The Body Electric. Una grande mostra a Minneapolis racconta il corpo nell’era tecnologica
Un percorso che parte dagli Anni Sessanta, con le sperimentazioni che univano video e performance, per arrivare ai giorni nostri. “The Body Electric”, allestita al Walker Art Center di Minneapolis, ci invita a riflettere sulla natura del corpo umano nell'era della tecnologia.
Filosofi, scienziati e artisti si interrogano sul rapporto tra materiale e immateriale da secoli. Declinato nelle varie dicotomie corpo-anima, fisico-virtuale, materiale-ideale, il concetto non smette di suscitare dibattiti e ispirare nuove narrazioni. Parte da questa idea, aggiornandola alla luce delle complessità del progresso tecnologico, la mostra The Body Electric, in corso al Walker Art Center di Minneapolis fino al 21 luglio. Mettendo insieme opere di più di venti artisti di tutto il mondo, il museo offre un percorso storico lungo oltre cinquant’anni, che parte dalle esperienze pionieristiche nel campo della videoarte e della performance di artisti attivi negli Anni Sessanta come Shigeko Kubota, Charlotte Moorman, Nam June Paik e Wolf Vostell. Sempre a rappresentare il mondo di confine tra immagine video e presenza corporea, ci sono anche i filmati che documentano le azioni del Wooster Group e un’installazione inedita di Joan Jonas.
DALLA MACCHINA FOTOGRAFICA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Le opere di Sanja Iveković, Howardena Pindell, Paul Mpagi Sepuya, Cindy Sherman e Amalia Ulman raccontano i diversi modi in cui gli artisti hanno usato la macchina fotografica per mostrare il proprio corpo, utilizzandolo come perno di una narrazione di genere performativo quando non pienamente teatrale. Laurie Anderson, Ed Atkins, Pierre Huyghe e Sidsel Meineche Hansen evocano invece il tema dell’avatar e del doppio digitale, mentre le sculture e le installazioni di Robert Gober, Anicka Yi e Trisha Baga esplorano il rapporto tra digitale e analogico. Nei lavori di Lynn Hershman Leeson, Sondra Perry e Martine Syms il corpo diventa un territorio di espressione di identità socio-politiche, affrontando temi come la nazionalità, il ruolo sociale, il genere e la razza. Il percorso si chiude con Josh Kline, Carolyn Lazard, Candice Lin & Patrick Staff e Marianna Simnett, autori di opere che riflettono sulla malleabilità del corpo e sulle sue possibili (e impossibili) manipolazioni: dal tema della malattia a quello della modifica chirurgica, fino alle impercettibili mutazioni che avvengono a livello molecolare. Nell’atrio principale, in solitaria, è installata la “palla di cristallo” di Zach Blas Icosahedron, una sfera luminosa controllata da algoritmi di intelligenza artificiale che ha il paradossale e ricorsivo compito di “prevedere il futuro delle previsioni”.
Dopo Minneapolis, The Body Electric viaggerà alla volta di San Francisco, dove sarà allestita al Yerba Buena Center for the Arts tra settembre 2019 e gennaio 2020.
– Valentina Tanni
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