“Ho ucciso lo sceriffo”, diceva il cantante reggae Bob Marley in una famosa canzone. Ho ucciso lo sceriffo anch’io eliminando Google dal mio browser, dato che, nell’insistenza della sua richiesta di “fiducia” (per la legge sulla privacy), arrivava ormai a oscurare il browser. È interessante rileggere i termini esatti di questa fiducia (che io non ho voluto dare) nella dichiarazione di Google a proposito dell’estensione delle funzioni richieste. Si tratta in sostanza di un permesso incondizionato a scorrazzare per il computer, registrando tutto quanto è possibile, per trasformarlo in databank di informazioni per aziende varie – quando non di governi, come è avvenuto in Cina con Facebook.
L’invasività delle funzioni intermediarie della Rete è diventata insopportabile e la pretesa sicurezza della Rete stessa è una bolla che è visibilmente scoppiata. Nei giornali come nelle newsletter attiviste si fa sempre più forte la denuncia del ruolo di controllo svolto da strutture di servizio in tutto simili ai falsi “amici” come Facebook. Attraverso queste Reti sono in azione i nuovi hacker, non più romanticamente e anarchicamente intenti a decostruire le comunicazioni del potere, ma concretamente intenti a ogni forma possibile di furto e imbroglio informatico.
Attenti a usare carte di credito e altro, grida di recente un giornalista di Repubblica, parlando dagli Usa, perché tutto è visto, controllato e diffuso e quindi ne è facilissimo il furto. A questo grido di allarme si aggiungono gli artisti digitali, che fra i primi hanno iniziato a interrogarsi sulla validità delle nuove forme comunicative e a formulare analisi, critiche e accuse. In una delle mostre più interessanti di questa stagione, La Strada al Museo Maxxi di Roma, uno degli artisti consegna al pubblico un foglio di istruzioni su come to unsubscribe da Facebook.
Il punto centrale è la fine della credibilità dello “scambio in natura” fra servizi e utente, servizi che ci sono sembrati gratis e “immateriali” prima che Facebook e Google e altre industrie digitali diventassero mostri globali. Lo scambio simbiotico nella Rete, che sembrava quasi un’alternativa all’economia tradizionale, cambia di senso. Come ritrovare fiducia nel medium senza una mutazione dei vecchi scambi? Quali sistemi di controllo assicurano che il controllo stesso non sfugga alla logica democratica? Io ho ucciso (o piuttosto ho provato a uccidere) lo sceriffo digitale. Provate a farlo anche voi.
‒ Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati