Rechannelled Corporealities, mostra delle artiste S()fia Braga (Parma, 1991) e Martina Menegon (1988, vive a Vienna), è il primo evento organizzato nella sede digitale di Virginia Bianchi Gallery sulla piattaforma Mozilla Hubs. Entrarci è semplice: Mozilla Hubs non necessita di iscrizioni, di software specifici o di dispositivi particolarmente potenti. Basta cliccare o pigiare (su smartphone) sul link della mostra, scegliere un nome e un avatar e poi seguire le indicazioni per muoversi nello spazio virtuale della galleria.
VIRGINIA BIANCHI GALLERY SU MOZILLA HUBS
È anche possibile entrare in compagnia di altre persone e comunicare con gli altri visitatori usando chat testuale e microfono. La dimensione sociale delle esperienze in Mozilla Hubs è uno dei motivi che ha spinto Virginia Bianchi ad aprire questo spazio, come lei stessa ci ha spiegato durante una videochiamata su Zoom. “Ho fondato questa galleria nel settembre 2020 durante la pandemia e ho deciso per questo di lasciarla solo online”, ha detto Bianchi. “Sia per questioni finanziarie, sia perché trattando arte digitale le opere potevano essere fruite digitalmente online. Inizialmente e per più di un anno sono state mostre browser-based, cercavamo di creare spazi immersivi direttamente nei browser internet. Quello che mi mancava (io ho esperienza anche in gallerie fisiche) era l’interazione col pubblico, poter ricevere pareri in tempo reale. Allora ho pensato di spostarmi su Mozilla Hubs, uno spazio che potrebbe essere più interessante anche per la costruzione della mostra perché assomiglia a uno spazio fisico pur essendo allo stesso tempo completamente diverso da un luogo reale”.
LA MOSTRA RECHANNELLED CORPOREALITIES
Da fuori Virginia Bianchi Gallery è una costruzione squadrata, in blocchi di cemento (virtuale) e immersa in uno scenario buio e invernale. La galleria è oniricamente isolata da qualsiasi altro edificio, ma in effetti sembra quasi uno spazio fisico. Entriamo da un piccolo atrio visibile dall’esterno attraverso due vetrate, e arriviamo in due stanze, una per ciascuna delle due artiste, con pavimento, pareti e soffitti neri (con l’eccezione di un lucernario). È un nero improvviso e assoluto, impossibile nel mondo reale, capace di annullare ogni geometria e lasciarci solo di fronte alle opere, un allestimento che premia soprattutto i grandi modelli 3D (fruibili anche in realtà aumentata) di Martina Menegon, che continua a lavorare su scansioni tridimensionali del suo corpo in movimento. Sembrano colate di plastica, e una delle due opere, untouched (.075889), ha una certa teatralità barocca e berniniana. Le due sculture digitali di Menegon sono anche in vendita con certificazione di proprietà registrata su blockchain, cioè come NFT, come parte della sperimentazione che sia Menegon sia Bianchi stanno facendo in questo nuovo mercato digitale. S()fia Braga presenta invece un video, Forehead Vulva Channelling Research, che esplora la tecnologia come strumento per acquisire nuova consapevolezza del proprio corpo. In questo caso, si tratta della giocosa consapevolezza della possibilità di aprire una vulva sulla nostra fronte, come ha già visto chi ha visitato lo spazio dell’artista ad ArtVerona 2021. Qua lo schermo digitale del video emette simboli di rischio biologico che volano nell’aria e poi scompaiono come se fossero bolle di sapone, e ai suoi lati due codici QR portano ai filtri Instagram di S()fia Braga, permettendoci di aprire virtualmente questa “forehead vulva”. Rechannelled Corporealities (disponibile fino al 24 febbraio 2022) è una mostra che conferma la centralità del dibattito sui corpi e sulla loro digitalizzazione nell’era della pandemia di COVID-19, nell’era delle riunioni di lavoro svolte via webcam e delle discussioni sul metaverso. Forse non aggiunge molto al discorso, ma riunisce due artiste italiane fondamentali della scena digitale contemporanea in una galleria di cui siamo curiosi di seguire la crescita, valorizzando, grazie alla loro complementarità, l’approccio intimista di Menegon e la giocosità di Braga.
– Matteo Lupetti
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