Milano: l’associazione Careof festeggia 35 anni. Intervista a Marta Bianchi

Il mondo dell'immagine in movimento attraverso la storia di un'istituzione milanese. Intervista alla responsabile che racconta il futuro di Careof tra la sfida imposta dalle nuove tecnologie e l’anima “antica” sperimentale

Ricorre quest’anno il 35mo compleanno di Careof, l’associazione milanese zoccolo duro della ricerca artistica contemporanea dedicata in particolare alle traiettorie e alle possibilità del medium video. Abbiamo raggiunto Marta Bianchi, Presidente e Responsabile Progetti di Careof, per farci raccontare storia, caratteristiche e progetti futuri di questa realtà.

Marta Bianchi, Presidente e Responsabile Progetti di Careof, Milano. Ph. Emanuele Zamponi

Marta Bianchi, Presidente e Responsabile Progetti di Careof, Milano. Ph. Emanuele Zamponi

Come racconteresti la lunga storia di Careof a chi non sa cos’è?
Careof è cura. Manchevole, sproporzionata, imperfetta, mai sufficiente a se stessa, rigenerante e rigenerata, contraddittoria, intensa e resistente a tutti i cambiamenti e stravolgimenti politici, sociali e anche culturali avvenuti dal 1987 ad oggi. È cura per il lavoro delle artiste e degli artisti, così come delle curatrici e dei curatori – prevalentemente italiani – con cui abbiamo collaborato e continueremo a collaborare negli anni.

Quali i momenti che hanno scandito la sua storia e fisionomia?
Fondata nel 1987 da Mario Gorni, Zefferina Castoldi, Dino Ferruzzi, Massimo Sola, Gabriella Castoldi e Meri Gorni a Cusano Milanino, Careof si è sempre contraddistinta per l’apertura alle ricerche e sperimentazioni artistiche e l’approccio di generosità e ascolto. Gli orari della tratta Milano Cadorna – Cusano Milanino sancivano i tempi delle inaugurazioni domenicali e i modi con cui la comunità di appassionati e artisti si ritrovava intorno all’associazione e spendeva tempo assieme, visitando la mostra e discutendone. L’attività era assolutamente informale, spinta dalla passione e dalla cura delle persone che dedicavano il proprio tempo gratuitamente alla riuscita dei progetti artistici e curatoriali.

Dall’inizio è stato chiaro quale fosse l’ambito di indagine privilegiato, le nuove tecnologie e il video in particolare.
Fin da subito, grazie all’interesse di Mario Gorni rispetto alle “nuove tecnologie”, Careof si è dotata di videocamere che metteva a disposizione degli artisti e con cui ha iniziato a documentare le mostre e le principali manifestazioni d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Da qui l’interesse non solo nel documentare ma anche nel catalogare e archiviare il materiale raccolto. Grazie a Zefferina Castoldi, bibliotecaria, è stato creato un sistema di catalogazione multi-media che potesse raccogliere i diversi formati: cataloghi, film d’artista, video documentazioni e materiale fotografico. L’archivio informale, emotivo, frutto delle relazioni dei fondatori ha iniziato a prendere forma anche attraverso le donazioni delle opere prodotte dagli artisti al fine di promuovere la propria ricerca.

All’archiviazione si è però presto affiancata la promozione di tutte le ricerche che vi erano confluite. Della quale il processo archivistico è stato strumento e volano.
Il fondo dell’archivio video e quello dell’archivio fotografico – riconosciuti di interesse storico nazionale nel 2006 dal Ministero della Cultura – sono diventati negli anni l’orizzonte e il fulcro delle attività dell’associazione, che attraverso lo spazio espositivo, un programma di residenze d’artista (attivo dal 2011 al 2017 presso la Fabbrica del Vapore) ha promosso e prodotto nuove opere e mostre di artiste e artisti, prevalentemente giovani. L’obiettivo principale non era solo l’archiviazione ma anche la promozione e la messa a disposizione di tutti i materiali a studenti, ricercatori, curatori italiani e internazionali che volessero avere una panoramica il più possibile completa sulla scena artistica italiana. Nel tempo sono state collezionate intere filmografie di Alberto Grifi, Ugo La Pietra, Umberto Bignardi, o di enti quali il Cavallino di Venezia e negli anni sono anche state realizzate anche importanti collaborazioni con la GAM di Torino (2006), il Museo MAXXI (2010), il Museo del ‘900 di Milano (2012) e non da ultimo il prestigioso riconoscimento del MAGA (2022) per Mario Gorni e Zefferina Castoldi che hanno donato un’edizione di alcune documentazioni al museo. L’archivio, quindi, è diventato il centro delle nostre attività: lo mettiamo in questione in quanto formato e lo tematizziamo anche nella nostra programmazione.

