Chi è Roberto Celestri, il primo art influencer d’Italia
Filmmaker freelance e content creator, nato a Noto nel 2001, è diventato velocemente il punto di riferimento sui social per gli amanti dell'arte. Complici gli accattivanti video che realizza in meno di trenta secondi
In meno di un anno è diventato il primo art influencer d’Italia. Parliamo di Roberto Celestri, filmmaker freelance e content creator nato nella celebre Noto, in Sicilia, nel 2001. La sua pagina Instagram ha 325mila seguaci – a gennaio 2022 erano “solo” 50mila – e i suoi video vantano ovviamente migliaia di visualizzazioni. Sul suo profilo si possono ammirare in piano sequenza, sempre in meno di 30 secondi e sempre con l’iPhone (“l’unico stabilizzatore? Sono le mani”), le opere care agli amanti dell’arte ma meno note al grande pubblico: ci sono gli affreschi della Chiesa di San Giuseppe dei Teatini e il barocco della Chiesa del Gesù, entrambe a Palermo, o ancora la Chiesa di Santa Maria Assunta a Venezia, e la Madonna dei Pellegrini di Caravaggio e l’Estasi di Santa Teresa d’Avila, a Roma. Tutti i video – inclusi quelli realizzati in partnership con i Musei Vaticani, il MAXXI e altre grandi istituzioni culturali – sono senza volto e senza voice over, e accompagnano i follower alla scoperta delle bellezze dell’arte italiana (soprattutto neoclassica e barocca) con le sole note di melodie classiche in sottofondo. Celestri non va a sdrammatizzare l’arte, come spesso accade sui social, anzi: “Il mio modello“, aveva detto qualche settimana fa a Il Messaggero, “più che Alberto Angela è Caravaggio“, a cui accosta come mito personale il direttore della fotografia tre volte premio Oscar Vittorio Storaro. Artribune gli ha chiesto perché proprio Caravaggio: “Io volevo diventare direttore della fotografia, un’ambizione che resta nella mia vita: ecco, in Caravaggio vedo il primo direttore della fotografia della storia. Grazie a una manutenzione, qualche tempo fa ho visto da vicino la sua Madonna dei Pellegrini, e l’ho vista a luci spente. Lì ho capito la potenza di Caravaggio: bisogna vederlo in penombra, il nero deve essere intenso. Nei miei Reel c’è sempre un’attenzione maniacale nei confronti della luce, se non mi piace il video non esce. Ho trecento bozze che non pubblicherò mai proprio per questo motivo”.
COME ROBERTO CELESTRI È DIVENTATO IL PRIMO INFLUENCER D’ARTE D’ITALIA
Ma come si diventa il primo art influencer italiano in pochi mesi? “Tutto è partito per caso, ho scoperto la funzione Reel in roll out. Ho iniziato la mia regolare attività su Instagram a novembre dell’anno scorso, e ho intuito che dovevo tenerla d’occhio. Poi, non avevo mai studiato Instagram, ho messo assieme ciò che conoscevo e ho fatto delle prove: ho cominciato con uno scorcio di Santa Chiara, così a caso, in piano sequenza, che si realizza in un attimo e viene come una foto in movimento. L’ho pubblicato per i duemila follower che avevo allora, e in una settimana ha fatto 103mila like. Io ero a Noto e studiavo per finire la scuola di cinema, poi pensavo di continuare a lavorare con il Comune: ho cominciato a uscire, andare nelle chiese e riprendere. Tutti i Reel andavano virali: ormai avevo capito la formula. Da novembre al primo gennaio di quest’anno sono riuscito a fare 50mila follower. Allora sono risalito a Roma, e ho cominciato a informarmi bene su cosa riprendere, tutto sempre con l’iPhone, perché la legge Franceschini mi permetteva di riprendere solo senza attrezzatura professionale”.
Visualizza questo post su Instagram
PROGRAMMI E LAUREA, I PROGETTI DI ROBERTO CELESTRI
Celestri, cresciuto a contatto con l’arte grazie ai genitori restauratori e antiquari, ha studiato Cinema Web e Tv all’ITS Roberto Rossellini di Roma, e prima di Instagram aveva diretto videoclip musicali per artisti emergenti e aveva lavorato a stretto contatto con il Comune di Noto, per il quale si è occupato della comunicazione social e ha realizzato diversi spot pubblicitari (molto apprezzati quelli dedicati alla celebre Infiorata). “A Roma ho conosciuto una persona molto importante, l’artista Giuliano Macca, che mi ha invitato nel suo studio e abbiamo iniziato a collaborare: tutti i Reel della sua pagina da gennaio ad aprile sono fatti da me. Lui mi ha dato la forza di continuare a riprendere, e mentre scoprivo cose nuove ho allenato i miei occhi alla bellezza. Così ora, dovunque vada, riesco a capire cosa riprendere. Poi ho notato che dopo questi video le persone cominciavano a prenderli come spunto, sono cresciuti dal nulla una quindicina di influencer che facevano come me”. Insomma, un trend setter. “Mi sono reso conto che avevo creato un trend quando vedevo le chiese dappertutto su Instagram, ma soprattutto quando Facebook mi ha chiamato e mi ha affidato un partner manager. Ora sono rappresentato in agenzia, dove già cercavano qualcuno che facesse l’arte in modo pop. Anche adesso non mi muovo proprio come un influencer, lascio che i video restino più a lungo (e quindi ne pubblico di meno) perché i follower devono poter osservare le opere. Io voglio cambiare la percezione dell’arte: la sola Galleria Colonna ha avuto un netto incremento di visitatori dopo i miei quattro Reel, me l’ha detto la direttrice Patrizia Piergiovanni. E poi tanti mi dicono che si sono avvicinati all’arte o che ora studiano grazie ai miei video, questa è la cosa più bella”.
Celestri, che quest’anno ha partecipato a TEDxPavia ed è comparso sulla rivista D Lui di Repubblica, ha da poco aperto una rubrica sull’emittente tv La7 che va in onda ogni martedì in seconda serata all’interno del programma ArtBox. “Io sono ambizioso: ad aprile dicevo a mia madre di voler fare un programmino tv e lei mi ha dato del montato. Un mese dopo mi hanno veramente chiamato per fare una rubrica televisiva: all’inizio erano previste solo riprese, poi sono stato disposto a metterci la faccia, e senza farmelo dire due volte. Non voglio restare bloccato nel format che ho su Instagram, ma continuare a scoprire. Nei 25 episodi di ArtBox (che usciranno fino a luglio dell’anno prossimo, incluse le repliche del sabato) ho portato luoghi sì conosciuti ma non dei più popolari: ho scelto il Museo Nazionale Romano e il laboratorio che ha restaurato dei Caravaggio”. Per il futuro? “Sicuramente una laurea in Storia dell’Arte”.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati