Gennaio 2022 ha visto uscire una certa varietà di videogiochi interessanti da scoprire, e come ogni mese Artribune ne ha selezionati cinque per discuterne con voi. Stavolta abbiamo due videogiochi che affrontano esplicitamente tematiche politiche: An Outcry, che parla dell’ascesa dell’estrema destra, e Not for Broadcast, che parla di libertà di stampa (e immagina un distopico governo di estrema sinistra). Poi ci sono Please, Touch the Artwork, che vuole farci scoprire l’opera del pittore Piet Mondrian, e Pupperazzi, che vuole farci scoprire la fotografia (in un mondo pieno di cagnolini pronti a diventare le nostre muse). Infine, con Windjammers 2 torna un videogioco cult degli Anni Novanta.
‒ Matteo Lupetti
AN OUTCRY
Una notte il personaggio principale di An Outcry, una persona di genere non binario (cioè che non si identifica né come uomo né come donna), resta chiusa fuori casa. Dopo aver rimediato qualche sigaretta da un vicino, esce a fumare nel cortile del suo condominio e qui sente “an outcry,” “un grido.” Possiamo scegliere se ignorarlo o no, scoprendo due trame totalmente diverse, ma presto l’edificio è invaso da uno stormo di uccelli parlanti, solo apparentemente amichevoli e in realtà decisi a uccidere o assimilare tutti gli inquilini. Siamo nel 2017 in Austria, a Vienna, alla vigilia delle elezioni legislative che saranno vinte da Sebastian Kurz in coalizione con l’estrema destra. E il “grido” che sentiamo è un presagio, l’allarme che annuncia il ritorno in Europa delle destre estreme. An Outcry è un videogioco dell’orrore che utilizza abilmente strumenti narrativi e ludici altrimenti molto convenzionali (in una delle sue ramificazioni principali ci sono anche combattimenti a turni in stile gioco di ruolo) per creare un racconto poetico e crudo sulla lotta per la sopravvivenza a cui è costretto chi è considerato indesiderabile. Anche se magari non se ne rende ancora conto, anche se crede che siano davvero suoi amici quegli uccelli che di notte hanno bussato alla sua finestra.
An Outcry di Quinn K. è disponibile per PC su Steam e itch.io.
https://quinnk.itch.io/an-outcry
NOT FOR BROADCAST
In Not For Broadcast siamo Alex Winston, una persona un po’ casualmente finita a gestire la regia di un importante notiziario televisivo in un Paese fittizio di un passato fittizio, ma molto simile al Regno Unito degli Anni Ottanta. Attraverso un’enorme console decidiamo quale telecamera mostrare (senza mai restare troppo sulla stessa inquadratura), quali pubblicità mandare negli intervalli e cosa censurare seguendo le indicazioni di un governo socialista sempre più autoritario. Dobbiamo inoltre aggiustare il segnale in caso di interferenze e occuparci di altri eventi inattesi, per esempio dei malfunzionamenti dovuti a un violento temporale. Dopo ogni giornata di lavoro possiamo riguardare il montato e curiosare nei video alla ricerca dei dietro le quinte che abbiamo tagliato, e tra un episodio e l’altro brevi intermezzi testuali e a bivi raccontano la vita della nostra famiglia e l’impatto che le politiche governative hanno su essa. Not for Broadcast è una satira spietata sulla libertà di stampa, dove scegliere cosa mostrare e cosa censurare in un notiziario televisivo può cambiare le sorti di un Paese, e permetterci di raggiungere uno dei 14 diversi finali del gioco. Non sempre eccelle nella scrittura delle parti televisive, davvero esagerata e in questo incoerente con quella seria e dimessa degli intermezzi sulla vita del personaggio principale. Ma tutti i video che montiamo sono recitati da persone reali e messa in scena e recitazione sono sempre di alto livello (magistrale l’interpretazione dei due attori principali, Paul Baverstock e Andrea Valls). È anche una satira spiccatamente centrista, che sembra voler deridere in ugual misura tutte le posizioni che considera estreme, ma mostra soprattutto una chiara antipatia per le politiche socialiste.
Not for Broadcast di NotGames e tinyBuild è disponibile per PC.
https://www.notforbroadcastgame.com/
PLEASE, TOUCH THE ARTWORK
Please, Touch the Artwork è una raccolta di tre videogiochi puzzle ispirati all’opera del pittore olandese Piet Mondrian, cofondatore del Neoplasticismo. Proprio all’esperienza del Neoplasticismo e del movimento De Stijl è dedicato il primo dei sottogiochi di Please, Touch the Artwork, che trasforma in puzzle da ricomporre le celebri composizioni di campiture colorate con i soli colori primari divise da linee nere orizzontali e verticali. I livelli sono separati da una narrazione che reinterpreta la nascita del Neoplasticismo e il rapporto tra Mondrian e l’altro cofondatore del movimento, Theo van Doesburg, attraverso la genesi biblica. Gli altri due sottogiochi, seppur entrambi costituiti come il primo da molteplici livelli di difficoltà crescente, sono invece ispirati ciascuno a un unico dipinto.
