È articolata, e forse per questo davvero interessante, la riflessione che Meet – Digital Culture Center ha proposto al pubblico ospitando nei propri spazi milanesi la mostra AI4FUTURE.
Il tema portante è quello dell’Intelligenza Artificiale, proposto da Sineglossa, soggetto capofila che ha voluto creare una comunità in grado di generare consapevolezza intorno all’uso dei dati. La sfida lanciata è quella di far collaborare artisti e attivisti su uno specifico aspetto: la relazione tra dati e mobilità, intesa non solo come possibilità di spostamento.
GLI ARTISTI E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Le figure coinvolte (tra cui gli attivisti A Foras, Exo e Canodròm, Fondo Ambiente Italiano, The slow reading book) sono state chiamate a lavorare insieme, per un anno, all’interno di Urban Labs situati in alcune specifiche realtà territoriali coinvolte nel progetto. Le risposte degli artisti sono eterogenee e non scontate: Nino Basilashvili ha ideato Moving forward, un’installazione che rileva la presenza o assenza del pubblico in sala, mostrandone l’impatto su uno schermo a muro. Gli spettatori diventano di volta in volta pesci o fenicotteri, simboli per A Foras, associazione radicale sarda, di libertà perduta come effetto del controllo che la presenza militare e la tecnologia hanno attuato sullo spazio pubblico sardo.
Le altre opere andate in scena sono: Divide di Bernat Cunì per l’istituto di arte e cultura Esprocenda di Barcellona; Rosetta Mission 2022 di Luca Pozzi per MEET Digital Culture Center di Milano; Being a Cat, Being a Fish, Being a Dog di Chunju Yu a Rotterdam per lo spazio V2_ Lab for the Unstable Media.
BIG DATA, ARTE E ATTIVISMO
A chiarire il filo conduttore di quanto esposto negli ambienti di MEET è stato il professor Stefano Quintarelli, che durante il talk inaugurale ha spiegato come l’Artificial Intelligence si basi su modelli statistici che si limitano a fornire previsioni sulla base di dati raccolti; previsioni che si avvereranno con molta probabilità, ma non necessariamente. Nella logica dei grandi numeri e dei big data, qualcosa, o peggio qualcuno, sfugge sempre. A questa piccola parte “non inclusa” hanno prestato attenzione gli artisti e attivisti coinvolti, con la sensibilità e l’impegno etico che caratterizza entrambe le categorie.
‒ Letizia Pellegatta
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