Il software di Intelligenza Artificiale che traduce i testi in immagini
Il colosso Google ha sviluppato un nuovo software di Intelligenza Artificiale in grado di tradurre in immagine qualsiasi testo scritto. Stiamo parlando di “Imagen”, un progetto che spinge al limite l’immaginazione umana ponendoci davanti a quesiti di matrice etica che ridefiniranno i concetti di creatività robotica e copyright
Chissà Walter Benjamin cosa avrebbe pensato dell’attuale avanzamento tecnologico se fosse vissuto nei giorni nostri: tra stampe 3D, Realtà Virtuale, NFT e metaversi, la riproducibilità tecnica delle opere d’arte ne ha fatta di strada negli ultimi decenni. Molto probabilmente il celebre filosofo avrebbe avuto difficoltà a prevedere un futuro nel quale poter generare delle immagini digitali partendo esclusivamente da parole scritte. Sì, proprio così, avete capito bene. Di robot pittori e di computer capaci di creare opere d’arte ne abbiamo oramai visti a bizzeffe nell’arco del tempo, quello che però può dare una sferzata irreversibile al concetto stesso di immagine è solo agli albori.
CHE COS’È IMAGEN
Negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante, contaminando profondamente anche un settore come quello dell’arte contemporanea. E così, se nel 2015 Google si avvaleva di algoritmi e reti neurali per produrre immagini dal forte gusto onirico e psichedelico (Deep Dream), il colosso mondiale dell’informatica adesso prova a fare lo step successivo dando alla luce Imagen, un software ancora in via sperimentale capace di convertire un testo scritto in fotografie nitide e qualitativamente impressionanti. Ma che cosa significa esattamente? In sostanza Imagen si basa sulla cosiddetta tecnologia text-to-image, una pratica cioè che si serve del machine learning per riconoscere distintamente una descrizione scritta. Una volta compreso il testo in questione, esso viene tramutato in un input che raggiunge il sistema attingendo da uno sterminato database per prelevare tutte quelle immagini che meglio corrispondono al contenuto del testo preso in analisi. Questo vuol dire che se ad esempio noi scrivessimo qualcosa del tipo “un procione con indosso un casco spaziale che guarda fuori alla finestra di notte”, oppure “un cervello in groppa a un razzo rosso diretto verso la Luna”, attraverso il software riusciremmo a vedere la raffigurazione precisa di questi soggetti così bislacchi. Nonostante i risultati siano a dir poco sbalorditivi, gli sviluppatori di Google Brain – il team di ricerca Google specializzato nel campo delle Intelligenze Artificiali – non arrivano propriamente per primi in questa ricerca. A precedere di almeno un anno l’ultimo nato in casa Google sono infatti progetti come Midjourney, Dall.E e Dall.E2, questi ultimi due concepiti da OpenAI, la compagnia statunitense fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman con l’intento di rendere le AI sempre più al servizio del benessere umano.
QUALE FUTURO PER LE IMMAGINI?
Se da un lato le infinite potenzialità di Imagen possono spalancare strabilianti porte su territori inesplorati e inconcepibili (rivoluzionando di fatto l’idea stessa di comunicazione), dall’altro potrebbero determinare tutta una serie di disagi e inconvenienti che inesorabilmente andrebbero a toccare la sfera dell’etica. Proprio per evitare che vengano generate immagini dal contenuto violento, pornografico o discriminatorio, Google ha deciso di non rendere ancora pubblico uno strumento simile, almeno fino a quando il database non sarà “ripulito” da materiale “nocivo” o comunque offensivo. La possibilità di dare vita alla diffusione di illustrazioni ambigue o moralmente discutibili non è però l’unico problema con il quale Imagen dovrà fare i conti. Data la sua natura intrinseca, il software lancia inevitabili questioni tanto sul ruolo del talento umano quanto sulla creatività delle macchine stesse: quanto prevarrà l’uno sull’altra? Che tipo di parametri di valutazione nasceranno per poter comprendere la qualità di certi prodotti? Chi è il vero autore di tali opere? Ma soprattutto: quanto labile continuerà a diventare la nostra percezione della realtà e quanto le nostre opinioni e le nostre scelte potranno essere condizionate da tecnologie di questa portata? Chi immaginerà vedrà!
‒ Valerio Veneruso
https://imagen.research.google/
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