Broadway Boogie-Woogie (1942-43) diventa una serie di puzzle incentrati sul muovere piccoli personaggi/quadrato attraverso le strade di una città, e New York City (1942) viene trasformato in labirinti da percorrere alla ricerca dei frammenti di una poesia autobiografica sul trasferirsi in una metropoli sconosciuta e mantenere una relazione a distanza. New York City riceve la rielaborazione più interessante (forse perché è quella più personale), ma la sezione più riuscita è probabilmente quella su De Stijl, perché nonostante alcune soluzioni arbitrarie e frustranti ci invita a sperimentare per imparare le sue regole e offre effettivamente l’occasione di capire il percorso di Mondrian e van Doesburg. Scopriamo però da un’intervista all’autore sulla testata specializzata Game Developer che tutto questo nasce da un generatore procedurale (guidato da algoritmi) e interattivo di quadri di Mondrian, usato poi anche per creare i vari livelli del gioco. Questo piccolo spunto iniziale sarebbe stato molto più forte di qualsiasi puzzle che troviamo in Please, Touch the Artwork.
Please, Touch the Artwork di Thomas Waterzooi è disponibile per PC, Mac e dispositivi Android e iOS.
PUPPERAZZI
In Pupperazzi siamo una macchina fotografica antropomorfa che vuole diventare una grande fotografa in un mondo abitato quasi unicamente da cani, spesso vestiti con abiti buffi e intenti a buffe occupazioni. Per riuscirci, dobbiamo esplorare una serie di ambientazioni, soddisfacendo con le nostre fotografie le richieste che riceviamo (si tratta quasi sempre di fotografare un qualche cane in una qualche situazione) e postando i nostri scatti su un social network fittizio, dogNET, per accumulare follower. Dobbiamo diventare insomma un pupperazzo, un paparazzo di cani (puppies). Con i nostri successi sblocchiamo nuove ambientazioni, nuove ottiche e nuove pellicole, ma non ci sono veri e propri sistemi di valutazione delle foto e le missioni sono solo una scusa, perché Pupperazzi è interessato soprattutto a proporci una serie di strumenti creativi da usare liberamente e limita al minimo gli elementi di gamificazione dell’esperienza. È anche un gioco piuttosto piccolo e privo della profondità narrativa che troviamo nel simile Umurangi Generation di Origame Digital, che oltre a fornire strumenti di post-produzione (qui assenti) racconta una storia attuale e ragiona sulla fotografia sia come strumento di documentazione e denuncia sia come lavoro. Ma, rispetto a Umurangi Generation e ad altre opere simili, grazie alle sue (seppur limitate) possibilità di interazione con cani e ambientazioni virtuali Pupperazzi si avvicina a un’idea più matura di videogioco fotografico come occasione per osservare sistemi in movimento e in evoluzione di cui diventiamo parte.
Pupperazzi di Sundae Month e Kitfox Games è disponibile per PC, Mac e console Xbox One e Xbox Serie S e X ed è incluso negli abbonamenti Game Pass di Microsoft.
https://sundaemonth.com/
WINDJAMMERS 2
C’è una ambientazione che crediamo sia familiare a molte persone che frequentavano le sale giochi italiane negli Anni Novanta. Quegli spazi vicino al mare, nei bar sulla spiaggia, nei campeggi, sotto le pinete, dove moltitudini di pargoli vacanzieri si accalcavano tra luglio e agosto infilando gettoni in avide macchine e sfidandosi. Tra tutti i videogiochi che si trovavano in questi posti, Windjammers della compagnia giapponese Data East sembrava sempre il più estivo, come se la sua grafica luminosa fosse stata creata appositamente per quei litorali. Uscito nel 1994 ma ancora intriso di atmosfere Anni Ottanta, Windjammers fa incontrare il classico Pong di Atari con il genere picchiaduro (cioè di combattimento uno contro uno) nato da Street Fighter 2 di Capcom. In Windjammers due persone si scontrano su piccoli campi di dimensioni diverse e con vari ostacoli, lanciando un frisbee nel tentativo di evitare che l’avversario riesca ad afferrarlo. Con l’aggiunta di supertiri e mosse speciali capaci di trasformare il frisbee (tra le altre cose) in una palla infuocata e vorticante.
È uscito ora Windjammers 2, con una grafica ispirata al fumetto e all’animazione euromanga, nuove arene con nuovi ostacoli e nuove opportunità, nuovi personaggi e nuove meccaniche sia difensive sia offensive. Più una versione riveduta e aggiornata dell’originale che un vero e proprio seguito. La scelta di modalità per chi non vuole o non può giocare in compagnia o per chi semplicemente vuole imparare a giocare è purtroppo piuttosto scarna, perché Windjammers 2 resta pensato soprattutto per essere giocato contro altre persone, sulla stessa macchina o nelle modalità online.
Windjammers 2 di DotEmu (parte di Focus Entertainment) è disponibile per PC, Google Stadia, Nintendo Switch, PlayStation 4 e Xbox One ed è incluso negli abbonamenti Game Pass di Microsoft.
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