NFT per principianti. Una rivoluzione nel mondo dell’arte o il nulla certificato dal nulla?
La collana editoriale “for Dummies” – per principianti, debuttanti, negati – è stata ed è tuttora un successo mondiale. La idea di questo breve scritto è nata, da un lato, dal ricordo di questa fortunata serie e, dall’altro, dalla abitudine (di origine anglosassone) di spiegare, nei contratti, il significato di alcuni termini essenziali.
Gli NFT si basano su concetti precisi (seppur talvolta, come vedremo, piuttosto incerti) e quindi su un vocabolario non generico. La idea è di spiegare il lemmario prima di immergersi nel mondo degli NFT, alla luce di quanto ne sappiamo oggi e relativamente al mondo dell’arte. Gli aspetti legali e proprietari, estremamente complessi legati a questi mondi caleidoscopici, non vengono esaminati in queste righe e li potete trovare in particolare negli approfondimenti specifici sul tema scritti da Giulia Cipollini (per le questioni legali e fiscali) e Stefano Monti (per gli aspetti economici e finanziari).
Per comprendere il fenomeno è quindi opportuno specificare i seguenti nomi/termini, che su ogni documento che si occupi di NFT o di FT inevitabilmente si incontrano.
LEMMARIO SUI NON FUNGIBLE TOKES
Token (la “T” di NFT e FT): letteralmente, “gettone”. Il token classicamente è una frazione di una criptovaluta (per semplificare: una moneta elettronica) che viene transata tra gli utenti attraverso scambi che vengono memorizzati in un registro elettronico, detto Blockchain. Il registro è sicuro, è criptato, ha numeri finiti (e ciò è il punto), non è censurabile, in teoria non è tracciabile.
FT e NFT: i token si dividono in due categorie. Fungible Token (FT) e Non Fungible Token (NFT). I Bitcoin (la criptovaluta più nota) sono per definizione FT poiché sono divisibili (la frazione di cui sopra) e interscambiabili, ossia fungibili, lo stesso vale per le altre, numerose, criptovalute esistenti. Un NFT è unico, contiene qualcosa di unico, non è replicabile ma è scambiabile (si può comperare e si può vendere). La unicità del NFT è scritta nei metadati del token stesso, è inalterabile e permanente, è una sorta di certificato di autenticità.
Criptovaluta: è una forma di moneta digitale creata tramite un sistema di codici. Le criptovalute operano in modo autonomo, al di fuori dei tradizionali sistemi bancari e governativi e utilizzano la crittografia per rendere le transazioni sicure e regolamentare la creazione di unità supplementari. La crittografia, o criptografia, è appunto una scrittura “nascosta” che utilizza un sistema di calcolo (algoritmo) e una chiave crittografica, che è il parametro del sistema di calcolo, lo rende chiaro e dunque deve restare segreto. La famosa macchina nazista Enigma, che cifrava le comunicazioni militari tedesche, era un sistema elettromeccanico eccezionalmente sofisticato di crittografia: le permutazioni possibili della macchina Enigma base, a 6 cavi, superavano i 100 miliardi. Il Bitcoin, la prima criptovaluta e sicuramente la più conosciuta, è stato lanciato nel gennaio 2009. Oggi esistono oltre 1.000 criptovalute disponibili sul Web. Le criptovalute sono diverse dalle monete fiat tradizionali, ma è possibile acquistarle e venderle come qualsiasi bene. La moneta fiat è semplicemente la moneta come la conosciamo; fiat, ossia “che sia – quel che sia” è una moneta che non ha controvalore fisico (non corrisponde più al valore aureo), non ha valore intrinseco (non è d’oro, di argento o di qualsivoglia materiale raro), non è convertibile (in oro, ad esempio). L’Euro, il Dollaro, la Sterlina, il Rublo, la Corona e compagnia bella sono monete fiat, e ciò non è affatto banale. Le criptovalute sono nate con il mito dell’anonimato, della non tracciabilità, ma non è più così: la blockchain che registra le transazioni in criptomoneta consente agli investigatori informatici di rintracciare le monete nel momento in cui si spostano tra gli indirizzi e finalmente verso un sito, che è una sorta di Agente di Cambio. Tali agenti, detti Exchange, operanti, ad esempio, nei Paesi UE, sono obbligati a rispettare normative anti-riciclaggio e debbono registrare i dati di chi acquista e vende criptomonete.
Blockchain: letteralmente “catena di blocchi”, è una struttura di dati condivisa e “fissa”. È un registro digitale, una sorta di libro mastro elettronico, le cui voci sono raccolte in “blocchi”, associati in ordine cronologico, la cui sicurezza e la cui integrità sono garantite dalla crittografia e, benché la sua dimensione sia determinata a crescere nel tempo, è immutabile. Il suo contenuto, una volta scritto, non è più né modificabile né eliminabile, a meno di pregiudicare l’intera struttura. Una volta scritti, i dati in un blocco non possono essere alterati in modo retroattivo senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi e questo richiede il consenso della maggioranza della rete (non esiste, ad oggi, una autorità centrale, esiste una condivisione “chiusa” per ciascuna blockchain).
Le monete digitali, ad esempio i Bitcoin, sono dunque unità crittografiche che possono essere comprate e vendute. La conferma delle transazioni può essere rilasciata solo da un ente che può provare la proprietà della criptovalute oggetto della transazione. I Bitcoin sono “contenuti” in una blockchain.
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI NFT NEL MONDO DELL’ARTE?
Cos’è un NFT nel particolare mercato dell’arte? Cos’è la criptoarte? Cosa c’è in un NFT? Ad esempio in quello dell’artista Beeple (Mike Winkelmann, graphic designer e artista digitale nato a Charleston, in South Carolina), battuto da Christie’s per 69,3 milioni di dollari e intitolato The first 5.000 days? Per prima cosa registriamo il tweet di Beeple quando vide schizzare i suoi “5.000 giorni” dai già scioccanti 4 milioni a quasi 70: “Holy fuck” (a Beeple non manca la simpatia: il suo sito definisce la sua arte “crap”, eufemisticamente “schifezza”, ma la traduzione corretta è “merda” o “di merda”).
Come detto, un NFT è il certificato di autenticità di un’opera, un video, un file di testo o un file musicale. Non è l’opera in sé, è un attestato crittografico, unico e non riproducibile, “contenuto” in una blockchain. Un totem dematerializzato, un token. Il Diritto esprime qualche dubbio sul tema della proprietà, ma questo è appunto un tema legale che non affrontiamo in questo scritto. L’NFT è una matrice con le caratteristiche di cui sopra, un file jpeg, mp4 o gif. Non rappresenta una grande innovazione artistica, almeno al momento attuale, è piuttosto un nuovo segmento di mercato.
GLI NFT HANNO SCONVOLTO IL MERCATO?
The first 5.000 days è un collage jpeg di 5mila immagini realizzate da Beeple in tredici anni, tra il 1° maggio 2007 e il 7 gennaio 2021. Il NFT del primo tweet di Jack Dorsey, fondatore di Twitter, è stato venduto per 2,915 milioni di dollari. Morgan ha messo in asta sulla piattaforma Opensea un suo brano musicale. Un video del cestista LeBron James è stato venduto in NFT per 200mila dollari. I dollari citati sono l’equivalente in dollari, dato che sono stati pagati con criptovalute.
Ma cosa spinge Metakovan, al secolo Vigenesh Sundaresan (imprenditore blockchain di Singapore fondatore di BitAcess) a pagare 70 milioni di dollari un NFT i cui contenuti sono visibili in Rete? O Sina Estavi (capo di Bridge Oracle) a comperare per quasi tre milioni di dollari il primo tweet di Dorsey, che è visibile ovunque?
Gli NFT non sembrano avere, ad oggi, un effetto distruttivo sulla cultura artistica e visiva, non hanno una particolare originalità, non sono l’inverso del paradigma di Walter Benjamin, dato che sono spesso, se non sempre, visibili, leggibili o udibili off-chain; in altre parole, non configurano l’opera d’arte nell’epoca della sua non-riproducibilità tecnica.
Il fenomeno NFT parrebbe, ad oggi, aver radunato un gruppo di persone molto ricche che stanno pagando somme sovente smisurate (in criptovalute) per un’“opera” che presumono verrà pagata ancora di più quando la venderanno: pura finanza, puro mercato. Con un rischio bolla non trascurabile. La espressione “ad oggi” è doverosa: è difficile, infatti, prevedere lo sviluppo soprattutto tecnologico di questo strumento.
La caratteristica più originale degli NFT criptoartistici sembra essere la disintegrazione della catena di intermediazione (mercanti, case d’Asta, gallerie). In diretta dal produttore al consumatore, senza i passaggi in cui ogni operatore deve ottenere una quota di auspicabile profitto sulla transazione che lo riguarda.
NFT E TECNOLOGIA
La medesima aura di dubbio, timore e sospetto che circonda le criptovalute circonda anche la criptoarte. Entrambe poggiano su analoghe basi teoriche e tecniche, entrambe sono generalmente viste come strumento speculativo, con una non secondaria possibilità, come detto, che la bolla possa implodere.
Ma ci sono due “ma”. Il primo è lo sviluppo tecnologico. Citando i Beatles: “Tomorrow Never Knows”. Il secondo è legato alla attuale circostanza che vede le grandi istituzioni finanziarie mondiali studiare seriamente la criptovaluta. La incommensurabile quantità di moneta (moneta fiat, attenzione) che è stata immessa nel sistema economico globale, ove non fosse in grado di generare Valore, avvicinerebbe sempre più due apparati che parrebbero distanti ma non lo sono poi così tanto: una moneta elettronica senza un reale controvalore, una moneta “tradizionale” che vi assomiglia sempre più.
La piattaforma di scambio di criptovalute Coinbase è stata quotata al Nasdaq circa 100 miliardi di dollari. Il Bitcoin ha raggiunto una crescita di valore vicina al 900% in dodici mesi. Giulio Tremonti ha definito come segue il caso Coinbase: “Hanno quotato il nulla certificato dal nulla”. Icastico, ma non lontano dal vero.
Gli NFT, la criptoarte, ricordano i missili di Elon Musk: non ve ne è uno che non esploda a terra, in volo o tracci una breve parabola prima di schiantarsi, eppure la Nasa ha affidato a SpaceX il prossimo programma spaziale lunare. La tecnologia dei razzi è piuttosto consolidata, c’è senza dubbio uno scarto logico che, forse, un domani comprenderemo.
Oggi i NFT si adattano bene alla leggendaria definizione che Sir Winston Churchill diede dell’Unione Sovietica: “Un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma”. Se il fenomeno non sarà regolato, se mancherà un’autorità, qualcuno potrebbe rimanere non con il classico cerino acceso in mano, bensì con in mano un candelotto di dinamite, acceso, miccia corta.
– Stefano Piantini
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