Come credi sia cambiato il ruolo di Careof in città e più ampiamente nel sistema dell’arte?
Quando Careof è nata non erano presenti esperienze simili: qualcosa era successo a Bologna con la NEON, vicino alla forma di galleria e in stretta relazione con l’Accademia di Belle Arti, a Milano stavano nascendo le esperienze di Lazzaro Palazzi e di Wurmkos, Viafarini sarebbe nata nel 1991. Non c’era l’affastellamento di artist-run space ed esperienze autogestite che si sarebbero manifestate negli anni 2000. Careof rappresentava quindi uno spazio di sperimentazione al di fuori delle logiche del mercato e la realtà a cui rivolgersi una volta finita l’Accademia per iniziare la propria carriera. Mostre collettive – sviluppate in collaborazione tra Careof e Viafarini – come Il raccolto d’autunno è stato abbondante a cura di Chiara Agnello e Milovan Farronato permettevano agli artisti di partecipare a un percorso formativo con artisti senior, di produrre nuove opere e di vedere il proprio lavoro esposto negli spazi alla Fabbrica del Vapore, dove gravitavano molti collezionisti: ricordo tra gli altri Claudia Gian Ferrari, Giorgio Fasol e Tullio Leggeri come grandi affezionati alle nostre attività.

Poi però anche Careof è cresciuto e ha guadagnato una reputazione “istituzionale”.
Successivamente il ruolo è cambiato sia per una crescente istituzionalizzazione dell’organizzazione sia per il cambiamento della città stessa, del fermento culturale e creativo. Careof non è più riconosciuto come spazio indipendente, ma appunto più istituzionale e a partire da questa ambiguità sulla nostra identità, in occasione dei 30 anni, abbiamo sviluppato il progetto Prossimità di tempi e spazi a cura di Martina Angelotti e Caterina Riva, in cui sono state coinvolte le realtà che si occupavano di contemporaneo e si è discusso insieme del valore intangibile creato a servizio della cittadinanza.

ArteVisione Focus, Careof, Milano, 2022. Ph. Diego Mayon. Courtesy Careof

ArteVisione Focus, Careof, Milano, 2022. Ph. Diego Mayon. Courtesy Careof

E cosa è oggi Careof?
Oggi Careof è un centro di ricerca e produzione sull’immagine in movimento, uno spazio espositivo e un Archivio Video. L’archivio in continua espansione raccoglie oltre 9000 titoli e restituisce una visione privilegiata sull’evoluzione artistica dagli anni ‘70 a oggi. Vogliamo continuare a supportare nuove produzioni legate all’immagine in movimento e a indagare il mezzo nei suoi formati diversi, offrendo una circolarità di servizi: formazione, produzione, promozione, circuitazione e archiviazione delle opere prodotte per poi renderle ulteriormente accessibili al pubblico. In generale credo che sia tempo che tutti gli attori (professionisti, università, ma anche le istituzioni stesse) riconoscano alle realtà come Careof il ruolo essenziale che svolgono nel più grande ecosistema del mondo dell’arte, interconnesso e prodromico/funzionale alle attività dei musei, delle fondazioni private e delle gallerie non solo in termini di avvio di carriera ma anche di supporto, produzione e sviluppo delle stesse. Sicuramente bandi come l’Italian Council – promosso dal MiC – favoriscono questa reciprocità di ruoli.

In occasione del vostro 35mo compleanno, avete deciso di aprire per la prima volta al pubblico le attività di ArteVisione, con due giornate di ArteVisione Focus dedicate all’immagine in movimento tra cinema e arti visive. Iniziamo col dire cos’è ArteVisione?
Artevisione è nato nel 2011 su intuizione di Chiara Agnello come progetto di produzione di nuove opere video in collaborazione con Sky Italia. La prima edizione, che è durata 4 anni, ha visto coinvolti 4 artisti su invito: Yuri Ancarani, Francesco Bertocco, Giuseppe Fanizza, ZimmerFrei. Dal 2015 abbiamo diffuso un’open call nazionale aperta ad artisti italiani e/o residenti in Italia, mentre dal 2016 abbiamo introdotto anche un laboratorio formativo chiamato ArteVisione LAB che offre ad un gruppo di artisti selezionati la possibilità di confrontarsi con professionisti del settore audiovisivo per sviluppare l’idea progettuale con la quale hanno applicato, tra cui scegliere il progetto vincitore del premio di produzione. Dal 2015 abbiamo prodotto opere di Luca Trevisani, Riccardo Giacconi, Martina Melilli, Giulio Squillacciotti, The Cool Couple, Fatima Bianchi e Caterina Erica Shanta. Dal 2018 il progetto è interamente a cura e gestione di Careof e le produzioni sono state sviluppate anche grazie alla partecipazione al bando Italian Council del MiC che ha consolidato i budget a disposizione degli artisti.

