Da un po’ di tempo a questa parte sentiamo molto parlare di NFT, cripto arte e metaverso. Come sta cambiando il ruolo dell’artista nel quadro di questi ecosistemi? Come può evolversi e dove può arrivare? Ne abbiamo parlato con Skygolpe (1986), uno dei più quotati artisti italiani di questo ambito. Poco più che maggiorenne, si trasferisce a Londra e, da qui, si avvicina al mondo dell’arte, intraprendendo una sperimentazione che lo conduce verso la Street Art, diventando uno degli artisti più prolifici nell’area di Brick Lane. Tornato in Italia, si occupa principalmente di installazioni, pittura e fotografia e comincia a prendere dimestichezza con il lavoro digitale. Capisce quasi subito il potenziale del movimento artistico che si stava sviluppando intorno agli NFT e così, arrivata la pandemia, decide di prendervi parte e dedicarvisi completamente. Nell’aprile 2020, “minta” la sua prima opera, ottenendo da subito un successo strepitoso che lo ha portato a essere, oggi, uno dei più noti criptoartisti italiani nel mondo.
INTERVISTA A SKYGOLPE
Ti definisci un criptoartista?
Mi definisco un artista. Ma non ho problemi a essere definito anche criptoartista. Mi sento sicuramente parte di questo movimento.
Per te chi è il criptoartista?
È un artista che opera all’interno della blockchain, veicolando il proprio lavoro primariamente attraverso gli NFT. Forse storicamente con questo termine si può fare riferimento a quel gruppo di artisti che erano già rilevanti prima della bolla scoppiata con la vendita multimilionaria di Beeple da Christie’s nel marzo del 2021.
Ruolo e obiettivo del criptoartista, a tuo parere.
Un criptoartista ha sensibilità maggiore per tutto ciò che concerne il rapporto tra l’arte e l’ecosistema digitale. Conosce il ruolo del mercato e della società e lo interpreta attraverso i fenomeni della decentralizzazione e della blockchain, i quali sono candidati a essere i nuovi pilastri del mondo digitale, sociale ed economico del prossimo decennio.
Sei uno degli artisti più quotati e hai volumi di vendita molto alti: Come questo successo ha influenzato la tua produzione artistica?
Molti artisti si sono trovati in breve tempo a disporre di molta liquidità derivante dal proprio lavoro. Nel mio caso specifico, il guadagno mi è utile soprattutto per poter essere un artista full time e legittimare la professione a tutti gli effetti, perché esiste una certa corrispondenza tra decisione artistica e indipendenza economica ed è ingenuo pensare che la libertà espressiva non abbia un costo. Investo anche in sviluppo e ricerca, ma soprattutto sulla capacità produttiva, cercando di circondarmi di collaboratori validi e creando un gruppo di persone con cui affrontare argomenti complessi.
I CRIPTOARTISTI SECONDO SKYGOLPE
A proposito dell’impatto ambientale, come la pensa un criptoartista come te?
Sicuramente è un problema attuale, anche se blockchain di nuova generazione stanno già fornendo soluzioni nel presente. Un punto di vista secondo me spesso sottovalutato è che la blockchain e l’NFT stanno attivamente contribuendo alla creazione di un vero e proprio sistema economico basato su asset digitali. Questo nel lungo termine porterà a una riduzione di tutto ciò che viene fisicamente prodotto nel mondo e che oggi rappresenta una delle cause maggiori di impatto ambientale.
Secondo te cosa può diventare il criptoartista?
Il criptoartista può essere a tutti gli effetti un’entità che non deve necessariamente essere associata alla figura individuale dell’artista, ma che si realizza in un mondo in cui l’individualismo assume una forma più mitigata. La sua definizione può contribuire a tratteggiare la figura dell’artista contemporaneo post 2020 e può partecipare alla ricerca di nuove sfumature che vadano a braccetto con l’evoluzione sociale e tecnologica che stiamo vivendo.
Sei dentro e vivi il mondo NFT, cosa ne pensi?
L’NFT è una tecnologia paragonabile al world wide web, una tecnologia no brand che è a disposizione di tutti e su cui è possibile costruire diversi tipi di applicazione e diversi tipi di utilizzi. L’arte digitale rientra in uno dei primi casi d’uso dell’NFT perché consequenziale all’utilizzo di questa stessa tecnologia, dal momento che può risolvere il problema di autenticazione e di vendita di opere digitali. Attenzione a non limitare il discorso NFT all’arte, altrimenti non abbiamo capito di cosa si tratta.
Quindi quali pensi che possano essere gli altri possibili campi di applicazione? Cosa cambierà nel futuro?
L’NFT è una tecnologia che si dimostrerà rilevante sotto tantissimi punti di vista, a partire dalla finanza, dalla politica, dalle filiere produttive, dagli aspetti burocratici, di archiviazione, di certificazione di beni fisici, fino all’aspetto musicale e di costume. È difficile prevedere il futuro, ma è facile prevedere che l’NFT sarà al centro di tantissimi processi in atto.
