Anche i giovani artisti italiani entrano nel mondo degli NFTs grazie a una mostra collettiva
La mostra Travel diary, ospitata sulla piattaforma newyorkese Snak.art, “offre una possibilità di fuga ed esplorazione, un invito a scoprire l'ignoto”. Tutto quello che c’è da sapere sulla crypto art, sul mondo dell’arte digitale e sulle sue possibili ripercussioni, in questa intervista alla curatrice del progetto.
Dalla gif del gattino Nyan Cat battuto all’asta per 590mila dollari a Everydays: the first 5000 days dell’artista digitale Beeple, venduta da Christie’s in Ether per un valore di 69 milioni di dollari, ci troviamo in quest’ultimo periodo di fronte a una svolta del mercato del digital senza precedenti. In un momento storico in cui gli spostamenti e la fruizione dell’arte in presenza sono fortemente limitati, l’arte digitale è entrata nel sistema internazionale in modo prorompente, con modalità di visione e vendita in rapida evoluzione. Sulla piattaforma newyorkese Snark.art è stato dato il via a Travel diary, una mostra digitale di crypto art fruibile esclusivamente nel mondo virtuale di Decentraland. Un’esposizione incentrata – paradossalmente – sul tema del viaggio, un diario di bordo composto da opere in JPG, GIF e MP4 realizzate dai giovani artisti italiani Nicola Baratto e Yiannis Mouravas, Giulia Furlan, Alessandro Manfrin, Matteo Pizzolante, Luca Staccioli, Francesco Tagliavia e Luisa Turuani. “In un presente caratterizzato dall’impossibilità di soddisfare il nostro bisogno e desiderio di viaggiare, Travel diary offre una possibilità di fuga ed esplorazione, un invito a scoprire l’ignoto”, viene spiegato nell’introduzione della mostra. Ma cosa significa esattamente NFTs? In che modo questa svolta digitale influirà sul sistema, a partire dagli artisti italiani? Ne abbiamo parlato con Sonia Belfiore, curatrice del progetto, in questa intervista.
Cosa s’intende per NFTs?
NFTs è l’acronimo di Non-fungible tokens. I token sono unità digitali di valore programmabili. Questi token possono essere fungibili, il che significa che non sono unici e possono essere scambiati, proprio come il Bitcoin o l’Ethereum, oppure possono essere non fungibili. In quest’ultimo caso i token non fungibili, o NFT, sono unici e non possono essere scambiati con un altro token. Quando compri un NFT, stai comprando un token e l’opera d’arte ad esso collegata. La transazione è registrata sulla blockchain, un database decentralizzato.
Spiegaci meglio.
L’opera può essere unica, o in edizioni, ma ogni token è unico per quell’opera. L’acquisto del NFT, registrato sulla blockchain, fornisce una registrazione permanente di quell’acquisto e ne fornisce una prova di proprietà. In questo modo gli NFTs proteggono la paternità dell’artista, come una vera e propria autentica, rendendo possibile un mercato secondario.
Come ti sei approcciata a questo mondo?
È successo un anno fa, durante la prima ondata di pandemia quando, grazie all’introduzione di una collega, sono entrata in contatto con Snark.art. Snark è una piattaforma curata che si occupa di blockchain, nata a Brooklyn nel 2015, che mira ad unire il mercato dell’arte visiva e quello della crypto art. Da subito la proposta arrivata da Snark è stata interessante: coinvolgere artisti visivi dal percorso “tradizionale” per aiutarli a sviluppare e promuovere NFTs. Ho trovato la cosa molto stimolante, ho iniziato a fare ricerca in merito e a far loro molte domande!
Come hanno lavorato gli artisti di questa mostra per produrre un’opera NFTs?
