sicuramente maggiore e più veloce rispetto ai canali più tradizionali. È iniziato per gioco e un po’ per noia. Dopo aver realizzato le prime figurine, ho deciso di creare un account anonimo anche per verificare se avessero riscontri positivi a prescindere da chi le avesse ideate.
Come mai proprio una collezione da album di figurine di calciatori con artisti storicizzati?
Oltre alle motivazioni personali e di natura più romantica, già spiegate nelle risposte precedenti, ho pensato a una collezione d’album di figurine proprio perché il collezionismo è uno degli aspetti fondamentali del sistema dell’arte. Trovo inoltre che il mondo dell’arte non sia così diverso a quello del calcio professionistico: entrambi gli ambienti ruotano intorno al mercato e, nonostante si rivolgano a un pubblico diverso, operano secondo regole simili.
Dopo aver paragonato gli artisti ai calciatori è facile trovare delle analogie con gli altri protagonisti del sistema. Possiamo ad esempio accostare i galleristi ai procuratori dei calciatori, le aste e le fiere al calciomercato, i collezionisti ai presidenti o proprietari dei club, le partite alle mostre, le esposizioni internazionali ai mondiali ecc.
A chi si rivolge?
Sicuramente al mondo dell’arte contemporanea. Utilizzando delle forme che appartengono a uno sport popolare, come il calcio, il mio intento è anche quello di rendere più accessibile a tutti l’arte contemporanea.
Quanto vale, secondo te, il nome di un determinato protagonista del sistema (e della storia) dell’arte rispetto al suo prodotto effettivo?
Il peso del nome è indubbiamente rilevante, a certi livelli gli artisti diventano delle icone, delle star e il loro nome un brand. Questo avviene non solo nell’arte o nello sport ma anche nella musica e nello spettacolo.
Come ti poni nei confronti del collezionismo? Consideri i tuoi lavori collezionabili?
I miei lavori collezionabili? Direi proprio di sì, ormai qualsiasi cosa può esserlo.
Ne approfitto pubblicamente per dire che al mio primo collezionista di C.c.m.m. sarà dedicato il mio primo gol in serie A!
Se noti dei parallelismi tra l’arte e il gioco del calcio, come pensi stia andando la tua partita personale?
La mia partita per ora si gioca nei campi delle serie minori ed è ferma sullo 0 a 0. Forse dovrei cambiare modulo di gioco…
Ciò che trapela dal profilo Celo celo mi manca è sicuramente una sottile ironia che però si trasforma in qualcosa di più serio se si pensa a tutto il lavoro che deve esserci dietro a un progetto simile. È interessante notare infatti non solo gli abbinamenti che hai creato tra i “calciatori” e le maglie delle relative squadre (con tanto di post produzione ed espedienti dal sapore vintage quando necessari), ma soprattutto come tu sia riuscito a caratterizzare ogni singolo artista attingendo sia dalla carriera che dalla poetica di ciascuno. Raffinati sono ad esempio i casi di Joseph Kosuth, Gerhard Richter, Gino De Dominicis o Santiago Sierra, dove la rappresentazione dell’opera e il suo creatore si fondono completamente in un’entità unica. Di quanto tempo hai bisogno per recuperare tutta la documentazione necessaria a farti sentire soddisfatto delle immagini che produci?
A volte sono sufficienti cinque, dieci minuti per trovare le varie immagini e mezz’ora per realizzare la figurina, per alcune, invece, non basta una giornata.
Sono soddisfatto quando sento di aver trovato la giusta combinazione tra le varie componenti.
L’immagine deve essere fedele alle classiche figurine di calcio ma soprattutto all’artista, alla sua poetica e alla sua storia. Il prodotto finale deve sembrare credibile e realistico.
Che futuro immagini per Celo celo mi manca? Ci sarà mai la possibilità di vederlo fuori dai nostri display, magari in edicola?
“FORSE CHISSÀ SUCCEDERÀ, CANTA CON NOI CHE ANDIAMO IN SERIE A…”.
‒ Valerio Veneruso
www.instagram.com/celocelomimanca/
http://giannidurso.com/
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