In Louis The Game cerchiamo delle candele fluttuanti in sei ambienti tridimensionali, e ogni candela raccolta sblocca all’interno del videogioco uno tra duecento aneddoti che riguardano la storia sia di Louis Vuitton (persona) sia di Louis Vuitton (azienda). Come prevedibile in una simile occasione, il tono è squisitamente agiografico, un’impresa abbastanza facile considerando che la carriera di Louis Vuitton inizia quando a 13 anni, rimasto orfano, lascia la casa e arriva a piedi dalla Jura a Parigi, un viaggio di quasi 500 chilometri e due anni rappresentato qui nei primi due livelli. Quello ambientato a Parigi è tra l’altro il livello chiaramente più curato e ricco di dettagli di Louis The Game, che poi si sposta in Cina, Giappone e USA.
MODA E GAMIFICATION
Più che della qualità del videogioco è però più interessante discutere del fatto che questo videogioco, semplicemente, esista, cioè del fatto che i videogiochi siano diventati ormai stabilmente parte della comunicazione del mondo della moda. Louis Vuitton ha comunque mostrato da tempo un certo interesse per l’industria videoludica. Nel 2016 ha usato Claire “Lightning” Farron, personaggio della sottoserie di videogiochi Final Fantasy 13 di Square Enix, come modella per la sua collezione primavera/estate. La scelta dell’allora quasi appena arrivato Nicolas Ghesquière serviva anche per segnare una cesura con il precedente direttore creativo Marc Jacobs. Dal 2019, Louis Vuitton ha poi collaborato con Riot Games per League of Legends, creando abiti digitali per i personaggi e la custodia per la coppa del torneo mondiale del videogioco. Louis The Game non è neanche il primo videogioco realizzato o commissionato dalla casa di moda francese, che per esempio sempre nel 2019, mentre Gucci apriva la sezione videoludica della sua app (Gucci Arcade), aveva lanciato un gioco di genere “endless runner” per promuovere la collezione maschile autunno/inverno di Virgil Abloh e le sue influenze urbane e anni Ottanta.
LOUIS THE GAME: COME FUNZIONA
Rispetto a questi precedenti, la particolarità di Louis The Game è forse il fatto che non si tratti di un’esperienza semplice, veloce e meccanicamente ispirata ai videogiochi per dispositivi mobili. Pur essendo disponibile su smartphone, ormai la più importante piattaforma del mondo del videogioco, Louis The Game è più legato alla tradizione dei videogiochi “platform 3D” noti come“Collect-A-Thon,” iniziata nella seconda metà degli anni Novanta sulla console Nintendo 64. È un videogioco in cui, insomma, dobbiamo saltellare in ambienti tridimensionali alla ricerca di oggetti, e anche se non ci sono nemici da sconfiggere e game over (o in generale condizioni di fallimento), è ugualmente un’esperienza pensata per un pubblico già abituato a videogiochi di una certa complessità, oltre a non essere adatto proprio a qualsiasi smartphone. In questo senso, Louis The Game rappresenta non solo un’evoluzione nell’uso del videogioco da parte della moda, ma anche il segno di un’evoluzione dell’industria videoludica. I videogiochi per smartphone, un tempo pensati come esperienze “casual” dalle meccaniche semplici e adatte solo alle pause di lavoro e al pendolarismo, con l’arrivo di opere come Genshin Impact, Call of Duty: Mobile e Fortnite e con l’avanzare della tecnologia oggi possono essere indirizzate a un pubblico dedicato e appassionato, anche in Occidente (in Cina questo fenomeno è visibile già da molto tempo con giochi come Honor of Kings, arrivato da noi col titolo di Arena of Valor, e non è un caso che le uniche due lingue disponibili in Louis The Game siano inglese e, appunto, cinese). Inoltre, Louis The Game serve anche a promuovere il lancio delle prime tre serie di NFT di Louis Vuitton. Una delle tre serie, in dieci esemplari, è stata realizzata da Mike “Beeple” Winkelmann, che aveva in passato già collaborato con l’azienda per la collezione primavera/estate del 2019.
–Matteo Lupetti
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