Musei e digitale. Intervista a Chris Michaels della National Gallery di Londra

Si torna all’estero con questa puntata della rubrica dedicata al rapporto fra musei e digitale. La parola passa a Chris Michaels, Director of Digital, Communications and Technology presso la National Gallery di Londra.

Perché la trasformazione digitale è importante per i musei?
Siamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica di lungo periodo che potrebbe essere più profonda ancora di quanto non sia stata due secoli fa la rivoluzione industriale. Nessuno può ignorarlo, e meno che mai lo possono fare i musei, che sono il deposito della nostra memoria collettiva.

Quanto si è adattato il settore museale e cosa si può fare di più?
I musei hanno fatto più di quanto si rendano conto. L’area in cui sono stati più deboli è quella relativa alla vera professionalità manageriale – cioè prendere sul serio i prodotti digitali che si realizzano per il pubblico ed essere capaci di riconoscere persone, denaro e tempo necessario e sufficiente per fare bene le cose.

Cosa sta facendo la National Gallery al riguardo?
La National Gallery si è impegnata su un periodo di cinque anni per la trasformazione digitale. È un pilastro chiave della strategia generale della galleria. Ci concentriamo su tre aree: capire meglio la nostra audience e migliorare le nostre prestazioni – anche commerciali – grazie alla lettura dei dati e degli insights; migliorare i nostri prodotti e servizi digitali per creare una migliore esperienza per i visitatori; investire nelle aree dell’innovazione e della ricerca&sviluppo come percorso per immaginare il futuro della galleria.

In che modo la digitalizzazione di un’organizzazione migliora il flusso di lavoro, l’efficacia della comunicazione e l’utilizzo delle risorse?
Direi che il digitale cambia ampiamente la struttura sociale del lavoro. Significa che comunichiamo e prendiamo decisioni più velocemente di quanto avremmo potuto fare in precedenza, e lavoriamo in modi più immediati e informali. Faccio la maggior parte della mia “gestione delle persone” con messaggi istantanei tramite uno strumento di collaborazione, Slack. Significa che posso lavorare velocemente e direttamente con le persone piuttosto che dover attendere email o riunioni, perdendo del tempo.

In un museo che è diventato un’organizzazione digitale, quali sono le attività e i contenuti che lo rendono “relevant”?
Dobbiamo riconoscere ai pubblici la medesima importanza che riconosciamo all’arte che custodiamo, ricercare ciò che fanno, ciò che vogliono, e pensare a come possiamo servirli meglio, con la stessa determinazione che applichiamo allo studio della storia dell’arte o dell’archeologia. Prendersi cura del proprio pubblico consente di realizzare prodotti migliori, servizi migliori ed essere un museo migliore.

Il digitale cambia ampiamente la struttura sociale del lavoro. Significa che comunichiamo e prendiamo decisioni più velocemente di quanto avremmo potuto fare in precedenza”.

Come si valuta il successo all’interno di un’organizzazione digitale? E che tipo di metriche usi per valutare un progetto digitale?
La nostra strategia si basa su obiettivi economici piuttosto che su parametri di crescita del pubblico. Per me è più importante essere finanziariamente sostenibili piuttosto che far crescere semplicemente e genericamente i numeri.

Quali sono le tue preoccupazioni principali sul futuro dei musei?
I musei, in particolare quelli britannici, si stanno confrontando con tre fattori che determinano il cambiamento. In primo luogo il cambiamento del contesto finanziario: abbiamo perso il 30% dei nostri finanziamenti pubblici dal 2011 e una Brexit radicale potrebbe farci perdere ancora di più. Quindi, la prima leva che ci muove è: come possiamo guadagnare di più come istituzione ed essere più efficienti? Il secondo fattore è che il nostro pubblico si sta diversificando e sta crescendo. Abbiamo il 50% di visitatori in più rispetto a 19 anni fa e provengono sempre più da luoghi molto diversi, sparsi in tutto il mondo. Come possiamo fornire un’esperienza significativa per loro quando la loro relazione culturale con il nostro patrimonio artistico si sta frammentando? Il terzo e ultimo fattore è l’innovazione tecnologica: come possiamo tenere il passo con i cambiamenti nell’ambiente tecnologico? Rispondere bene anche solo a uno di questi problemi è difficile, ma dobbiamo affrontarli tutti e tre contemporaneamente. Non facile, certo, ma eccitante.

Puoi consigliare un libro essenziale per i tuoi colleghi?
Sono un lettore “forte” – leggo 1-2 libri alla settimana in media. Direi che tutti nel settore pubblico dovrebbero leggere Lo Stato innovatore e Il valore di tutto di Mariana Mazzucato. Mariana è un’economista italiana che insegna a Londra e sta cercando di riallineare il rapporto fra Stato e impresa in modo davvero positivo. Adoro il suo lavoro.

Maria Elena Colombo

www.nationalgallery.org.uk

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #51

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