Al via una serie di interviste e focus incentrati sulla virtual photography, o in-game photography, cioè sulla pratica di usare i mondi dei videogiochi come punto di partenza per opere fotografiche. Iniziamo con Davide di Tria, che presenta il suo lavoro e un progetto realizzato in Forza Horizon 5 di Playground Games e Xbox Game Studios (Microsoft).
Come sei finito a fare in-game photography? Presentati brevemente.
Mi chiamo Davide di Tria e sono un fotografo, foto ritoccatore e artista visivo di Milano. Lavoro nel mercato della fotografia professionale dal 2005 e mi occupo principalmente di fotografia commerciale ed editoriale per i settori del prodotto industriale e nello specifico per progetti di design del prodotto, dell’arredamento e dell’automobile. Insegno post produzione (etica ed estetica) all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano e a Foto Scuola Lecce e insegno visualizzazione grafica al master di Interior Design allo IED di Milano. Ho iniziato a fare in-game photography a marzo del 2020 a causa del lockdown. Già da qualche tempo stavo osservando con molta curiosità, principalmente su Instagram, alcune immagini che venivano create all’interno di titoli di gaming, ma per questioni di tempo non avevo mai avuto modo di provare a farle. Nel luglio del 2020 sono poi entrato a far parte del collettivo artistico Neoludica. Insieme a loro e agli altri fotografi in-game abbiamo esposto in alcuni progetti legati a manifestazioni di gaming culture come Rome Videogames Lab e Milan Games Week.
Quali tecniche usi?
Non utilizzo mod (modifiche al gioco base realizzate da altri giocatori), generalmente uso solo le modalità foto interne ai giochi. Lavoro principalmente con i parametri base di queste, e cerco di andare a lavorare su quelli prettamente fotografici. Non modifico mai colori, contrasti e non applico mai filtri in-game. Una volta che le mie immagini escono dalla console vengono poi lavorate in Photoshop.
PORTARE LA FOTOGRAFIA NEI VIDEOGIOCHI
Qua ci presenti una serie tratta dal videogioco automobilistico Forza Horizon 5 e non è la prima volta che lavori sul mondo dell’automobilismo digitale.
Ho un legame molto forte con il mondo dell’auto anche perché sono nato e cresciuto a Burago di Molgora, un piccolo paese della provincia di Monza che era la sede della Bburago. Crescere alle porte di Monza mi ha poi portato a vivere il mondo delle corse automobilistiche da appassionato: ho passato intere giornate in autodromo. Questo progetto in Forza Horizon 5 si intitola Viva Mexico! A Vocho diary e racconta il Volkswagen Beetle del 1963, una delle auto più iconiche della storia dell’automobilismo mondiale, l’auto dei grandi viaggi e della libertà. Questa storia vuole essere parte di un diario visivo che ha come protagonista il nostro Maggiolino e le sue scorribande per i deserti messicani. Ho pensato come sarebbe stato avere vent’anni e partire per un viaggio in Messico con la mia auto e ho cercato di rappresentare quella sensazione di libertà e svago che questa particolare auto, il videogioco stesso e il concetto di gaming rappresentano.
Quali sono le differenze tra il tuo lavoro nel mondo reale e quello nel mondo videoludico?
La fotografia classica presuppone alcuni aspetti tecnici che sono legati alla fisicità del mondo. Organizzare una produzione fotografica richiede molto tempo, grandi investimenti economici, coinvolge molte persone ed è fatta da molti individui che collaborano per la riuscita di un progetto fotografico. La fotografia in-game è sicuramente più immediata. È possibile cambiare auto nel tempo di uno sbadiglio, cercare la giusta location è più facile, attendere l’orario giusto in cui il sole è nel punto esatto richiede molto meno tempo. Queste differenze tecniche si vanno poi a sommare alla ovvia componente umana: scattare su un set con altri professionisti è un atto creativo corale di grande importanza. Quello che cerco, sia nella mia fotografia reale che in quella in-game, è sempre e comunque un racconto. Sviluppare un’idea progettuale di quello che un insieme di immagini crea in chi le guarda è di per sé il vero atto creativo.
‒ Matteo Lupetti
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