Sono trascorsi oramai tre mesi da quando noi tutti abbiamo lentamente iniziato a confrontarci con il Coronavirus. Tra provvedimenti discutibili e gestioni a dir poco maldestre, né il mondo politico né quello sanitario sono ancora riusciti a porre risoluzioni concrete alla pandemia, tantomeno a garantire scenari futuri rassicuranti. Stando a quanto afferma lo storico dell’arte George Kubler, nel suo celebre La forma del tempo, ciò che viene fatto dall’uomo corrisponde sempre a soluzioni intenzionali di un determinato problema, e spetta alla figura dell’artista il compito di trasformare quel rimedio in opera d’arte. In mancanza di aiuti esterni, ci pensano allora i creativi di tutto il mondo a ribaltare la situazione, trasmutando quello che è diventato il nemico globale numero uno in una fonte inesauribile di creatività. Se l’avversità risulta difficile da sconfiggere, quindi, si può comunque provare a trarne qualcosa di buono.
ARTISTI DIGITALI E CORONAVIRUS
Nell’ultimo periodo sono numerose, infatti, le iniziative artistiche che, nell’ordine di diffondere una certa positività, guardano alla stessa problematica adottando un’ottica diversa.
È il caso ad esempio di Excellent Quarantine Ideas, un progetto ideato dalla graphic designer e sviluppatrice web, Rifke Sadlier. La giovane londinese ha infatti ben pensato di realizzare un sito nel quale poter sia dare suggerimenti utili sul come trascorrere le proprie giornate in quarantena sia, dall’altro lato, ricevere indicazioni per poter aiutare chi si trova in gravi difficoltà. Approfittando di una condizione collettiva così delicata, il portale della Sadlier riesce a farsi veicolo di empatia stabilendo forme di contatto sia con l’altro che con noi stessi.
Di matrice musicale, invece, è il progetto di Antoine Bertin, Meditations on Covid-19: analizzando la sequenza RNA del virus SARS-COV-2, l’artista è riuscito a ricavare dei suoni che ha poi utilizzato per produrre una serie di brani meditativi da ascoltare nel proprio ambiente domestico. La traccia audio, al momento pubblicata, si basa su un primo frammento del materiale genetico del Coronavirus che è stato poi tradotto in suono associando ogni lettera della sequenza (A,U,G,C) a una nota musicale. Tramite una curva esponenziale, il tempo del pezzo accelera così come aumenta la pandemia, e rallenta a seconda di come ci aspettiamo che la diffusione virale deceleri se ognuno rimane a casa. Simile, per modus operandi, è il progetto Covid-19 Data Sonification del nostrano Alessio Premoli (in arte Chelidon Frame): in questo caso, i dati ufficiali della situazione italiana ‒ estratti dal sito Covid19api ‒ sono stati elaborati da un apposito algoritmo per trasformare il numero giornaliero di casi confermati, pazienti recuperati e nuovi decessi, in onde sonore in continua evoluzione; a seconda del quotidiano cambiamento dei numeri si modificano anche le frequenze dei suoni fino ad abbandonare l’armonia iniziale.
IL DESIGN UTILE
Espedienti simili contribuiscono a rendere sempre più labile il confine tra arte e hacking sconfinando, inevitabilmente, anche verso impreviste forme di design. Un esempio a riguardo è Scrubber, il particolare dispenser di sapone concepito dallo studio di ingegneri creativi, Deeplocal. Il dispositivo, una volta attivato, consente di potersi lavare le mani ascoltando venti secondi della propria canzone preferita; grazie alla musica ‒ diffusa da un altoparlante inserito al suo interno ‒ si viene così invogliati a detergersi, trasformando in piacere personale una pratica di buon senso comune. Che sia finalmente arrivato il momento di riconsiderare il valore sociale delle pratiche artistiche? A noi l’ardua sentenza.
‒ Valerio Veneruso
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