CLAUDIO MUSSO ‒ CRITICO D’ARTE E DOCENTE
Nella mia esperienza personale la radio, in frequenza o sul web (ricordo ancora il caso pionieristico di Pandora), ha sempre avuto un posto di primo piano anche per quanto riguarda l’accesso ai contenuti culturali, in particolare per le arti visive. Non credo sia necessario scomodare Walter Ong e il rientro di una cultura orale per sottolineare quanto la voce, viva o registrata, sia parte del nostro quotidiano – pensiamo solamente ai messaggi vocali su WhatsApp. In questa dimensione il podcast, come il blog per la scrittura, ha fornito da tempo la possibilità di una narrazione personalizzata e potenzialmente seriale, che oggi più che mai pervade anche l’audiovisivo. Della radio e del podcast per l’arte mi ha sempre affascinato l’intrigante contraddizione di parlare di qualcosa che gli ascoltatori non vedono e la vicinanza implicita nell’ascolto di una conversazione, come fosse quella degli avventori di un bar in un tavolo di fianco al nostro.
ELENA DEL DRAGO ‒ GIORNALISTA E CURATRICE
Quando, a Radio3, abbiamo pensato a un nuovo programma interamente dedicato all’arte in radio, avevamo molti dubbi che, in fondo, si possono riassumere così: è davvero possibile raccontare delle immagini senza farle vedere? Ebbene la risposta, dopo diversi anni di messa in onda, è decisamente positiva.
Lo sforzo è quello di costruire un racconto attorno a ogni mostra, a ogni artista o a ogni libro che scegliamo, un racconto che sia quanto più possibile esplicativo. Per questo abbiamo scelto di realizzare delle puntate, seppure ancorate all’attualità, quanto più possibile monografiche: tanto da costituire un piccolo approfondimento a portata di ascolto. E così il Podcast ha un ruolo fondamentale poiché consente di conservare, dei tanti argomenti trattati (con A3, il Formato dell’Arte ci occupiamo di ogni momento della storia dell’arte) proprio quelli di maggiore interesse.
FEDERICO GIANNINI ‒ FINESTRE SULL’ARTE
Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un rinnovato interesse per il podcasting e a una crescita dei contenuti prodotti con questa tecnologia. Podcast e audiolibri sono un ottimo strumento per divulgare l’arte e la cultura perché sono semplici sia da produrre che da fruire.
Tuttavia, il fatto che produrre un podcast sia, dal punto di vista tecnico, un’attività relativamente poco impegnativa, non significa che anche i contenuti debbano esser tali: un buon prodotto divulgativo è quello che riesce a trasmettere con chiarezza e rigore un argomento complesso, elaborandolo in un linguaggio accessibile a un pubblico vasto. E questo è un compito difficile. Per podcast e audiolibri, inoltre, s’aggiunge il problema di dover ravvivare il racconto evitando che risulti monotono (occorre pensare che un utente che ascolta un audio si può distrarre molto più facilmente di una persona che legge un libro o guarda un video). Per l’arte c’è poi un ulteriore ostacolo: rendere a parole ciò che, in partenza, è dato sotto forma d’immagine. In questo Roberto Longhi è stato un grande maestro e la sua prosa potrebbe essere fonte d’ispirazione per chi oggi produce contenuti audio dedicati all’arte.
ANDREA CONCAS ‒ ART TECH ENTREPRENEUR E AUTORE
Ogni giorno con i miei video parlo di arte, ma raccontarla tramite i podcast ha tutt’altro gusto ed emozione. Trasmettere i valori dell’arte con la sola voce, far immergere l’ascoltatore in uno spazio immaginario alla scoperta dei segreti dell’arte, sintetizzando concetti complessi senza l’aiuto di immagini sono i motivi per i quali, oltre due anni fa, ho aperto il mio podcast ArteCONCAS. Con la forza della voce puoi fruire dell’arte mentre cucini, guidi o fai sport, la tua mente viaggia e si arricchisce, queste le ragioni del successo dei podcast per essere multitasking nelle tue passioni.
Il futuro dei podcast? Gli assistenti vocali! Ascolti e interagisci con la voce per ascoltare i podcast sul mondo dell’arte, addirittura accedi a contenuti esclusivi tramite parole chiave, come con i miei libri ChatBOT su Banksy e Leonardo editi da Mondadori Electa su Google Assistant e Amazon Alexa.
CAROLA HAUPT & ILARIA GADENZ ‒ RADIO PAPESSE
Dal 2006 Radio Papesse è art & radio on demand. Racconta l’arte e la lascia raccontare agli artisti. I suoi modelli sono William Furlong e Carla Lonzi, il loro approccio orizzontale e dialogico, lontano dai maratoneti dell’intervista. Oggi Radio Papesse archivia migliaia di ore d’arte da ascoltare e scaricare. Il podcast è spesso il medium, il formato è quello del talk show radiofonico.
Tutti hanno una storia da raccontare: alcuni lo fanno davvero bene, per molti è una palestra dove giocare a microfono aperto. Per altri, radio e podcast non sono che l’ennesimo territorio di frontiera da conquistare. Lo saranno di sicuro per le accademie e gli istituti di formazione artistica. Ma la radio è anche arte e se la radio arte va sempre meno in radio, per fortuna ci sono i podcast! Frequentiamo quegli straordinari campi di sperimentazione sonora e diversità che sono RADIA, Constellations, Radio Atlas, o che si chiamavano Soundproof… Per citare Julie Shapiro, produttrice esecutiva di Radiotopia e tra i fondatori del Third Coast Festival: la radio arte è importante perché richiede pazienza, concentrazione e invita a un ascolto attento. E questo, sappiamo, non è mai una brutta cosa.
CLAUDIA LÖFFELHOLZ ‒ RESPONSABILE DELLA SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE DI FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE
Il gran successo dei podcast era prevedibile nel mondo dell’arte contemporanea. Facili da produrre con costi bassi e libero accesso ai contenuti che possono essere generati dall’utente, fuori dai soliti canali mediatici, permettono inversione o cambio di ruoli prestabiliti e una portata senza limiti di spazio e tempo nell’etere e nel web. Sono entrata nel mondo dei broadcast grazie alla collaborazione con il PAN, Palazzo delle Arti Napoli, e la sua partnership con il mitico ArtonAir.org / Clocktower Radio del PS1 MoMA durante il programma di trasmissioni dirette dalla preview della Biennale di Venezia nel 2007. Un’esperienza stimolante che anni dopo mi è servita per Ælia Media, progetto di Pablo Helguera, vincitore della prima edizione del Premio Internazionale di Arte Partecipativa curato da me con Julia Draganović nel 2011. Ælia Media ha riunito venti giovani operatori culturali provenienti da diversi ambiti creando un broadcasting center di giornalismo indipendente. Alcuni hanno continuato a occuparsi di radio e podcast grazie al potenziale unico dei contenuti generati dagli utenti – raccontare il mondo senza filtri e censura, in diretta e fuori dai canoni consueti.
ANNA RAIMONDO ‒ ARTISTA
Come artista ho creato per la radio, l’ho usata come spazio espositivo, credendo nel potere aggregativo e nel potenziale democratico del medium. Varie le mie creazioni radiofoniche in podcast, come La vie en bleu (2014), viaggio tra le assonanze e dissonanze dei paesaggi sonori di Napoli e Marsiglia; Derrière la mer (2017), opera radiofonica basata su interviste in dialogo con estratti della Bibbia e del Corano sul mare, per citarne alcuni. Come curatrice ho co-creato Saout Radio, piattaforma di arte contemporanea udibile e archivio online con un focus sul sud globale, partendo dalla riflessione che il suono non ha bisogno di visto. Oltre a podcast, abbiamo creato progetti site specific quali Saout Africas (2017) per documenta 14.
Con il podcast si sono moltiplicati contesti e tempi di ascolto, voci radiofoniche e contenuti e fare radio è diventata una pratica più democratica. Se fino a qualche anno fa in Italia c’erano le radio comunitarie nelle quali ascoltare contenuti (estetici o politici) più radicali e sperimentali, oggi la persona all’ascolto ha più scelta o può produrli e sperimentare lei stessa.
MARINA GARCIA-VASQUEZ ‒ EDITOR IN CHIEF ARTSY
I podcast danno una sensazione di immediatezza e accompagnano gli ascoltatori alla scoperta di un nuovo universo. Seguendo la voce e l’organizzazione dei suoni esterni possiamo intraprendere un viaggio d’arte servendoci solo delle vivide immagini prodotte dalla nostra immaginazione. Ascoltare è una forma attiva di apprendimento. È anche uno strumento per sviluppare empatia. Come ascoltatori, ci affidiamo alle parole e alle idee di chi crea il podcast, che a sua volta si occupa di sviluppare un dialogo attorno ai temi che contano. L’audio è una delle forme più intime di storytelling. Grazie ai dieci podcast di Artsy possiamo ascoltare i nostri redattori più competenti e impegnati raccontare le news e i trend che riguardano il mondo dell’arte a livello globale, dall’avvento di Instagram alla catalogazione degli artisti. Possiamo ascoltare le loro voci morbide e riflessive ma anche la loro passione riguardo a un determinato argomento come se fossimo seduti di fronte a loro, in una conversazione. Il dialogo è ricco e pieno di sfumature, come un’opera d’arte.
DANA BASSETT ‒ PRODUTTRICE E CONDUTTRICE
Bad at Sports è stato fondato nel 2005 con un obiettivo molto semplice: condurre conversazioni approfondite e sincere con gli artisti, e divertirsi nel farlo. Ora, dopo quasi quindici anni, Bad at Sports ha registrato oltre settecento interviste e ha lanciato una trasmissione live radio qui a Chicago, ma ci piace ancora divertirci. Per noi, fare cultura e raccontarla sono due cose che vanno a braccetto. Consideriamo il nostro lavoro come una pratica artistica e spesso organizziamo interventi creativi durante eventi e fiere. Parte del nostro successo è dovuta al fatto che conosciamo bene il nostro pubblico, perché siamo noi il nostro pubblico. Questa trasmissione è, ed è sempre stata, fatta da artisti e per gli artisti. Cerchiamo di seguire il principio del K.I.S.S (Keep It Simple, Stupid, ossia mantenere uno stile semplice e lineare, N.d.T.), continuando a fare quello che sappiamo fare meglio.
GIORGIA ORI, ERIKA GAIBAZZI, FRANCESCA ROSSI, CARLOTTA ROMA ‒ OTTN PROJECTS
Il podcast ha avuto successo come mezzo perché aggiunge valore al nostro tempo libero, è in grado di motivare l’ascoltatore e dargli grande energia. Alle persone piace ascoltare contenuti interessanti mentre fanno la spesa, sono in palestra o puliscono casa! Perché intervistiamo il direttore del MAMbo? Intervistiamo Lorenzo Balbi con la speranza che ci sia un giovane il cui sogno sia diventare curatore o direttore museale e, ascoltando la nostra puntata mentre sta correndo, abbia più voglia di raggiungere il suo obiettivo.
Il pubblico dei podcast è diverso da chi ascolta la radio, così come sono diverse le due filosofie. L’idea del podcast rispecchia a pieno ciò che siamo noi: giovani donne che si stanno costantemente formando e amano circondarsi di persone molto competenti per imparare. Tramite il podcast condividiamo questa cultura del singolo con molte più persone. Crediamo nell’interazione, nella comunicazione, e in questo tipo di sincerità che passa dalla forma per arrivare ai contenuti.
‒ Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #51
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