Se il mondo dell’arte pensava di essere a riparo dalle mire degli hacker si è sbagliato a quanto pare. Dopo i ben più noti attacchi, almeno nel nostro Paese, alla Regione Lazio o più recentemente al Comune di Bologna, il primo attacco dell’artworld è stato sferrato al pesce più grosso, al colosso delle fiere, l’MCH Group, la holding che detiene il marchio di Art Basel, esattamente un mese dopo la prima edizione post pandemia della fiera in Svizzera. Il 20 ottobre, infatti, si legge in una lettera giunta ai malcapitati visitatori e partner della manifestazione, MCH Group “è stata colpita da un cyber attacco criminale, usando malware. I nostri IT specialists hanno immediatamente attivato in difesa le misure di protocollo per ripristinare il sistema. Stiamo lavorando alacremente con specialist in termini di sicurezza e cyber crimini, per esempio la Swiss National Cyber Security Centre (NCSC), la polizia e i partner specializzati in questi casi”.
L’ATTACCO HACKER AD ART BASEL: ECCO COSA È ACCADUTO
Tutto bene? No. Perché questa lettera giunge a tutti coloro che hanno “consegnato” volontariamente i loro dati per partecipare alla fiera solo 7 giorni dopo, il 27 ottobre. Mentre sarebbe buona norma, a prescindere dalle esigenze legate al marketing, alla comunicazione e al senso di opportunità, inviare immediatamente una comunicazione a riguardo, per permettere a tutti di avviare le proprie contromisure di sicurezza, a salvaguardia dei propri dati, di conseguenza interessati dall’attacco hacker. La situazione infatti non sembra ancora essere sotto controllo: “Stiamo lavorando”, si legge ancora, “per portare i nostri sistemi alla piena operatività prima possibile. I nostri sistemi di comunicazione, interni ed esterni, più importanti sono al sicuro. Gli eventi programmati sono al sicuro”, lasciando intendere che per ciò che riguarda Art Basel Miami, che si svolgerà come di consueto dal 1 al 5 dicembre, la privacy e le informazioni degli exhibitors e degli attendees VIP non corrono rischi. Tutto bene quel che finisce bene? Ancora no.
“Sfortunatamente, le informazioni e le analisi svolte indicano che gli autori sono comunque riusciti ad accedere a dati che contengono dati personali (ad es. dettagli di contatto) di clienti, partner e dipendenti del Gruppo MCH. Non favoriremo tali attività criminali e abbiamo presentato una denuncia penale contro gli autori a noi sconosciuti e informato le autorità competenti, cooperando strettamente con loro. Abbiamo inoltre adottato le misure necessarie per proteggere i nostri dipendenti, clienti e partner e continuiamo a lavorare con un’ampia gamma di specialisti interni ed esterni per risolvere il problema. Le conoscenze acquisite da questo incidente ci aiuteranno a rendere ancora più sicuri i nostri sistemi, che già soddisfano elevati requisiti di sicurezza”.
L’ATTACCO HACKER AD ART BASEL: LE RACCOMANDAZIONI
La lettera, che offre anche un supporto e un canale aperto attivo, una hotline, per rispondere a chi potrebbe essere stato interessato dalla violazione dei propri dati personali, raccomanda di cambiare le password e i dati di accesso associati a MCH, sottolineando in pieno nonsense però “che questo al momento non è possibile per alcuni galleristi e partner” e facendo sapere che presto “giungeranno delle informazioni a riguardo”. Il suggerimento è inoltre quello di prestare attenzione a contatti con account o numeri telefonici sconosciuti e con qualsiasi contenuto che abbia a che vedere assicurazioni, banche, o internet provider.
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