ArteVisione Focus, Careof, Milano, 2022. Ph. Diego Mayon. Courtesy Careof

ArteVisione Focus, Careof, Milano, 2022. Ph. Diego Mayon. Courtesy Careof

Quali le peculiarità, i momenti più significativi di questa ultima edizione?Questa edizione è stata la più ambiziosa e ha unito ArteVisione LAB a due giornate di convegno e uno screening aperto al pubblico della visiting professor Hito Steyerl. Anche questa ricorrenza è diventata occasione di ripensamento del senso e delle traiettorie della nostra attività, che quest’anno abbiamo voluto condividere con ospiti nazionali e internazionali che lavorassero e indagassero il media audiovisivo attraverso diversi lenti: le occasioni di formazione parallele al curriculum accademico, le culture digitali, la distribuzione e la produzione di nuove opere e/o mostre, il tema dei diritti e delle tutele in relazione a opere video affidate a moderatori eccezionali quali Giacomo Raffaelli, Claudia D’Alonzo, Lucia Aspesi e Alessandra Donati.

E quale il bilancio in chiusura?
Sicuramente il bilancio è positivo in termini di partecipazione di pubblico, di dibattito all’interno dei panel stessi e di collaborazioni attivate. Anche ArteVisione LAB è stato estremamente prolifico: i 6 artisti selezionati S()fia Braga, Anouk Chambaz, Teresa Cos, IOCOSE, Rebecca Moccia, Jacopo Rinaldi sono stati anche estremamente generosi l’un l’altro e si è creato un clima di sostegno e discussione molto approfondita. Un altro elemento da segnalare è la diffusione della pubblicazione gratuita (grafica a cura di Alessio D’Ellena/Superness) che abbiamo realizzato con la traduzione in italiano di A Thing Like You and Me e In Defence of the Poor Image di Hito Steyerl per rendere ancora più accessibile il suo pensiero teorico.

Quali le urgenze emerse da chi maneggia il mondo dell’immagine in movimento e quali le criticità?
Le urgenze e le questioni sono numerose, a partire dalla definizione stessa di immagine in movimento che se da un lato travalica le discipline (arte visiva, cinema, scienze sociali..) e suggerisce un superamento nelle posture e negli ambiti di indagine, di fatto rimane scandagliata e interpretata in maniera differente a seconda della cultura, provenienza, interessi, vissuto ed età delle persone che vi si approcciano. Differenti sono i formati privilegiati; le modalità di fruizione; lo scopo, la necessità, l’urgenza di utilizzo.. lo screen è il grande schermo, ma è anche il nostro computer, il nostro telefono, i nostri occhiali, i nostri orologi. Le implicazioni fisiche, politiche, sociali sono potenti e a tratti drammatiche ed è richiesta maggior lucidità per distinguere con chiarezza a cosa siamo davanti: il paradosso dell’inclusività del linguaggio e un’esclusività di informazioni e di relazioni.

Un momento importante è stato occupato da un confronto pubblico sul modello di contratto per la commissione di opere video, redatto dalla Prof. Avv. Alessandra Donati (ADVANT Nctm, Università degli Studi di Milano-Bicocca) in collaborazione con AWI. Che ruolo assume Careof sui temi delle professioni dell’arte?
Careof ha usato La Guida ai compensi minimi redatta da AWI – Art Workers Italia per la definizione economica e contrattuale di tutti i professionisti coinvolti. Poiché la maggior parte dei membri dello staff di Careof è socia di AWI stessa intendiamo promuovere una cultura del lavoro artistico sempre più trasparente e correttamente remunerata e ci auguriamo che sempre più istituzioni la prendano come pratica diffusa e necessaria. Rispetto al panel condotto da Alessandra Donati abbiamo presentato un modello di contratto nel quale l’opera video è trattata come un’opera d’arte complessa e composita dell’artista, che viene anche supportato nel regolamentare, fin da subito, in modo chiaro, le relazioni con i vari autori coinvolti nella realizzazione dell’opera.

Come sarà il futuro prossimo di Careof, quali progetti avete in cantiere?La programmazione 2023 – a cura di Marta Cereda – è in linea con quanto dicevamo rispetto all’indagare l’archivio e il mezzo video: a gennaio ospiteremo una personale di Caterina Erica Shanta a partire dal lavoro filmico prodotto Il Cielo Stellato; successivamente – in occasione di MiArt – sulla scia del successo dello scorso anno proporremo una mostra collettiva a partire dall’archivio video dal titolo Tungsteno e a giugno ospiteremo L’inaccessibile coscienza di classificazione mostra di Guildor che – a partire da un progetto di ricerca sociale dell’Università Bicocca di Milano, l’Università Cattolica e l’Università di Pavia indaga le modalità con cui il capitalismo della sorveglianza si è infiltrato nelle nostre relazioni ed emozioni. E infine la prossima edizione di ArteVisione, ancora più ricca e partecipata.

Cristina Masturzo

www.careof.org

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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