Continua la programmazione di nuove narrazioni audiovisive nei Fori imperiali fatte da Piero Angela e Paco Lanciano. È la volta del Foro di Augusto e del Foro di Cesare. La videoinstallazione del Foro di Augusto è composta da una serie di proiezioni panoramiche frontali, ma divise in punti diversi del Foro, che appaiono e scompaiono con una strategia in parte trasferita dalle sequenze in montaggio lineare in parte legata all’apparizione in punti spaziali diversi. Questo “montaggio spaziale” è ben noto nel campo dell’installazione di videoarte: l’uscita dallo schermo per conquistare una molteplicità percettiva che estende lo spazio rappresentativo alle situazioni “site specific” del luogo.
Il documentario informativo originale è frammentato nelle dimensioni e nei tempi video filmici ma anche profondamente legato a moduli di tempo e spazio. Un uso vasto di applicazioni digitali (videomapping, animazione digitale 3D, effetti speciali) permette di ricostruire il molto che è scomparso e ridare un senso virtuale agli spazi in frammenti di pietra che vediamo. La narrazione è ampia e discorsiva, come siamo abituati a sentire da Angela, e ha un tono più didattico che nei passati lavori. C’è una maggiore richiesta di didattica e pedagogia? Le immagini di Augusto e della crescita dell’impero romano hanno un carattere in parte personale e pedagogico e in parte avventuroso e quasi cinematografico, segnato da una colonna sonora che sembra rielaborare quella dei grandi film storico-epici.
Ogni apparizione di un personaggio o di elementi architettonici ha sviluppato una drammaturgia cinetica che porta avanti la narrazione con un linguaggio semplice e quotidiano, ma con un tono alto, colto, sia nel testo che nelle immagini.
IL FORO DI CESARE
La visita al Foro di Cesare ha una struttura più complessa e richiede un percorso in movimento, su e giù nei sotterranei che portano da una parte all’altra dei Fori imperiali. Qui la narrazione è più forte, stimolata da elementi nuovi, la drammaticità della figura di Cesare, il carattere della vita cittadina nell’epoca del primo grande Foro di una città che cresce febbrilmente a dismisura. È un post-cinema quello che vediamo e necessariamente la visione deve fare i conti con una serie di elementi linguistici inediti come il movimento spaziale e la variabilità della visione. Lo schermo cinematografico diventa superato nella sua bidimensionalità dalle varianti dell’immagine sottoposta a spostamenti di ogni tipo e dall’uso continuo dell’animazione digitale. Questo ci porta al confronto con la grande diffusione del documentario filmico, come Il Prado, o Tintoretto, Cézanne, a confronto con il moltiplicarsi di videoinstallazioni su artisti come Caravaggio, Klimt, van Gogh. Tutti questi lavori partono da una trasformazione linguistica: il passaggio dall’immagine statica in immagine cinetica e la sua sonorizzazione. Il successo delle videoinstallazioni è stato grande, la narratività visiva in pittura si presta enormemente alla sua cinematizzazione soprattutto ora con il sommarsi degli strumenti tradizionali del montaggio e degli effetti filmici con l’uso degli effetti speciali digitali. Effetti che nelle videoinstallazioni dei Fori sono ampiamente usati e fanno linguaggio.
DIDATTICA E DIGITALE
Ci si potrebbe però inoltrare anche maggiormente in questa direzione e trasformare la didattica in forma espressiva più forte, anche se c’è il rischio di travalicare i confini fra espressione e didattica. Grosso problema ma finora forse non abbastanza indagato dai nuovi media. La trasposizione delle teorie del montaggio in forma spazio-tempo è un problema aperto dai linguaggi dell’arte d’avanguardia e poi adottato dai linguaggi comunicativi.
Mentre il lavoro sui Fori continua e si spera che renda leggibili e vivibili tutti gli altri spazi archeologici, sarebbe interessante ampliare il campo di ricerca alle tante soluzioni possibili adottate dai linguaggi sperimentali per affrontare la distanza fra opera e spettatore. L’esperienza dei Fori apre comunque la strada a molte altre esperienze e il terreno museale (specialmente open air) è giusto per questi percorsi, dove si vede con evidenza l’azione di una nuova progettazione comunicativa e l’arricchimento esperienziale di Una Notte ai Fori.
Nam June Paik diceva: “La videoarte è l’opera di domani” evidenziando le possibilità di un mezzo audiovisivo cinetico capace di molteplici spettacolarizzazioni, come è stata a suo tempo l’opera lirica.
– Lorenzo Taiuti
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