32 artisti combattono all’ultimo sangue. In un videogioco
Fatti da parte Squid Game, stavolta arriva The Struggle Is Real. 32 artisti si massacrano a colpi di fucile automatico (virtuale) in un torneo di videogiochi, metafora del super competitivo mondo dell’arte contemporanea
The Struggle Is Real è una performance collettiva online sotto forma di torneo di videogiochi sparatutto in prima persona tra artisti contemporanei, ospitata da Green Cube Gallery di Guido Segni e Matías Ezequiel Reyes e curata dal collettivo Clusterduck. Una serie di gare in cui 32 artisti (o gruppi di artisti) si sparano a vicenda con fucili automatici digitali, salendo in classifica in base a quante uccisioni riescono a ottenere in un tempo limite.
Tutto questo all’interno del videogioco Fondazione Spara, un mondo digitale allucinato e ispirato agli spazi della milanese Fondazione Prada, appositamente creato da Riccardo Rudi e Superinternet (Pietro Ariel Parisi) come arena per il massacro. Quando si viene uccisi in Fondazione Spara si torna quasi immediatamente in gioco, pronti a morire e uccidere ancora, e solo i migliori passano alle fasi successive della competizione. In palio un favoloso premio di 500 euro. Anzi, per un “fantasmatico premio” di 500 euro, come dice il comunicato stampa dell’iniziativa.
VIDEOGIOCO COME METAFORA DEL MONDO DELL’ARTE
In The Struggle Is Real il videogioco diventa metafora dell’ambiente super competitivo del mondo dell’arte nell’era del social network, un’occasione per disvelare, esplicitare e sfogare una realtà cruenta e crudele che viene sennò taciuta. Le gare sono trasmesse sulla piattaforma di live streaming Twitch, nata originariamente proprio per le dirette di videogiochi, e la telecronaca in tempo reale di Wade Wallerstein imita perfettamente lo stile esagerato ed esagitato dei commentatori dei tornei del cosiddetti eSport, il business dei videogiochi competitivi.
Va però detto che Fondazione Spara semplifica in modo forse troppo estremo le meccaniche dei videogiochi sparatutto in prima persona, come i celebri Doom o Quake: una sola arma con munizioni infinite, nessun oggetto da raccogliere sulla mappa, nessun modo per curare le proprie ferite. In questa semplificazione, Fondazione Spara non riesce a riproporre totalmente il game design e il gusto dei giochi che imita. Si sente soprattutto l’assenza di un qualche genere di potenziamento da conquistare o comunque di oggetto digitale da raccogliere sul campo, qualcosa che sia capace di creare uno o più punti di interesse e quindi ulteriori occasioni di scontro nello spazio digitale.
NON C’È ARTE DIGITALE SENZA VIDEOGIOCO (E VICEVERSA)
Ma la performance sembra comunque funzionare, specialmente per il curioso e raro spettacolo di decine di celebri artisti impegnati a uccidere i loro colleghi. The Struggle Is Real rappresenta allo stesso tempo una alienante decontestualizzazione dei suoi partecipanti e un illuminante esempio di come invece l’arte contemporanea (e in modo particolare l’arte digitale contemporanea) vada contestualizzata insieme e accanto al videogioco, in continuità con il videogioco e in continuo dialogo con esso. E su Artribune abbiamo avuto più volte occasione di vedere quanto e come l’arte digitale si relazioni con il videogioco, spesso parlando proprio degli artisti coinvolti in The Struggle Is Real.
Il 25 e 25 novembre 2021 si sono svolti i turni di qualificazione di The Struggle Is Real. Le due semifinali si terranno il 7 e il 9 dicembre alle 21 e infine le finali, con cerimonia di premiazione annessa, si svolgeranno il 16 dicembre alla stessa ora.
– Matteo Lupetti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati