Una mostra curata da un’intelligenza artificiale. Il progetto della Liverpool Biennial
Cosa succederebbe se il curatore di una grande mostra fosse sostituito da un'intelligenza artificiale? Si pone questa provocatoria domanda un progetto che debutterà alla Liverpool Biennial. Ecco tutti i dettagli
Un’intelligenza artificiale per imparare ha bisogno di dati. Più i dati sono numerosi e rilevanti, maggiori sono le probabilità che il sistema impari a svolgere la propria funzione in modo efficace e pertinente. Questo processo, che in gergo tecnico si chiama machine learning, è al centro di un curioso esperimento artistico-curatoriale che debutterà alla prossima Biennale di Liverpool (11 luglio – 25 ottobre 2020). Il titolo, The Next Biennial Should be Curated by a Machine, richiama volutamente un altro famoso progetto che metteva in discussione il ruolo curatoriale, prodotto da e-flux nel 2003 e curato da Jens Hoffman: The Next Documenta Should Be Curated by an Artist. Se in quel caso era l’artista la figura chiamata in causa nel processo di ripensamento della funzione del curatore, in questo caso l’attenzione si rivolge alla macchina. A venire esplorate sono le possibili relazioni tra la curatela di mostre e l’intelligenza artificiale, con l’idea di provare a sviluppare un “sistema sperimentale” robotico capace di assumere, in tutto e per tutto, il ruolo del curatore. “Come sarebbe la prossima Biennale, o qualsiasi altra grande mostra, se il processo curatoriale venisse affidato alle macchine e a loro venisse chiesto di gestire il vastissimo corpus di dati prodotto dal mondo dell’arte, un compito che supera di gran lunga le capacità di un singolo curatore umano?” si chiedono gli autori.
UNA CALL PER ACCUMULARE DATI
Nato da una collaborazione tra il duo artistico UBERMORGEN (fondato nel 1995 a Vienna da lizvlx e Hans Bernhard), l’esperto di informatica umanistica Leonardo Impett e la curatrice Joasia Krysa, l’esperimento è stato co-commissionato dalla Biennale di Liverpool e dal Whitney Museum di New York che lo esporrà sul suo portale Artport, uno spazio dedicato ai progetti artistici online aperto dal 2002. Per iniziare questo lavoro di addestramento del “curatore artificiale” si è scelto di partire da uno schizzo progettuale realizzato per la stessa Liverpool Biennial, che quest’anno sarà curata da Manuela Moscoso insieme al direttore artistico Fatoş Üstek e al team della manifestazione. Lo schema, tracciato velocemente a penna su un foglio, verrà interpretato come un diagramma tecnico, prima base di lavoro per organizzare i diversi data set e i conseguenti processi iterativi. Nella seconda fase, all’algoritmo verranno date in pasto informazioni relative al processo curatoriale, in modo da generare una serie di “proposizioni” e di “versioni” possibili della Biennale. Per raggiungere questo scopo, gli autori hanno appena lanciato una call aperta a tutti, chiedendo di inviare materiali utili per il training dell’AI: si possono caricare, usando il sito web del progetto, testi, immagini, diagrammi, video, audio, contratti, documenti di budget e qualsiasi altra informazione si ritenga rilevante. La submission può essere anonima e i dati non verranno mai pubblicati in nessuna forma, ma soltanto utilizzati per il progetto di machine learning.
– Valentina Tanni
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