NFT E MONDO DELL’ARTE
Rispetto alle tue opere NFT, come si sta muovendo il mondo dell’arte tradizionale?
Le gallerie stanno ancora prendendo le misure con questo nuovo fenomeno, mentre le case d’asta, che non hanno i limiti delle gallerie, sono state molto più veloci a entrare a far parte del mondo NFT. Grazie a questo strumento anche l’arte digitale può finalmente approcciarsi al mercato in maniera significativa.
Anche alcuni musei si sono già mossi: recentemente, per esempio, il mio lavoro è stato esposto al MOCO Museum di Amsterdam e al Museo della Permanente a Milano.
Insomma, finalmente il contenuto creativo digitale può generare guadagni…
Già. Stiamo vivendo in un momento in cui il contenuto digitale viene fruito come mai prima, ma con pochissimo guadagno da parte di chi crea realmente quest’ultimo. Grazie all’NFT si pone una netta distinzione tra fruizione e possesso. Nel nostro mercato digitale arriviamo a capire la fonte e la proprietà di un determinato bene indipendentemente dalla fruizione. La fruizione ha ora il ruolo che dovrebbe avere e cioè di amplificatore.
Chi sono i tuoi collezionisti?
L’80% del mercato si sviluppa negli Stati Uniti. L’età anagrafica dei miei collezionisti oscilla tra i 24 e i 55 anni e solitamente sono giovani investitori, imprenditori online, conoscitori del mondo cripto e soprattutto CEO di tech company.
E tu? Collezioni NFT?
Sì, colleziono NFT. La cosa bella di questo movimento è che c’è grande supporto tra gli artisti. Oramai mi reputo anche un collezionista a tutti gli effetti, sono curioso di vedere dove questa mia nuova passione possa condurmi.
Su quale blockchain collezioni?
Non mi limito a collezionare su Ethereum, ma sono molto attivo anche sulla blockchain Tezos.
NFT E METAVERSO
Un altro tema di cui si parla e si discute molto in questi mesi è il metaverso. Cosa ne pensi?
C’è un metaverso a cui siamo già abituati e che comprendiamo già con facilità ed è quello dei videogame, per esempio, o tutto ciò che riguarda quello che è al di là di uno schermo. È qualcosa che già esiste e per cui ci sono molti progetti. Ma, per me, il metaverso è qualcosa di totalmente immersivo e quindi intrinsecamente legato a uno strumento di accesso come, per esempio, il visore (Oculus). Siamo ancora lontani da quello che può essere considerato uno sviluppo compiuto delle sue potenzialità. Penso che prima dovranno accadere un po’ di cose, tra cui un’ottimizzazione tecnologica e culturale. Prevedo che il metaverso in futuro possa arrivare a sostituire il concetto di internet come lo conosciamo oggi.
Secondo te che potenzialità può avere per il mondo NFT?
Dal punto di vista artistico ha delle potenzialità altissime. Per esempio, sto lavorando a delle esperienze sensoriali dove la percezione viene sfidata e stimolata in modalità impossibili da raggiungere all’interno della sfera fisica.
Anche dal punto di vista del mercato ci sono delle evoluzioni possibili molto interessanti; immaginiamo l’acquisto di un NFT che possa essere fatto direttamente all’interno del metaverso e quindi all’interno di un’esperienza altamente immersiva: come andare in galleria, incontrare persone partecipando a un vernissage, vedere l’opera e sceglierla. Bisogna però ancora migliorare l’aspetto tecnologico di integrazione del portafoglio digitale all’interno dei dispositivi di accesso.
A cosa altro stai lavorando adesso? Puoi parlarcene?
Insieme alle esperienze sensoriali sto lavorando molto sulle installazioni, intese come forma di assemblaggio effimera che, aggregando diversi contesti riferibili alla cultura digitale, rifiutano la retorica di significati chiusi per attingere piuttosto da qualcosa di maggiormente universale.
Questo lavoro è legato alla riflessione sull’illusione del reale, sul significato di alcuni oggetti/soggetti rappresentativi e su come questi si mettano in relazione. Pure in questo caso il metaverso gioca un ruolo importante, anche se complementare.
Dove ti troveremo tra un anno?
Nel mondo del NFT esiste un detto: un anno in questo ecosistema corrisponde a dieci anni fuori, nel mondo. A parte gli scherzi, è difficile dare una risposta. Sicuramente il mio successo con le opere NFT mi sta dando la possibilità di esporre il mio lavoro in tutto il mondo e su base costante. A novembre ero ad Art Basel Miami con NFTNow x Christie’s, a marzo sono stato speaker ufficiale ad Art Dubai e a breve sarò coinvolto in due eventi durante la Biennale di Venezia: una mostra NFT, Decentral Art Pavilion, e una mostra di Vanity Fair nel metaverso: Metavanity in collaborazione con Valuart.
‒ Alessio Tozzi
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