Ho proposto questa sfida ad alcuni artisti, accaniti sperimentatori, con cui avevo già lavorato, molti dei quali sapevo avere un interesse per il digitale e speravo avrebbero accolto la proposta con entusiasmo… e così è stato! Nessuno di loro è un artista prettamente digitale, per tutti è stata un’occasione per pensare alla loro ricerca in questa nuova forma, ma anche per esser fruita e comprata digitalmente. Nessun artista aveva mai creato degli NFTs prima.
Ad esempio?
Per alcuni artisti, come Francesco Tagliavia, Nicola Baratto, Yiannis Mouravas e Luca Staccioli la mostra è stata un’occasione per presentare alcuni lavori digitali creati in precedenza, dandogli a tutti gli effetti una nuova forma e un nuovo contesto. Per altri artisti, Matteo Pizzolante, Luisa Turuani, Alessandro Manfrin e Giulia Furlan, Travel Diary è stata un’opportunità di sperimentare delle opere native digitali, un percorso nuovo ma in linea con le loro ricerche. Una volta creati e proposti i file digitali in formato JPG, MP4 e GIF, le opere sono state tokenizzate da Snark.art, processo che ha richiesto alcuni giorni.
La crypto art è ora sulla cresta dell’onda: ha fatto scalpore la recente notizia della vendita di un’opera digitale per 69 milioni di dollari da Christie’s. Ci troviamo di fronte a un fenomeno momentaneo o a un bivio dell’arte? Qual è il tuo punto di vista in merito?
Penso che sia forse troppo presto per dirlo, il tutto si sta evolvendo di giorno in giorno, quasi in tempo reale. Per farti un esempio, in questi mesi, durante l’organizzazione della mostra, sono state introdotte “in corsa” nuove modalità di vendita, come i Drops, finestre temporali limitate (ore o anche minuti) in cui le opere vengono vendute in anteprima prima di essere spostate sul marketplace.
E questo cosa comporta?
Da un lato emerge questo approccio di “trading veloce”, che si lega molto alle dinamiche in essere sui mercati delle criptovalute. Il pubblico stesso è diverso e spesso estraneo ai meccanismi del sistema dell’arte tradizionale. Dall’altro lato è un fenomeno che, grazie alla blockchain, garantisce la paternità e la tracciabilità delle opere digitali prima difficile da stabilire con certezza: la tokenizzazione, infatti, certifica il valore e la provenienza di un’opera tracciando il suo roaming da quando è stata prodotta.
E poi?
La tokenizzazione permette anche il frazionamento dei beni, che possono esser acquistati facilmente in tagli più piccoli portando più acquirenti sul mercato, credo sia un punto interessante anche per il mondo delle gallerie. Inoltre, penso che gli NFTs siano figli di questo periodo, segnato da forti limitazioni in cui gli artisti faticano ad esporre e vendere le proprie opere… soprattutto i giovani. Da qui nasce la mia volontà di includere esclusivamente giovani artisti italiani
Credi che sia una opportunità di lancio anche per giovani artisti, come è il caso della tua mostra?
Certamente! Forse, più che un’occasione di lancio, penso possa essere un’occasione di sperimentazione e visibilità, soprattutto in un periodo come questo in cui difficilmente si può restituire un’esperienza di fruizione in linea con l’opera presentata. Martedì c’è stata la vendita di alcune delle opere in mostra come Drops ed è stata un successo.
Come si sta avvicinando l’Italia, in particolare, a questo mondo?
Da qualche giorno è uscita la notizia che König Galerie ha creato la sua galleria (proprio la struttura di St. Agnes a Berlino) su Decentraland – lo stesso mondo virtuale di Travel Diary – che ospiterà una mostra collettiva con dipinti e sculture digitali sotto forma di NFTs. Forse a breve anche qualche galleria o istituzione italiana farà un progetto simile. È interessante il fatto che a seguito della mostra ci sia stato un immediato feedback da parte non solo di artisti, ma anche di gallerie, e lo considero un segnale positivo.
– Giulia Ronchi
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