Arte come indagine del rapporto tra realtà e nuove tecnologie. La ricerca del NONE Collective
Da sempre interessato al rapporto tra uomo e nuove tecnologie, NONE Collective si insinua tra le pieghe del nostro tempo per decifrarne abitudini e consapevolezze. Emblema di questa particolare ricerca è “Reality”, la recentissima opera presentata a Torino
Fra i molteplici compiti che un’opera d’arte può svolgere il più stimolante si ritrova forse nella capacità di metterci così tanto di fronte a problematiche e criticità del nostro tempo da farcele toccare con mano: una pratica necessaria per fare dell’arte veicolo di emozioni ed esperienze. Di questo avviso è anche NONE Collective, gruppo interdisciplinare di artisti nostrani che provoca e studia le conseguenze delle interazioni dirette fra l’uomo e le nuove tecnologie. A testimoniare il profondo interesse del collettivo a dinamiche simili è Reality, la sua ultima videoinstallazione immersiva presentata di recente negli spazi torinesi della Cavallerizza Reale durante lo svolgimento dell’ultima edizione 2022 di Paratissima.
Ma procediamo con ordine, chi si nasconde dietro il nome NONE Collective?
CHI È NONE COLLECTIVE
Formatosi a Roma nel 2015 dall’incontro fra gli artisti Gregorio De Luca Comandini, Saverio Villirillo e Mauro Pace, il collettivo “anonimo” ricorre a discipline disparate – dall’architettura al video passando per la scultura cinetica e l’interaction design – per individuare quei meccanismi che inevitabilmente si innescano nei momenti di scoperta e fruizione dei diversi dispositivi tecnologici che popolano la nostra epoca. Concretizzandosi essenzialmente tramite la produzione di grandi opere ambientali, la ricerca di NONE Collective viaggia dall’Italia fino all’estero con l’obbiettivo di scandagliare lo Zeitgeist attuale attraverso le reazioni e la partecipazione fisica dello spettatore (come avviene ad esempio nell’installazione Intoccabili, del 2021, concepita in piena pandemia). Una attitudine che si manifesta non solo mediante lavori dalla forte estetica organica, come evidenziato ad esempio dalla scelta delle sofisticate installazioni inserite nella mostra del 2020 Corpi, ma anche da esperienze condivise come nel caso del progetto Simposio. Partito nel 2017 come una sorta di meeting nel quale poter mettere in pratica tanto confronti transdisciplinari quanto attività artistiche, l’evento multiforme è nato con la volontà di fabbricare una rete di creativi e intellettuali finalizzata alla comprensione della direzione nella quale si sta muovendo la nostra società, una metodologia che trascende l’idea canonica di opera d’arte per espandersi direttamente all’interno di un nuovo tessuto sociale: un “None” che da “Nessuno” (come ricorda la celebre risposta data da Ulisse a Polifemo per confonderlo in merito alla propria identità) diventa “Tutti insieme”.
Forte degli insegnamenti derivati da queste metodologie, NONE ha da poco realizzato un’opera in grado di sbattere letteralmente in faccia al pubblico visioni ed epifanie sulla realtà che gli sta attorno.
L’OPERA “REALITY” DI NONE COLLECTIVE
Presentata all’interno della Manica del Mosca, in occasione dell’opening della 18ma edizione di Paratissima, Reality si avvale di un apparato allestitivo appositamente studiato per avvolgere e coinvolgere concretamente lo spettatore: un congegno particolarissimo in grado di mettere in scena, esasperandole, abitudini e ritualità quotidiane alle quali spesso non si dà il giusto peso. Costituita da due enormi strutture quadrangolari sospese orizzontalmente a mezz’aria, l’installazione invita l’osservatore a infilarsi sotto di essa per sdraiarsi su alcuni cuscini e lasciarsi sopraffare da una cascata di ritmi e filmati altamente ipnotici. Come in una specie di “Cura Ludovico” di kubrickiana memoria ci si ritrova improvvisamente impossibilitati a distogliere lo sguardo dal flusso di immagini retroproiettate che vengono proposte fino a finire totalmente risucchiati in un vortice psichedelico reso tale grazie soprattutto alla perfetta sincronia tra luci, video e suoni. Accumunati da costanti allusioni all’atto della contemplazione, i contenuti visivi offerti cambiano continuamente colore e dimensione rivelando forme evocative che riportano sia al concetto di occhio quanto a quello di finestra. Il risultato è una specie di effetto Droste infinito di schermi e cornici che si manifesta in maniera eclatante quando il fruitore avverte l’impellente bisogno di brandire il proprio smartphone per riprendere ciò a cui sta assistendo.
UNA REALTÀ TROPPO INSTAGRAMMABILE? LA VISIONE DI NONE COLLECTIVE
Seppur fortemente influenzato da un aspetto ludico propedeutico alla ricerca e all’esaltazione di un certo effetto “Wow”, Realityassume le sembianze di una piccola finestra sul nostro mondo personale: una lente che pone l’attenzione sulle derive morbose che un approccio scorretto alle nuove tecnologie può comportare e che amplifica quelle sensazioni e quelle modalità che distrattamente mettiamo in pratica giorno dopo giorno. E se lo scopo di opere altamente instagrammabili come Reality fosse anche quello di farci rendere conto delle nostre debolezze? Chi condividerà vedrà.
Valerio Veneruso
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