Il festival Algoritmi di Torino trasloca online. E lancia un museo in realtà virtuale
Doveva inaugurare in questi giorni al Bunker di Torino il festival “algoritmi”, un evento dedicato alla creatività digitale in tutte le sue espressioni. In tempi di distanziamento sociale, però, l'evento si reinventa online, usando il web e la realtà virtuale.
“In questo momento storico gli operatori culturali sono chiamati a ragionare in termini di esperienze individuali, ma situate in un contesto di condivisione, luoghi aggregativi virtuali con contenuti altamente specialistici e profilati”. A parlare è Karin Gavassa, ideatrice e curatrice del festival algoritimi, la cui prima edizione avrebbe dovuto inaugurare in questi giorni a Torino negli spazi del Bunker, in zona Barriera di Milano. L’evento, dedicato ai linguaggi digitali nel campo dell’arte, della musica e della performance, ha traslocato online già da qualche settimana, avviando The Circle, un programma di appuntamenti fruibili sul web sia tramite social che in realtà virtuale (performance sonore, video, musica elettronica e live coding). “Lo stesso evento”, continua la curatrice “dovrà essere necessariamente accessibile e inclusivo a livello di streaming, da diverse piattaforme, pensando a metodologie di partecipazione integrata e diffusa a livello mondiale, amplificando le possibilità di interazione e sperimentazione”.
UN MUSEO IN REALTÀ VIRTUALE
Dopo l’esperienza di “clubbing virtuale” di The Circle, algoritmi lancerà uno spazio espositivo permanente chiamato The Dome. Il progetto, annunciato come “il primo museo interamente ideato e progettato in virtual reality per ospitare opere site specific, immersive e interattive di arte 3D e digitale” (anche se di musei e progetti espositivi in realtà virtuale se ne sono visti molti negli ultimi anni, in verità), inaugurerà sabato 25 aprile e si prefigge l’obiettivo di esplorare nuove modalità di esposizione e fruizione dell’arte in un momento storico in cui il lockdown ci costringe ad adottare rigide misure di distanziamento sociale: “un centro culturale, uno spazio per la produzione artistica e laboratori didattici con accesso democratico da ogni dispositivo, con o senza casco VR, e senza dover scaricare alcuna app”. Per progettare questo nuovo spazio, il festival si è avvalso della collaborazione del programmatore esperto in VR Enea Le Fons, sviluppatore della piattaforma UXR.zone, famoso, tra le altre cose, per aver portato avanti nel 2018 la challenge #30daysinVR, trascorrendo per un mese intero gran parte della propria vita immerso nel visore VR.
TRE ARTISTI PER L’OPENING
“Con questo metodo”, spiega Le Fons, “gli artisti possono sperimentare avendo a disposizione un ambiente di sviluppo olografico, uno spazio creativo potenzialmente infinito, a rischio zero, senza sprechi e senza limiti di dimensioni e disponibilità di strumenti e materiali, dove poter sfruttare consapevolmente la realtà virtuale per la loro ispirazione e la loro pratica. Le loro azioni potranno portare un’idea più positiva, produttiva e collaborativa dell’utilizzo di tale tecnologia. Questi sono strumenti che hanno un immenso potenziale creativo e di connessione e non dovrebbero essere utilizzati solo con un fine di perpetrazione del consumismo e di controllo”. Per l’inaugurazione sono stati invitati tre artisti che si confronteranno con questo nuovo spazio, un grande ambiente digitale coperto da una cupola che ricorda molto da vicino le atmosfere di Second Life. Gli autori che realizzando opere site specific per l’occasione saranno Franz Rosati, che presenterà Hyletics, Nesso (Francesco Corvi) con HyperGlass 2.00 e Toshikazu Jayson Toyam con Truth of The Universe 2.0.
– Valentina Tanni
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