Musei e digitale. Il piano quinquennale del Museum of London
Chiuderà la sua attuale sede alla fine di quest’anno e ne aprirà una nuova nella zona di Farringdon, sempre a Londra, nel 2025. Stiamo parlando del Museum of London, che si prepara al futuro cogliendo tutte le potenzialità del digitale
Le nostre interviste ai protagonisti del panorama digital-museale atterrano quest’autunno nella capitale del Regno Unito. A dialogare con noi c’è Trish Thomas, Head of Digital Innovation al Museum of London.
Quanto è importante un vero sviluppo digitale per un museo oggi?
È di fondamentale importanza! Troppo a lungo le organizzazioni culturali hanno finanziato il proprio sviluppo digitale in una logica di progetti una tantum, scollegati dal resto e con budget a breve termine. Ora abbiamo davvero bisogno di pensare a strategie di prodotti digitali sostenibili a lungo termine e di prepararci a investire anno dopo anno per lo sviluppo tecnico dal nostro stesso budget, oltre a cercare ulteriori investimenti esterni e partnership. Dobbiamo anche ridefinire il valore che attribuiamo al pubblico online nei nostri KPI aziendali. C’è una forte attenzione alla vendita di biglietti e alle visite di persona, ma i CdA dimenticano che anche il pubblico che non effettuerà mai una visita fisica può essere fedele sostenitore e acquistare e donare online, e supportare i nostri introiti proprio come fanno i visitatori di persona.
Quanto conta la digitalizzazione dei processi e delle risorse per l’efficacia della comunicazione sui canali digitali?
Chiaramente la digitalizzazione è importante per le organizzazioni con collezioni. Abbiamo tutti uno spazio fisico limitato nelle nostre sedi: proprio per questo la digitalizzazione è essenziale nell’aiutare a garantire al pubblico un accesso più ampio alle collezioni stesse. Ma direi che la digitalizzazione non ha valore a meno che si non abbia anche una buona strategia nel leggere i dati in modo da poter connettere dinamicamente un oggetto ad altri oggetti correlati, a persone, luoghi, date ecc.
Hai notato cambiamenti rilevanti nel mondo digitale all’interno delle istituzioni culturali a Londra in seguito alla pandemia?
Sì assolutamente. La pandemia è stata una sveglia brutale per il settore culturale. Quando i contenuti digitali sono divenuti improvvisamente l’unico modo per raggiungere il pubblico, molte organizzazioni si sono rese conto di aver investito per molti anni troppo poco in tecnologia e personale in quest’area. Inoltre, poiché così tante persone nel settore hanno perso il lavoro, la fiducia nell’arte e nella cultura come opzione di carriera sostenibile è ora scarsa e molte persone scelgono di lavorare in altri settori, dove possono essere meglio retribuite. Tutto ciò significa una minaccia per la pipeline di personale digitale esperto in futuro e molte organizzazioni stanno attualmente lavorando per reclutare in questo clima complesso. Penso che sia necessario anche un cambiamento a lungo termine nel modo in cui ci avviciniamo al marketing digitale. Il pubblico è ora più competente su come e perché consumi contenuti online. Dobbiamo personalizzare i nostri contenuti e comunicazioni e costruire relazioni a lungo termine.
L’IMPORTANZA DEL DIGITALE PER IL MUSEUM OF LONDON
Ci sono ancora due mondi separati là fuori, uno offline e uno online, gestiti con diverse competenze?
Dal mio punto di vista esiste un solo mondo, costruito tramite punti di contatto tra online e offline. Come marchi guidati da valori e con pubblico con aspettative alte, è nostro compito progettare l’esperienza ottimale in ogni nostro punto di contatto in modo che questa sia coerente indipendentemente dal fatto che sia online o offline, che sia la tua prima esperienza con noi o che tu sia un sostenitore a lungo termine. Spetta alle persone decidere con quali punti di contatto interagire, ma l’esperienza dovrebbe sempre dare la sensazione del “noi”, dell’identità dell’istituzione.
Cosa pensi della contrapposizione fra agency dell’oggetto ed esperienza digitale? È la medesima in diversi tipi di museo?
Se stai chiedendo “possono gli oggetti nel mondo fisico avere un effetto più impattante che nell’esperienza digitale?”, allora direi che dipende dall’oggetto, dalla sua storia, dalle condizioni della persona. Pensa al Museum of London, che è un museo di storia sociale – di conseguenza nella nostra collezione di circa 7 milioni di oggetti non ce ne sono molti visivamente sbalorditivi –, a differenza ad esempio della collezione della National Gallery, che è piena di oggetti bellissimi e quadri che stimolano alla riflessione. All’impatto fisico i nostri oggetti spesso sembrano insignificanti, ma sono le storie umane dietro di loro che li rendono straordinari. Potresti guardare una collezione di mattoni bruciacchiati che si anima solo quando capisci che provengono dalla fonte del Grande Incendio di Londra 350 anni fa: il digitale può aiutare a dare vita a quella storia.
Dicci della tua relazione con il Museum of London e dei tuoi progetti preferiti.
Sono la prima persona a ricoprire il ruolo di Head of Digital Innovation al Museum of London. Ho iniziato il mio lavoro a dicembre 2021, quindi sono di nomina relativamente recente (prima sono stata Head of Digital al Southbank Center per sei anni). Il museo chiuderà la sua sede del London Wall alla fine di quest’anno e aprirà un nuovissimo museo a Farringdon, sempre a Londra, nel 2025. Il mio compito è reclutare una squadra e mettere in atto una strategia digitale di cinque anni che includa esperienza digitale online e nelle gallerie, strategia per i contenuti digitali, migliore accesso alle nostre collezioni, migliore integrazione per la nostra offerta commerciale e relazioni più personalizzate con il nostro pubblico. Ciò comporterà anche una notevole trasformazione organizzativa man mano che introdurremo nuovi sistemi, processi e modi di lavorare in modo che tocchi ogni parte dell’istituzione. Non vedo l’ora che arrivi il progetto che porterà in vita la nostra straordinaria collezione digitalmente per la prima volta nella sua storia utilizzando dati e storie umane in modi che penso saranno unici per noi.
Puoi consigliare un libro che tu ritieni interessante per i colleghi italiani e non?
Ho letto di recente Creativity Inc. An inspiring book at how creativity can – and should – be harnessed for business success by the founder of Pixar di Ed Catmull, un racconto su come abbia creato la cultura del lavoro alla Pixar. Non sono sempre stata d’accordo col suo approccio, ma contiene alcune idee interessanti. Dato che siamo un settore molto avverso al rischio e lento nei cambiamenti, potremmo imparare molto!
Maria Elena Colombo
https://www.museumoflondon.org.uk/museum-london
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #68
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