One, Too, Free. La mostra di Alessandro Lupi nello spazio Cubo Unipol a Bologna
Una piccola mostra da non perdere negli spazi di Cubo, a Bologna. Alessandro Lupi, artista genovese da anni di stanza a Berlino, mette in scena una riflessione per immagini sul tema della percezione. Vi mostriamo foto e video.
È una riflessione sulla percezione e sull’immaginazione la mostra One, Too, Free, che Alessandro Lupi (Genova, 1975; vive a Berlino) ha allestito nello spazio Cubo Unipol a Bologna. Il percorso espositivo, che inizia all’esterno con una grande installazione site specific, è infatti punteggiato di opere che stimolano i sensi dello spettatore, costringendolo a mettere in discussione le proprie abitudini percettive e la propria conoscenza del mondo. A partire da Frammenti di realtà, una cascata di piccoli frammenti di specchio che sembra fluttuare in aria, ondeggiando al vento e riflettendo le differenti fonti luminose. Una specie di nuvola scintillante che si muove in senso ascensionale, spingendo lo spettatore a rincorrere la luce con lo sguardo, lasciandosi abbagliare dal caleidoscopio di riflessi.
OMBRE E SPECCHI
Entrati nello spazio, cattura subito l’attenzione una serie di piccole sculture poste su piedistalli e coperte da teche trasparenti. All’interno di ciascuna di queste teche, un oggetto in miniatura, dalle forme semplici delineate con precisione, sembra illuminato da un faretto circolare. L’ombra che ne consegue, però, non corrisponde alla forma dell’oggetto, introducendo un elemento incongruo e spiazzante. Altrettanto disorientante l’incontro con Antiego, un’opera a muro che sembra a prima vista una semplice superficie riflettente, ma che ha invece il curioso effetto di occultare il volto di chi cerca di specchiarsi in essa, lasciando invece visibili le sagome delle altre persone.
GLI EVENTI COLLATERALI
L’installazione Seconds, nell’ultima stanza, è una riflessione sul tempo, con protagonisti una serie di orologi simbolici: “dapprima un rumore incessante, discorde, simile a quello di una pioggia battente; poi, un ritmo ordinato, ripetuto, incessante come una marcia che avanza. Nelle mani di Alessandro Lupi, sessantuno orologi rifiutano di scandire il tempo secondo le regole che noi stessi abbiamo loro dato: ribellione dei meccanismi al sistema di controllo”, commenta in catalogo la curatrice Ilaria Bignotti. In occasione della mostra, che rimarrà aperta fino al 28 marzo, si è svolto anche un ricco programma di eventi collaterali, curato da Federica Patti, che ha animato lo spazio nei giorni dell’artweek: le performance sonore di Zimmerfrei e GnuQuartet, l’incontro con l’artista, il simposio How Long is Forever? e l’electronic live reading Concetto e gli specchi, dedicato all’artista bolognese Concetto Pozzati.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati