La storia di Moon Ribas, artista cyborg
E se la tecnologia ci aiutasse a modificare il nostro corpo per entrare in una connessione più profonda con la Terra e il resto degli esseri viventi? A questa domanda risponde la cyborg art, ben rappresentata dall’artista che balla al ritmo dei terremoti grazie a dei sensori innestati nelle piante dei piedi
Gli artisti cyborg sostengono che l’ibridazione con la tecnologia può aumentare la nostra empatia nei confronti della Terra e delle altre specie con cui conviviamo. In definitiva, ci permette di capire meglio noi stessi. Questo percorso potrebbe culminare con l’avvento di una nuova forma di vita: il postumano.
COS’È IL POSTUMANO?
“Possiamo e dobbiamo cambiare noi stessi”, così potrebbe essere riassumibile il motto dei postumani. Luca Grion, autore di Chi ha paura del postumano?, per descrivere il dibattito sul postumano ritiene utile usare la metafora dell’arcipelago: vi sono così tanti pensieri, visioni e definizioni che potrebbe risultare difficile contenerli in un quadro unitario.
Il postumano è una forma di vita superiore: un uomo 2.0 che, grazie all’ibridazione con le macchine, avrà sensi amplificati, salute permanente, facoltà intellettive enormemente avanzate. Così diverso dall’idea che abbiamo di uomo da richiedere una definizione nuova che ne metta in risalto il suo essere altro rispetto all’umanità.
Il postumanesimo, invece, è la filosofia che indaga attorno a questa possibilità, partendo dal rifiuto del limite e dalla critica alla fragilità umana.
Il transumanesimo, spesso confuso o associato al postumanesimo, è l’insieme dei pensieri e delle strategie che permetterebbero agli esseri umani di divenire postumani.
Roberto Marchesini, etologo e filosofo del postumano, critica fortemente la visione transumanista, a suo dire colpevole di mettere ancora una volta l’uomo al centro dei giochi. Con la zooantropologia afferma che bisogna partire da un antropodecentrismo: dobbiamo mettere in discussione la centralità dell’uomo e considerarlo parte di un sistema universale inclusivo, ibrido. Bisogna riconoscere il valore delle diversità: non più cogito ergo sum, ma dialogo ergo sum! È necessario usare la tecnologia per aumentare la consapevolezza e affermare la nostra connessione con il pianeta. È proprio su questo principio che si basa la cyborg art.
LA CYBORG ART
La parola “cyborg” indica un corpo umano potenziato con innesti tecnologici. La cyborg art, l’arte cibernetica, consiste proprio nel creare nuovi sensi in grado di scatenare potenza creativa. Lo spettatore, trovandosi dinanzi a corpi divenuti opera, echeggianti sentori umani ma differenti nei piccoli dettagli, prova un’assoluta estraniazione: vede nell’opera sé come altro e intuisce di essere solo un granello facente parte di un complesso ecosistema globale.
L’obiettivo è usare la tecnologia non più come strumento, ma come partner in grado di cambiare la percezione della realtà, per dare all’umanità un nuovo punto di vista.
MOON RIBAS, ARTISTA CYBORG
Questo è ciò in cui crede Moon Ribas (Mataró, 1985), ballerina e coreografa spagnola. Fin qui nulla di strano, non fosse che la sua esibizione principale, Waiting for Earthquakes, consiste nel ballare percependo in diretta i terremoti che avvengono sulla Terra tramite dei sensori vibranti installati nelle piante dei piedi.
“Ora sento due battiti del cuore, il mio e quello della terra”, dice nel suo talk per TEDxManchester, “un buon modo per spiegare la mia performance è immaginare delle radici che dai miei piedi scendono fino alle profondità della Terra, diffuse in una rete globale”.
Assieme a Neil Harbisson, è fondatrice della Cyborg foundation. Un’associazione con lo scopo di aiutare gli umani a divenire cyborg, difenderne i diritti e promuovere la cyborg art come un vero e proprio movimento artistico.
Afferma di appartenere a una transpecie: non si sente al 100% umana a causa del suo senso “sismico”. Ma questo non la fa sentire più vicina alle macchine, piuttosto si sente più vicina alla natura. Guardando alle altre specie notiamo che ci sono animali in grado di volare, vedere i colori ultravioletti, illuminare il proprio corpo, quindi perché limitarci? Gli umani hanno già modificato l’ambiente circostante per vivere meglio, ora è il momento di modificare se stessi. Si tratta solo di usare la tecnologia per rivelare una realtà che esiste, ma che ancora non percepiamo. “Se è attorno a noi, lascia che sia per noi”, dice Moon Ribas in un’intervista.
Moon, una volta scoperto di essere incinta, ha ideato una nuova performance, The pregnancy sense: non balla più ascoltando il pianeta, ma la vita che le sta crescendo in grembo. Mediante delle cuffie a conduzione ossea, suo marito Quim è in grado di ascoltare e tradurre in musica i movimenti e il battito del cuore del figlio, mentre lei balla. Si tratta della prima esibizione della storia di una famiglia cyborg: “Mentre io ho una connessione biologica con il bambino, Quim ne ha una digitale”, scrive Moon su Instagram.
Siamo di fronte ai precursori delle forme artistiche che animeranno il futuro?
Una cosa è certa, l’esplorazione delle nuove possibilità indagate dagli artisti cyborg culmina in risultati spiazzanti, volti a produrre domande nello spettatore: quando, e se, arriveremo alla completa ibridazione tecnologica, quali modalità espressive rivoluzioneranno il mondo dell’arte?
‒ Daniel Fabiani
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